La settimana delle obbligazioni: inizia il giro delle Banche centrali

L'andamento dei mercati obbligazionari
L'andamento dei mercati obbligazionari
Questa settimana la Banca centrale europea si riunirà per alzare i tassi d’interesse dello 0,25%, portandoli così al 4%. Nel frattempo, la stessa Bce ha pubblicato il suo consueto resoconto sulle attese di inflazione da parte dei consumatori, mostrando che le aspettative sui prezzi futuri si stanno sempre più raffreddando. Le attese per l’inflazione a 12 mesi sono, infatti, scese dal 5% al 4,1%, mentre le attese per i prezzi a 3 anni sono calate dal 2,9% al 2,5%. All’interno del dibattito su quanto dovrebbe ancora alzare il costo del denaro la Bce, questi sono dati che rinforzano la tesi di chi vorrebbe la fine dei rialzi. Ci sono, però, anche le tesi di chi i tassi vuole continuare ad alzarli: due settimane fa – vedi n° 1514 – dalla Bce hanno fatto sapere che non ci sono chiare evidenze che l’inflazione abbia raggiunto i suoi picchi, mentre la scorsa settimana altri membri della Bce hanno rincarato la dose dicendo che i rischi sull’inflazione rimangono al rialzo, con eurolandia che sta osservando gli effetti di un secondo impatto derivanti dall'aumento dei costi energetici, il che significa che sarà più difficile abbassare il carovita. Per questo, viste le chiavi di lettura che sta dando la Bce al contesto in cui ci muoviamo, oltre al rialzo di questa settimana c’è da aspettarsene un altro a luglio. Rimane, poi, in piedi la possibilità di un altro rialzo dopo l’estate: tutto questo nonostante l’economia di eurolandia sia entrata in recessione tecnica (vedi riquadro). Per i tuoi investimenti sui bond della zona euro, continua a comprare i titoli che trovi sul sito, ricordando di diversificare tra i diversi emittenti, oppure, se preferisci, l’Etf Xtrackers II iBoxx Eurzone Gov. Bond YP 1-3 (-0,1%). Sono confermati anche i bond ad alto rendimento della zona euro con l’Etf Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (+0,6%).
PIL ZONA EURO
L’economia della zona euro entra in recessione tecnica, dato che per due trimestri consecutivi il Pil è risultato in territorio negativo. Nel primo trimestre del 2023 il Pil dell’eurozona ha fatto segnare un -0,1% su base trimestrale, che fa seguito al -0,1% del quarto trimestre del 2022. Sul dato pesano il calo della spesa per consumi finali da parte dei Governi (-1,6%), delle famiglie (-0,3%) e la diminuzione delle esportazioni (-0,1%).
Questa settimana si riunirà anche la Fed, la Banca centrale Usa, e anche Oltreoceano il dibattito sui tassi è aperto. Aver scongiurato il default significa avere cancellato un’incognita pesante che gravava sull’economia Usa. Inoltre, i dati sul mercato del lavoro più recenti fanno ben sperare per l’economia. Dal 1° gennaio sono stati creati 1,57 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti: una media mensile di 314.000, un ritmo più che sufficiente per mantenere la piena occupazione e un tasso di disoccupazione a un livello storicamente basso del 3,7% a maggio. Questa situazione di piena occupazione è favorevole ai lavoratori. I lavoratori del settore privato hanno visto i loro salari aumentare dello 0,5% a maggio e del 5% negli ultimi dodici mesi, mentre l'inflazione è scesa al 4,9%: gli aumenti salariali stanno così iniziando a superare simbolicamente l'aumento dei prezzi al consumo. Ciò sostiene la fiducia e il consumo americani, che sono essenziali per l'attività economica degli Stati Uniti. L’effetto di queste notizie è stato quello di far rivedere al rialzo le attese del mercato sui tassi Usa. Infatti, per la riunione di questa settimana una pausa nel ciclo di rialzo è prevista con il 75% di possibilità (il 25% restante è per un rialzo), ma per la riunione di luglio e settembre ora c’è un 65% di possibilità di un ritocco al rialzo dello 0,25%. Per quanto riguarda i prodotti per investire sui bond Usa, oltre ai bond che trovi a pagina 13 e sul sito, per i titoli di Stato puoi comprare l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,4%). Per i bond alto rendimento Usa, il prodotto da scegliere è iShares $ High Yield Corp Bond (-0,2%).
Un’altra banca che si riunirà questa settimana è quella del Giappone (BoJ). Le attese sono per un nulla di fatto sui tassi, fermi a -0,1%, mentre si cerca di capire se ci saranno novità sul controllo dei rendimenti dei titoli di Stato. Nel frattempo, dall’economia giapponese sono arrivati i dati sul Pil, che hanno mostrato un’economia nipponica che corre più del previsto: +0,7%, contro attese di un +0,4% u base trimestrale, mentre su base annuale il progresso è del 2,7%, contro attese di +1,6%. Per i bond in yen giapponesi continuiamo a consigliarti Ubs Japan Treasury 1-3y (invariato).
Toccherà aspettare la prossima settimana, invece, per le riunioni delle Banche centrali di Brasile e Norvegia. Nel frattempo, però, sono arrivati i dati sull’inflazione. In Brasile il calo del carovita è proseguito passando dal 4,18% di aprile al 3,94% di maggio, arrivando così a toccare il livello più basso degli ultimi due anni e mezzo. Con questi dati la Banca centrale brasiliana manterrà i tassi fermi al 13,75%, nonostante inizi ad alzarsi un coro di voci a favore di un taglio dei tassi in questo 2023. Il real si conferma nei portafogli, così come i prodotti da comprare: i bond che trovi sul nostro sito o il fondo HSBC GIF Brazil Bond AC USD (+2,1%).
In Norvegia, invece, il carovita continua a rappresentare un problema: a maggio è addirittura aumentato dal 6,4% al 6,7%, mentre le attese erano per un 6,2%. La Norges bank ha già annunciato che ha in mente un rialzo nei tassi a giugno e quindi questi dati confermano e rendono scontato il rialzo nel costo del denaro questo mese. C’è, però, da aspettarsi, vista la dinamica inflattiva, che non sarà certo l’ultimo quest’anno. Per i bond in corone norvegesi puoi acquistare il fondo Nordea 1 norwegian bond BP (+0,6%) o Wisdomtree Long Nok Short Eur (+2,3%).
In Cina continuano ad arrivare dati che mostrano un’inflazione che rimane pervicacemente bassa. A maggio il carovita ha fatto segnare un +0,2% annuale, meno delle attese fissate a +0,3%. Su base mensile, invece, i prezzi sono scesi dello 0,2%, rispetto al -0,1% atteso. Anche il dato sull’inflazione di fondo, dunque calcolato senza contare alimentari ed energia, mostra segni di debolezza, con un +0,6% annuo in rallentamento dal +0,7% di aprile. Infine, i prezzi alla produzione sono diminuiti del 4,6%, contro il -4,3% atteso dal mercato e il -3,6% di aprile, arrivando così a toccare il minimo degli ultimi 7 anni. Tutti questi dati sui prezzi suggeriscono che l’economia cinese è andata ulteriormente raffreddandosi a maggio, coerentemente con i dati provenienti dalla produzione manifatturiera (vedi n° 1514), ma non solo. Le esportazioni si sono ridotte per la prima volta in tre mesi e il rimbalzo del mercato immobiliare sembra essersi arrestato. Diventano sempre più forti le richieste di un intervento dalla Banca centrale. Quanto agli investimenti obbligazionari in Cina, rimangono consigliati e il prodotto per puntare sui bond in yuan è sempre iShares China CNY Bond (-0,6%).
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