Timori per gli aumenti dei tassi

Obbligazioni
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Il tema dominante sui mercati obbligazionari è stata l’attesa della riunione della Banca centrale europea di questo giovedì 8 settembre; in particolare, si è cercato di capire l’ampiezza del rialzo dei tassi d’interesse da parte della Bce. Il nervosismo è stato alto, perché con il passare dei giorni è aumentata la probabilità di un aumento del costo del denaro dello 0,75% e non più dello 0,5%: sono infatti diversi gli elementi emersi che rendono plausibile questa possibilità.
Un primo indizio proviene dai verbali dell’ultima riunione della Bce, dai quali si evince che i suoi membri sembrano sempre più preoccupati che l'alta inflazione stia prendendo piede e hanno segnalato che il rischio è abbastanza grande da giustificare un aumento dei tassi maggiore del previsto. Sono, poi, aumentate le dichiarazioni degli esponenti della stessa Bce, che riferivano come sia necessario un “significativo” intervento per bloccare la crescita dell’inflazione. Poi c’è stato proprio il dato sul carovita, che ad agosto ha sfondato il muro del 9% ed è arrivato al 9,1%, nuovo massimo storico da quando esiste l’euro. Il problema è che oramai l’inflazione è radicata all’interno di tutti i settori dell’economia, come dimostra l’inflazione calcolata escludendo l’energia: +5,8% ad agosto. Nell’attesa, i tassi sono aumentati nella zona euro la scorsa settimana e i nostri BTp non potevano essere da meno: il 4% di rendimento per un decennale ormai non è più così lontano (ora siamo al 3,8%).
La Banca centrale europea proseguirà nel suo rialzo dei tassi nonostante gli ultimi indicatori provenienti dall’attività economica di eurolandia mostrino dati di rallentamento a luglio e agosto. Per esempio, la manifattura dell’eurozona è risultata in contrazione sia a luglio sia ad agosto, ma d’altronde la posizione delle Banche centrali, non solo europee, oramai è chiara: si combatte l’inflazione, anche se l’economia ne soffrirà. E questo è stato detto chiaramente anche dalla Fed, la Banca centrale Usa, che proseguirà il rialzo dei tassi; pur tenendo conto dei dati sul mercato del lavoro di agosto, c’è ancora la possibilità che lo faccia per lo 0,75%. In generale, la Bce alzerà i tassi non solo adesso, ma anche in futuro, per cui il processo di rialzo dei rendimenti potrà proseguire; per questo, il posizionamento su titoli a breve scadenza si conferma la scelta migliore.
La corona norvegese ha perso il 3,4% la scorsa settimana e ora ce ne vogliono 10 per fare un euro. Deve pesare per il 5% nelle strategie difensiva ed equilibrata. Il prodotto da scegliere è Nordea 1 norwegian bond BP (-3,2%).
Anche la corona svedese (-1,7%; 10,75 per un euro) è presente per il 5% nelle strategie difensiva ed equilibrata: puntaci con Nordea 1 swedish short term bond (-1,8%).
È infine confermato al 10% lo yen giapponese (139,53 per un euro) in tutte e tre le strategie. Continua a puntarci con l’Etf Ubs Japan Treasury 1-3y (invariato).
L’INFLAZIONE DELLA ZONA EURO
Mai il carovita di eurolandia è stato così alto.
Passando alla pratica, le obbligazioni in euro rimangono nella strategia difensiva (per un 35%) e in quella equilibrata per un 10% e il prodotto da scegliere è l’Etf X-trackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (-0,3%). Se vuoi avere tra i tuoi investimenti un singolo BTp, devi invece rispettare le condizioni che trovi qui:
www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia/esperto-obbligazioni. Anche nel caso della Fed il contesto di rialzo dei tassi attualmente in essere negli Usa conferma ancora una volta l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,3%) come il prodotto su cui puntare (data la scadenza corta dei bond su cui investe) per replicare la parte da dedicare ai titoli di Stato Usa (5% in tutte e tre le strategie), così come puoi continuare a comprare un prodotto a scelta tra AXA WF US Dynamic HY bonds A (-2,1%) e iShares $ High Yield Corp Bond (-1,2%) che puntano sui bond ad alto rendimento a stelle e strisce – che devono essere presenti per un 5% sia nella strategia dinamica sia in quella equilibrata.
Così come avvenuto per la zona euro, anche in Cina i dati provenienti dall’economia mostrano rallentamenti ad agosto. Dopotutto, il mese appena concluso è stato penalizzato da nuovi focolai di Covid-19, dalla siccità - il caldo e la siccità hanno costretto alcune regioni a bloccare la produzione industriale per consentire l'alimentazione elettrica delle case - e da un settore immobiliare in crisi. Lo yuan (-0,5%; 6,90 per un euro) è confermato all’interno della strategia difensiva con un peso del 5%. Il prodotto è sempre iShares China CNY Bond ucits (-0,3%).
E IL BRASILE BENEFICIA DEI PROBLEMI ALTRUI
In Brasile, l’economia ha decisamene ripreso slancio nel secondo trimestre, con una crescita del Pil del 3,2% annuo: il doppio di quella del 1° trimestre di quest’anno (+1,7%) e del 4° trimestre del 2021 (+1,6%). Dopotutto, l’economia brasiliana può beneficiare del rialzo dei prezzi di energia e di materie prime di cui è esportatore. Con una crescita del genere, la Banca centrale brasiliana potrà proseguire nel suo rialzo dei tassi d’interesse, già annunciato nella riunione dei primi di agosto nella quale aveva alzato i tassi dello 0,5% portandoli al 13,75%. Nella prossima riunione, però, il rialzo potrebbe essere più moderato. Indipendentemente dall’entità delle mosse dell’Istituto verdeoro, il real brasiliano (5,21 per un euro; -2,1%) rimane in tutte e tre le nostre strategie di investimento (con un peso del 5%) e per investirci puoi scegliere tra il fondo HSBC GIF Brazil Bond AC USD (-1,3%) oppure uno dei bond che trovi sul nostro selettore.
Secondo il mercato, c’è il 57% di possibilità che la Fed alzi i tassi dello 0,75%. Il rialzo dello 0,5% è dato con un 43% di probabilità.
GLI INDICI PMI CINESI
L’indice Pmi composito, quello che tiene conto sia dell’andamento del settore manifatturiero sia di quello dei servizi, è sceso a 51,7 punti dai 52,5 di luglio, facendo così peggio delle attese (a 52,3). Il dato, essendo ancora sopra 50 punti, mostra un’espansione generale delle attività cinesi, ma questo è l’unico aspetto positivo. Dopo i forti rimbalzi conosciuti a maggio e giugno dall’indice, generati dall’effetto delle riaperture post-lockdown, l’indice ha progressivamente perso forza: a giugno era già tornato a calare, con gli effetti delle riaperture che andavano scemando.
Quanto ai servizi, l'attività risulta ancora in aumento, ma anche in questo caso in rallentamento rispetto al mese precedente: l’indice Pmi dei servizi è sceso a 52,6 ad agosto, dal 53,8 di luglio. Il settore manifatturiero rimane invece in contrazione, visto che l’indice Pmi della manifattura fa segnare 49,4. È un dato in leggero miglioramento rispetto a quello di luglio (49) e migliore del 49,2 atteso.
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