La settimana delle obbligazioni: Banche centrali con vista sull'inflazione

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Tra i diversi dati sul carovita, il più importante era senza dubbio quello degli Stati Uniti. A luglio l’inflazione fa segnare +3,2%, rispetto al +3% di giugno e al +3,3% atteso dal mercato. Questo rialzo dell’indice generale ha a che fare con il fatto che i prezzi dell'energia stanno gradualmente aumentando di nuovo. Dopo aver svolto un ruolo fortemente disinflazionistico nella prima metà del 2023 (i prezzi dell'energia nella prima metà del 2023 sono stati complessivamente molto più bassi rispetto alla prima metà del 2022), stanno ora gradualmente tornando a livelli più vicini a quelli di dodici mesi fa. E infatti l’inflazione di fondo rallenta dal 4,7% al 4,8% (attese a 4,8%). Prima della riunione della Fed ci saranno altri dati sull’inflazione e sul mercato del lavoro, per cui la Banca centrale Usa ha ancora spazio per fare le dovute considerazioni su cosa fare con i tassi: un paio di dati consecutivi non verranno giudicati dalla Fed come una tendenza discendente per i prezzi, ma di certo saranno benvenuti. Questo non vuol dire che i rialzi sono finiti.
In Cina l’inflazione annua a luglio ha fatto segnare -0,3%. I prezzi alla produzione sono poi calati per il decimo mese consecutivo, facendo segnare un -4,4% rispetto all'anno precedente. In Cina si tende però a non parlare di deflazione, ma solo di un mero effetto statistico. La Cina si trova comunque con una domanda dei consumatori e delle imprese che va indebolendosi e il prolungato calo del mercato immobiliare si aggiungono a quello delle esportazioni. Di fronte alla lenta crescita dei mercati occidentali, le esportazioni cinesi sono infatti diminuite bruscamente a luglio (-14,5%).
In Brasile l’inflazione è aumentata per la prima volta in oltre un anno, raggiungnendo il 3,99% dal 3,16%, quando le attese erano per un 3,93%. L’aumento è in gran parte a causa del confronto con il periodo di un anno fa, quando è entrata in vigore un'ampia gamma di tagli fiscali. Per questo, il dato di questa settimana non modifica le attese: nella prossima riunione ci sarà un altro taglio dei tassi dello 0,5%.
In Norvegia l’inflazione è scesa dal 6,4% al 5,4%, facendo così meglio delle attese (a +5,7%). Un dato meno positivo è arrivato dall’inflaizone di fondo, che a luglio si è attestata al 6,4% dal 7% di giugno. Le attese si aspettavano però un 6,3%. Questi cali non saranno sufficienti per indurre la Norges Bank a modificare le sue intenzioni: la prossima settimana alzerà il costo del denato dello 0,25%.
Nella zona euro la Bce ha pubblicato il suo bollettino mensile dal quale si evince che l’inflazione continuerà a scendere nel resto del 2023, ma si manterrà sopra il 2% per un prolungato periodo di tempo. Soprattutto, l’inflazione di fondo rimane elevata. La Bce manterrà così i tassi alti a lungo.
COME SONO ANDATI I PRODOTTI |
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Xtrackers II iBoxx Eurozone Government |
0,1% |
Xtrackers II High Yield Corp. Bd 1D |
-0,1% |
Nordea 1 norwegian bond BP |
1,1% |
Etfs long nok short eur |
-2,6% |
Nordea 1 swedish short term bond |
0,2% |
Etfs long sek short eur |
-1,7% |
iShares $ Treasury Bond 1-3yr |
0,6% |
iShares $ High Yield Corp Bond |
0,7% |
Ubs Japan treasury 1-3y |
-1,3% |
iShares China CNY Bond ucits |
-0,1% |
HSBC GIF Brazil Bond AC USD |
invariato |
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