Il peso del carovita

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In Italia, l’elevata inflazione inizia a pesare sulle famiglie e questo si vede già con i dati del secondo trimestre. Il potere d’acquisto delle famiglie ha registrato una flessione (-0,1%), mentre la propensione al risparmio è stata pari al 9,3%, in diminuzione del 2,3% rispetto al trimestre precedente. Il calo del potere d’acquisto delle famiglie è stato lieve, ma non deve trarre in inganno. Con il prolungato aumento, ed anzi accelerazione, dell’inflazione nei mesi del terzo trimestre, l’effetto sul potere d’acquisto diventerà ancora più significativo. Inoltre, la capacità di risparmio delle famiglie è fortemente diminuita, altro sintomo di come l’inflazione pesa sulle famiglie: il carovita erode i loro risparmi. L’inflazione risulta però essere un timore anche per tutta l’Europa, visto che la fiducia economica dell’eurozona è ora al livello più basso dall’inizio della pandemia. Le paure riguardano il prolungato periodo di alta inflazione e la prospettiva di ulteriori incrementi dei costi energetici e così i timori di recessione diventano sempre più stringenti. Dopo tutto, gli ultimi dati provenienti dall’attività economica di eurolandia mostrano una contrazione sia per la manifattura, sia per i servizi e sono notizie che fanno da preludio ad una recessione. Nonostante ciò, la Bce continuerà ad alzare i tassi e questo a prescindere dall’andamento dell’economia. Lo si legge nei verbali dell’ultima riunione tenutasi lo scorso settembre, nei quali la Bce conferma questa sua risolutezza per diversi motivi. Le preoccupazioni relative alla crescita non dovrebbero, secondo l’Istituto di Francoforte, impedire il necessario forte aumento dei tassi di interesse. Secondo. Agire con forza ora potrebbe evitare la necessità di aumentare i tassi di interesse in modo più netto più avanti nel ciclo economico, quando l'economia starà rallentando. Tutto questo potrà esacerbare il rallentamento dell’economia, per cui, come puoi vedere anche a pagina 14-15, le azioni della zona euro non devono essere presenti in portafoglio. Le obbligazioni invece lo sono, con l’Etf Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3, attraverso il quale, in maniera diversificata ma anche semplificata visto che acquisti un unico prodotto, investi anche sui BTp. E proprio a proposito dei nostri titoli di Stato, il rialzo dei rendimenti al momento non si accompagna ad un aumento dei Cds – credit default swap – sul mercato, che rimangono su livelli storicamente molto bassi, praticamente ai minimi. Questo è uno dei motivi per cui da diverso tempo abbiamo rimesso all’acquisto i BTp. In precedenza, infatti, i rendimenti erano troppo bassi e non giustificavano l’esposizione al rischio legato all’Italia, mentre oggi il rialzo dei tassi compensa il rischio, che per ora, a livello di possibilità di default, rimane basso. Diciamo per ora perché altri operatori di mercato che determinano quello che è il rischio di un Paese sono le case di rating e quest’ultime sono pronte ad agire e rivedere al ribasso il giudizio sull’affidabilità dell’Italia. L’agenzia Moody’s ha fatto sapere che probabilmente abbasserà il rating dell'Italia se dovessero indebolirsi le prospettive di crescita per la mancata attuazione delle riforme oppure se arriveranno segnali di una probabile crescita del debito, sia a causa di prospettive di crescita sostanzialmente più deboli, sia a causa di un aumento dei costi da interessi o di un deciso allentamento fiscale.
L’indice PMI composito della zona euro, che racchiude sia l’andamento del settore manifatturiero sia quello dei servizi, a settembre mostra un’altra discesa, è la terza consecutiva, da 48,9 a 48,1 – attese a 48,2. Non solo. L’ultima volta che il valore dell’indice è stato sopra quota 50 è stato lo scorso giugno (allora si attestava a 52,8), dopodiché si è sempre attestato sotto il livello di punti che rappresenta lo spartiacque tra attività in espansione e in contrazione.
I Cds, Credit Default Swap, sono delle assicurazioni contro il fallimento di uno Stato: più è alto il loro valore, più possibilità ci sono che uno Stato fallisca e quindi la sua rischiosità.
USA: DISOCCUPAZIONE ANCORA IN CALO
Anche negli Stati Uniti l’attività manifatturiera e dei servizi mostrano un rallentamento, più pronunciato nel manifatturiero, ma i dati non segnalano ancora una contrazione dell’attività. Quanto al mercato del lavoro Usa, l'economia statunitense ha creato 263.000 posti di lavoro a settembre e sebbene la creazione di posti di lavoro del mese scorso sia stata la più debole da aprile 2021, il dato è comunque positivo perché le attese si aspettavano solo 250.000 posti di lavoro creati - dai 315.000 del mese precedente. I libri paga del settore privato hanno mostrato invece un’accelerazione, visto che hanno battuto le attese di un rallentamento da 275.000 a 265.000 unità, attestandosi a 288.000 unità. In generale, questi dati sono sufficienti per abbassare il tasso di disoccupazione a solo il 3,5%, facendo così ancora una volta meglio delle attese di mercato ferme al 3,7%. Bisogna tornare alla fine degli anni '60 per trovare un tasso di disoccupazione più basso. I prossimi mesi saranno probabilmente meno favorevoli con le aziende che rivedranno al ribasso le loro intenzioni di assunzione alla luce del deterioramento delle prospettive economiche, ma ciò non impedirà alla Federal Reserve di continuare ad aumentare i tassi di interesse. Come ha sottolineato il presidente della Fed, una crescita più debole e un mercato del lavoro meno dinamico sono negativi per le famiglie, ma non esiste un modo indolore per ridurre l'inflazione. Le obbligazioni in dollari Usa rimangono all’acquisto, sia con i titoli di Stato, su cui puoi puntare con l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B, sia con i titoli ad alto rendimento, per i quali i prodotti da acquistare sono AXA WF US Dynamic HY bonds A oppure iShares $ High Yield Corp Bond.
GLI INDICI ISM NEGLI USA
L’indice Ism dei servizi, l’indice che misura lo stato di salute del settore terziario, a settembre negli Usa è calato rispetto al mese di agosto, ma meno delle attese. L’indice si è attestato dai 56,9 punti di agosto ai 56,7 di settembre, contro attese per un dato a 56 punti. Decisamente peggiore è stato il risultato messo a segno dall’indice Ism manifatturiero, sceso a 50,9 punti dai 52,8 punti del mese scorso e peggiore dei 52 punti atteso dai mercati. È il dato più basso dal giugno 2020 ed è sempre più vicino al limite dei 50 punti, che segna il confine tra attività in espansione e contrazione.
SPREAD E CDS ITALIANI
Con la linea sottile è rappresentato l’andamento dei CDS italiani, mentre la linea in grassetto rappresenta lo spread tra i BTp italiani e i Bund tedeschi.
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