Forse non andrà così male

Obbligazioni
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Per quanto la speranza dei mercati sia quella di un rallentamento della stretta monetaria da parte della Fed, le indicazioni che arrivano dagli stessi mercati sono chiare. L’attenzione è su quanto saranno alzati i tassi nelle prossime riunioni, ma è scontato che la stretta continuerà. Lo dice la Fed nei verbali dell’ultima riunione, dai quali si evince che la maggioranza dei componenti della Banca centrale Usa vede vicino il momento in cui l’aumento dei tassi dovrà essere rallentato. Quindi basta rialzi da 0,75%, ma già dalla prossima riunione potrebbero essere dello 0,5%. E questo lo dicono anche i mercati: i futures sui tassi ufficiali oggi dicono che il costo del denaro potrà arrivare fino a un livello compreso tra il 5% e il 5,25% (oggi sono tra il 3,75% e il 4%) entro metà 2023. L’indicazione di altre strette monetarie da parte della Fed arriva anche dai mercati obbligazionari: i rendimenti a breve sono, infatti, superiori di quelli a 10 anni e questo significa due cose. Primo, i tassi a breve sono più suscettibili in caso di modifiche nei tassi ufficiali. Secondo, avere tassi a breve più alti rispetto a quelli a 10 anni in passato ha quasi sempre anticipato una recessione. La stretta della Fed potrà infatti raffreddare la domanda e ridurre la crescita. Un male “necessario”, quello di una recessione, per sconfiggere l’inflazione. Tuttavia, se recessione sarà, le attese sono per una contrazione di lieve entità e di breve durata. Queste attese di mercato non apportano novità, per cui rimangono consigliati, per i titoli di Stato Usa, l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,3%) e, per i titoli ad alto rendimento, un prodotto a scelta tra AXA WF US Dynamic HY bonds A (+0,7%) oppure iShares $ High Yield Corp Bond (+0,6%).
Il future è uno strumento finanziario derivato, ovvero il suo rendimento dipende dall'andamento di un altro strumento finanziario (azioni, indici di Borsa, beni) definito sottostante. Con questo contratto, le due parti si impegnano ad acquistare o vendere, a una data futura, un determinato bene (il sottostante) a un prezzo predeterminato. Inoltre, come per esempio avviene per i tassi ufficiali Usa, ma non solo, dai loro prezzi si possono ricavare indicazioni sul valore atteso dal mercato per il sottostante.
L’attività economica della zona euro si contrae anche a novembre, portando così a cinque il numero di mesi consecutivi di declino. L’indice Pmi composito, che tiene conto sia della manifattura sia dei servizi, fa segnare 47,8 punti: essendo sotto lo spartiacque del 50, rappresenta una contrazione. In generale, i dati del Pmi relativi al quarto trimestre stanno mostrando come l’economia dell’eurozona stia andando verso la peggiore contrazione da fine 2012, esclusi i mesi di chiusura durante la pandemia. E così, le attese sono per un Pil negativo in questo quarto trimestre e anche nel primo trimestre del 2023, dinamica che farebbe cadere l’economia della zona euro in recessione tecnica. I successivi due trimestri del 2023 sono, poi, previsti con una crescita positiva, ma ridotta al lumicino.
Anche l’Ocse prevede che la zona euro sia la più colpita dal rallentamento dell’economia globale, con una crescita per tutto il 2023 pari a solo lo 0,5%. Il mondo nel 2023 crescerà invece del 2,2%, contro il 3,1% del 2022.
QUELLA CURVA CHE PRENDE UNA BRUTTA PIEGA
Nel grafico è riporta la differenza tra i tassi a 10 anni e quelli a 3 mesi.
La recessione non fermerà, comunque, la Banca centrale europea. Nella riunione di dicembre i tassi saranno alzati dello 0,5% e poi le previsioni sono per altri due rialzi dello 0,25% nei primi mesi del 2023. Sono indicazioni che trovano conferma dai verbali della riunione di ottobre, dai quali si evince che la Bce vede sì una recessione tecnica per il quarto trimestre 2022 e primo trimestre 2023, ma ora le previsioni non sono così fosche come quelle di pochi mesi fa. Siccome la recessione sarà meno intensa, fa meno paura e quindi si può ancora alzare i tassi: tutto in linea con le aspettative degli ultimi mesi. Anche in questo caso si può, quindi, confermare il posizionamento sull’Etf Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (-0,1%) o sul portafoglio di titoli di Stato.
La Commissione europea ha messo sotto osservazione i nostri conti. Le preoccupazioni relative all'elevato rapporto debito pubblico/Pil rimangono invariate. Le debolezze del mercato del lavoro potrebbero, poi, nuovamente aumentare. Al momento, però, il giudizio definitivo è sospeso in quanto Bruxelles vuole prima avere i dati della manovra di cui si sta discutendo in questi. Senza quelli non si può dare un giudizio finale. È però chiaro come la Commissione stia tornando a lanciare avvertimenti agli Stati: non c’è solo l’Italia tra chi è sotto osservazione, visto che il 2023 è l’ultimo anno in cui è sospeso il patto di stabilità.
In Svezia, la Riksbank ha alzato i tassi d’interesse dello 0,75%. Il motivo è ovviamente l'inflazione, ancora troppo alta e che mina il potere d'acquisto di molte persone e rende più difficile per le famiglie e le imprese pianificare le proprie finanze. Questo rialzo, che segue quello dell’1% della riunione di settembre, porta il costo del denaro svedese al 2,5% e non si fermerà certo qui. La Banca centrale ha, infatti, comunicato che i tassi saranno probabilmente alzati ancora nella riunione di inizio 2023. Si tratta di decisioni prese per garantire che l'inflazione sia riportata all'obiettivo del 2% in un tempo ragionevole, perché un prolungato periodo di elevata inflazione creerebbe troppi danni all’economia. La corona svedese rimane all’acquisto con Nordea 1 swedish short term bond (+1,6%).
La Banca centrale cinese ha lasciato invariato il tasso di interesse a un anno al 3,65%, così come non ha toccato quello a 5 anni fermo al 4,3%. Sono due tassi di riferimento per l’economia cinese, perché quello a un anno impatta sui prestiti a breve termine, quello a 5 di norma influenza i tassi dei mutui. È la terza volta consecutiva che la Banca centrale cinese lascia i tassi invariati, mentre l’economia è ancora una volta alle prese con le restrizioni dovute al Covid. Lo yuan cinese ha conosciuto una prima parte dell’anno molto positiva, ma da luglio in poi ha invece cambiato rotta. Al momento rimane in portafoglio con l’Etf iShares China CNY Bond (+0,6%).
Nella tabella qui sotto trovi tre nuovi bond in dollari che puoi usare sia per la quota di portafoglio da dedicare ai titoli di Stato Usa, sia per gli investimenti sostenibili a carattere sociale sulla tematica del lavoro dignitoso.
Cambiamenti nei consigli |
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Banca Mondiale (Birs) Sustainable 0.625% 22/04/2025 (91,51; Isin US459058JB07) |
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Banca Mondiale (Birs) Sustainable 0.75% 11/03/2025 (92,99; Isin US459058JA24) |
A |
Banca Mondiale (Birs) Sustainable 1.625% 15/01/2025 (86,51; Isin US459058HT33) |
A |
A: acquista |
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