C’è anche chi si ferma

Il punto sui mercati obbligazionari
Il punto sui mercati obbligazionari
La decisione dell’ultima riunione del 2022, con la quale la Bank of Japan (BoJ), la Banca centrale giapponese, aveva deciso di aumentare il rendimento che potevano raggiungere i titoli di Stato nipponici decennali (fino allo 0,5%), unitamente all’andamento dell’inflazione, arrivata al 4% - vedi a lato - aveva fatto pensare che la politica ultra-espansiva del Sol Levante potesse essere al capolinea. E invece tutto ciò non è successo. La BoJ ha deciso di non modificare la sua politica monetaria. Confermati quindi i piani di acquisti sui titoli, il controllo dei rendimenti dei titoli di Stato decennali in un intervallo compreso tra -0 5% lo 0,5% e tassi fermi a -0,1%. Confermiamo anche noi la nostra strategia sui bond in yen: acquistali con Ubs Japan Treasury 1-3y (-1,7%, su cui ha pesto il calo dello yen, -1,3%).
La Norges Bank, la Banca centrale norvegese, nel corso della sua ultima riunione del 2022 aveva annunciato che vedeva i tassi di interesse nel primo trimestre 2023 al 3% e in quel momento i tassi erano al 2,75%. Tenendo conto anche dell'andamento dell'economia norvegese, in termini di crescita e di salute del mercato del lavoro, tutto faceva presupporre che anche nella riunione della settimana scorsa ci sarebbe stato un aumento dei tassi. In realtà la Norges Bank ha deciso di non alzare i tassi lasciandoli al 2,75%. È cambiata dunque la sua strategia? In realtà quello che è successo la scorsa settimana sembra essere solo una pausa. È la stessa Norges Bank, infatti, a comunicare esplicitamente che con molta probabilità a marzo i tassi saranno alzati. Tutto questo perché la stessa Banca centrale ha confermato la sua visione: inflazione elevata, crescita economica sostenuta e un mercato del lavoro con una disoccupazione ai minimi. La corona norvegese e il fondo Nordea 1 norw. bond BP (+0,4%) si confermano all’acquisto.
IL RAPPORTO DOLLARO-EURO
Dopo che nel 2022 il valore dell’euro è sceso anche sotto la parità nei confronti del dollaro, a fine settembre per fare un euro bastavano 0,956 dollari, da allora la valuta unica ha recuperato terreno e ora è tornata sopra la parità – l’euro vale 1,083 dollari. La prospettiva di un aumento dei tassi più rapido del previsto nella zona euro è uno dei motivi principali di questo andamento, tuttavia non c’è solo questo. Gli ultimi indicatori dell'area dell'euro sono stati piuttosto rassicuranti. La disoccupazione, al 6,5%, è al minimo storico: questo dà una mano all'economia, perché sostiene i consumi. Inoltre, un inizio inverno più mite fa sperare che i temuti problemi di approvvigionamento energetico alla fine, probabilmente, non si verificheranno. Ma non bisogna farsi ingannare: in realtà le cose non vanno così bene. Ci sono ancora molti problemi per la zona euro, che peseranno sulla valuta unica. Primo. Gli Stati non disporranno dei mezzi finanziari per prorogare gli aiuti messi in atto negli ultimi mesi. Secondo. Il problema del rifornimento di idrocarburi promette di rimanere ancora difficile in futuro. Per cui, in caso di futuri inverni più rigidi, non si può escludere una nuova impennata dei prezzi del gas e dell'elettricità verso la fine del 2023 e questo gas sarà acquistato a caro prezzo, pesando sulla bilancia commerciale europea: se quest’ultima è in deficit, il valore del cambio perde terreno. La ripresa dell'euro non è, quindi, necessariamente stabile e duratura, per cui, non modifichiamo né la strategia sulla zona euro, né quella sul dollaro. E proprio parlando degli Usa, se abbiamo detto che il differenziale tra i tassi della zona euro e gli Stati Uniti potrà nei prossimi mesi ridursi per via di un maggiore attivismo della Bce rispetto alla Fed, questo non deve far pensare che la Banca centrale Usa abbia concluso il suo processo di rialzo del costo del denaro: tutt'altro. Come ti abbiamo già ricordato e come ribadito dalla stessa Fed, nel 2023 i tassi continueranno ad essere alzati, e questo a partire già nella prossima riunione. Al momento, secondo i mercati l'aumento sarà dello 0,25%, almeno stando alle previsioni. Un aumento dello 0,5%, ad oggi, secondo i mercati è dato solo con un 5% di possibilità, contro il 95% di possibilità di un aumento dello 0,25%. Quanto ai prodotti, per i bond della zona euro punta su un mix di BTp e altri titoli di Stato della zona euro. In alternativa, puoi scegliere l’Etf Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (invariato). Per quelli in dollari: scegli iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,2%) o AXA WF US Dynamic HY bonds A (-0,2%), per i bond Usa alto rendimento, mentre per i titoli di Stato Usa punta su iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,9%).
VERBALI BCE, CAROVITA E TASSI
Dai verbali della Bce si evince che nella scorsa riunione di dicembre in molti avrebbero voluto un rialzo dello 0,75%. Alla fine, si è deciso però per un ritocco dello 0,5% e di comunicare che il costo del denaro dovrà aumentare in modo significativo per sconfiggere l’inflazione. E i dati sull'inflazione della zona euro definitivi per dicembre 2022 hanno confermato quanto già comunicato nella stima preliminare: carovita al 9,2% annuo rispetto al 10,1% di novembre 2022. L’inflazione di fondo, calcolata cioè senza tener conto dei prezzi degli alimentari e dell'energia, è però aumentata al 5,2% dal 5%. Tenendo conto anche di quanto emerso dai verbali della Bce e delle dichiarazioni che si susseguono di giorno in giorno dai vari esponenti dell'istituto di Francoforte, i tassi continueranno ad essere alzati.
CINA: RALLENTA, MA MENO DELLE ATTESE
Come ci si aspettava, la crescita cinese del 4° trimestre è risultata in rallentamento, ma meno delle attese: +2,9% annuale contro attese di un +1,8%. Questi rallentamenti sono stati causati ancora dalla politica zero-Covid, ora però meno rigida, e quanto messo a segno nell’ultimo trimestre ha portato il Pil di tutto il 2022 al 3%, un dato più basso del 4,4% atteso dalle autorità. In generale anche gli altri dati arrivati dalla Cina mostrano un rallentamento, ma minore rispetto alle attese. Continuiamo a ritenere che la Cina abbia tutti gli strumenti per vincere le sfide che l’attendono e per questo puoi continuare a comprare l’Etf iShares China CNY Bond (-1,5%).
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