La settimana delle obbligazioni. Bce e Fed: una settimana per due
La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Questa settimana l’attenzione dei mercati è rivolta alle decisioni di politica monetaria delle principali Banche centrali: Federal Reserve e Banca centrale europea si riuniranno rispettivamente mercoledì e giovedì, ma con orientamenti differenti.
Negli Stati Uniti, la Federal Reserve annuncerà un taglio dei tassi dello 0,25%, portando il costo del denaro tra il 3,75% e il 4%. I mercati stimano una probabilità del 99% che ciò avvenga, sostenuta dalle dichiarazioni di poche settimane fa del governatore Powell e dalle indicazioni di altri membri della Fed, che si attendono un costo del denaro più basso entro fine anno. La previsione è supportata anche dal dato, sotto le attese, dell’inflazione di settembre. Sullo sfondo pesa anche lo shutdown, la cui durata, che va aumentando, alimenta incertezza e rischi per la crescita.
Diverso l’approccio della Bce, che non dovrebbe modificare i tassi. Christine Lagarde ha ribadito che la politica monetaria dell’Eurozona è “ben posizionata”, con rischi economici in graduale riduzione sia al rialzo che al ribasso. La prospettiva è di maggiore stabilità e prevedibilità: l’attuale livello del costo del denaro è ritenuto adeguato e i dati disponibili fino ad oggi non giustificano nuovi interventi, per ora.
In Asia, la Bank of Indonesia ha sorpreso i mercati mantenendo invariato il tasso di riferimento al 4,75%, dopo tre riduzioni consecutive. L’istituto ha spiegato che la pausa servirà a valutare gli effetti delle misure espansive già introdotte e degli stimoli fiscali governativi. L’obiettivo è sostenere la crescita senza compromettere la stabilità, mantenendo un approccio prudente in un contesto globale incerto.
Se la Fed e la Bce si riuniscono questa settimana, altre Banche centrali lo hanno già fatto. La Bank of Korea ha confermato i tassi al 2,5%, come previsto. L’inflazione, al 2,1%, è in linea con l’obiettivo, ma il Governatore ha segnalato che è prematuro ipotizzare nuovi tagli. La Banca centrale resta accomodante, ma più vigile sui rischi finanziari.
In Turchia, la Banca centrale ha ridotto i tassi dell’1%, al 39,5%. È il terzo taglio consecutivo, ma con un ritmo più contenuto a causa dell’aumento inatteso dell’inflazione. I rincari nei servizi e nei beni alimentari, uniti alla pressione della domanda interna, spingono l’istituto ad agire con equilibrio per non compromettere la stabilità dei prezzi.
In Cina, la Banca centrale ha scelto di non intervenire sui tassi, in presenza di un quadro economico contrastante. Nel terzo trimestre 2025 il Pil è cresciuto del 4,8% su base annua, leggermente sopra le attese, ma si tratta del risultato più debole dell’anno. La deflazione, in corso da dieci trimestri, continua a frenare la fiducia e i consumi. La produzione industriale ha registrato un +6,5% a settembre, mentre le vendite al dettaglio sono salite solo del 3%, segno di una ripresa a due velocità: industria in crescita, ma domanda interna debole. Il settore immobiliare resta in forte difficoltà, con prezzi e vendite in calo e investimenti in discesa del 14%.
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