Tra cambi di passo e conferme

Settimana obbliogazionaria
Settimana obbliogazionaria
Tra le Banche centrali che mancavano all’appello con il da farsi sui tassi, c’era quella svedese. Dato che l'alta inflazione crea problemi nell'economia, per ridurla e salvaguardare l'obiettivo del 2% nel lungo periodo la Riksbank ha ritenuto opportuno inasprire ulteriormente la politica monetaria. I tassi sono stati, così, alzati dello 0,5%, dal 2,5% al 3%. Non solo: la Banca ha anche annunciato che il costo del denaro probabilmente sarà ulteriormente rialzato durante la primavera. Inoltre, come ulteriore misura è stato deciso di ridurre più rapidamente le disponibilità di attività della Riksbank, vendendo titoli di Stato. Tutto questo perché l'inflazione svedese è molto alta – era sopra il 10% a dicembre – e questo anche a prescindere dai prezzi dell'energia. Non si possono, poi, ancora fare previsioni se l'inflazione diminuirà in modo sufficientemente rapido e sufficientemente ampio. Sebbene una politica monetaria più restrittiva comporti un ulteriore indebolimento dell'attività economica nel breve periodo, il raggiungimento di un'inflazione bassa e stabile entro un periodo di tempo ragionevole è un prerequisito per una buona crescita dell'economia. Se l'inflazione è costantemente elevata, le conseguenze negative per la crescita e il mercato del lavoro svedesi saranno nettamente maggiori nel lungo periodo. Un ulteriore inasprimento della politica monetaria ora riduce il rischio di problemi ancora più gravi con l'inflazione e un ulteriore inasprimento della politica monetaria in futuro, con conseguenze negative più diffuse per l'economia svedese. La corona svedese è confermata all’acquisto e il prodotto è sempre Nordea 1 swedish short term (+1,3%).
L’AVVICENDAMENTO
Per quanto riguarda gli investimenti obbligazionari in Giappone e della zona euro, come ti diciamo anche a pagina 1 e alle pagine 14-15, da questa settimana c’è una novità. In tutti e tre i nostri portafogli i bond in yen giapponesi scendono dal 10% al 5% e al loro posto entra una vecchia conoscenza: i bond ad alto rendimento. Il ritorno dei bond ad alto rendimento della zona euro a distanza di circa 7 mesi nei nostri portafogli è dovuto a una variazione del contesto macroeconomico e di mercato. Come abbiamo avuto modo di dirti sul n° 1497, l'economia della zona euro nel quarto trimestre si è dimostrata più resiliente del previsto e lo stesso Fondo monetario internazionale ha rivisto leggermente al rialzo le stime per il 2023. Attenzione: tutto questo non deve essere preso come una situazione in cui i problemi sono scomparsi. La situazione, ad oggi, è meno difficile di quella che si era prospettata in estate. A questo, poi, bisogna aggiungere l’andamento dei mercati delle obbligazioni. Rispetto a fine giugno-inizio luglio, quando i bond ad alto rendimento erano usciti dai nostri portafogli, è migliorato il profilo rischio/rendimento di questa tipologia di bond. Infatti, il rendimento offerto è diminuito di circa lo 0,8% annuo, ma contemporaneamente lo spread, aggiustato per tenere conto anche della volatilità, tra il rendimento di questi bond e di quelli considerati sicuri è calato del 2,3% circa. Dunque, oggi i bond ad alto rendimento sono considerati relativamente meno rischiosi e il calo della rischiosità relativa è stata maggiore di quello del rendimento. Ecco, dunque, perché tornano all’acquisto e lo fanno con l’Etf Xtrackers II eur High Yield Corporate Bond 1D (15,222 euro; Isin LU1109942653), che punta sui prodotti con una duration di 3 anni, che ad oggi è la miglior soluzione. Questa duration ti permette di beneficiare dei maggiori rendimenti offerti rispetto alle scadenze più brevi, senza però esporsi troppo ai rischi di cali dei prezzi nel caso di rialzi dei rendimenti. Questo Etf lo puoi usare anche per i portafogli con rendita, visto che ti paga dividendi durante l'anno. Rimane inalterato, invece, il peso dei bond zona euro, intesi come titoli di Stato, così come è confermato il prodotto per investirci: Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (-0,3%) oppure continua a puntare su un mix di BTp e altri titoli di Stato della zona euro.
COSA FARE CON GLI ALTRI PRODOTTI AD ALTO RENDIMENTO
Per quanto riguarda i bond ad alto rendimento della zona euro, in passato abbiamo indicato diversi prodotti per investirci. Cosa fare ora se li si ha ancora in mano? Per quanto riguarda Spdr Barclays euro high yield bond (49,935 euro; Isin IE00B6YX5M31) e Amundi high yield liquid (221,5 euro; Isin LU1681040496) il consiglio è di vendere. Hanno una duration superiore, seppur di poco, ai 3 anni e hanno realizzato rendimenti inferiori a quelli del nuovo Etf consigliato. Vendi anche iShares euro high yield (92,09 euro; Isin IE00B66F4759): in questo caso la duration è coerente con i nostri consigli, ma il prodotto ha reso meno del nuovo Etf. Infine, c’è Candriam Bonds Euro High Yield (classe R e C, rispettivamente 137,56 e 1202,050 euro – Isin LU0942153742 e LU0012119607). In questo caso puoi mantenerli: la duration leggermente più lunga ha consentito, a differenza dei casi precedenti, un rendimento migliore.
USA: IL MERCATO DEL LAVORO FORTE ORA È UN PROBLEMA
Negli Stati Uniti tiene banco il mercato del lavoro. La sua forza rappresenta infatti una minaccia per l’inflazione, perché rischia di far aumentare i salari. E così da diversi membri della Fed arrivano dichiarazioni che spingono a nuovi rialzi dei tassi. In generale, si pensa che la lotta all'inflazione potrebbe rivelarsi lunga e richiedere tassi di interesse più alti per un periodo più lungo di quanto ci si aspetta e che, ad oggi, bisogna fare di più in fatto di tassi. Dunque, il costo del denaro continuerà a salire, con attese dei mercati che parlano di altri due rialzi, dell’ammontare dello 0,25% ciascuno, nelle prossime due riunioni, con un costo del denaro che raggiungerebbe così un intervallo tra il 5% e il 5,25%. Date queste prospettive, confermiamo tutti gli investimenti in dollari nei nostri portafogli. Per i bond ad alto rendimento Usa puoi scegliere un o a scelta tra iShares $ High Yield Corp Bond (-1%) o AXA WF US Dynamic HY bonds A (+0,6%), mentre per i titoli di Stato Usa punta su iShares $ treasury 1-3y acc B (+1,2%).
IMMANCABILI ALTRI DATI SUL CAROVITA
In Brasile, l’inflazione a gennaio ha mostrato un calo al 5,77% dal 5,79%, contro attese che prevedevano un carovita pressoché allineato a quello di dicembre. Continua, così, la discesa dell’inflazione in Brasile e dunque non c’è bisogno di alzare i tassi, ma non è neppure il momento di abbassarli. L’inflazione potrebbe ancora rialzare la testa. Dopo due mesi di cali consecutivi, il carovita è tornato a risalire in Norvegia: da 5,9% a 7%, contro attese del 6%. Questo dimostra che l’inflazione norvegese non è ancora in una dinamica stabilmente ribassista e la Banca centrale alzerà ancora i tassi. Infine, in Cina, dove il carovita è sempre rimasto basso, a gennaio l’inflazione è salita dall’1,8% al 2,1%, ma le attese erano per un +2,2%.
Corona norvegese, real brasiliano e yuan cinese rimangono consigliati. Per i bond in yuan il prodotto da scegliere è iShares China CNY Bond ucits (+1,2%), per la corona norvegese Nordea 1 norwegian bond BP (-0,2%) e per il real puoi scegliere o il fondo HSBC GIF Brazil Bond AC USD (+0,1%) oppure uno dei bond che trovi nel nostro selettore.
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