La settimana delle obbligazioni: nella morsa di Banche centrali, inflazione e... Cina

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
La settimana appena trascorsa in Italia era quella di Ferragosto che tradizionalmente segna il picco delle vacanze estive. In giro per il mondo il clima però è stato tutto fuorché vacanziero. È stata per esempio una settimana di lavoro per le Banche centrali.
La prima a riunirsi e a prendere una decisione del tutto a sorpresa è stata la Banca centrale cinese che ha deciso di tagliare il tasso a un anno sui prestiti. Una decisione presa poco prima che venissero comunicati i dati sull'economia cinese di luglio che mostravano ancora un rallentamento e prima delle notizie delle difficoltà del settore immobiliare. Purtroppo, come molte altre misure annunciate finora, questa non dovrebbe cambiare la situazione per un mercato interno in difficoltà, in cui le preoccupazioni finanziarie legate al settore immobiliare pesano ancora sulla fiducia delle famiglie e delle imprese. Vale la pena ricordare che, a differenza dell'Occidente, le autorità cinesi non hanno sostenuto le imprese e le famiglie durante la pandemia. Il settore privato ha quindi dovuto accontentarsi dei mezzi a propria disposizione per affrontare la pandemia. Ora, sta approfittando del ritorno alla normalità per tornare ad accumulare risparmi, che avevano sofferto molto per il lungo periodo di restrizioni. Inevitabilmente, questo rinnovato entusiasmo per il risparmio pesa sui consumi, che sono lontani dal dinamismo di un tempo. D'altra parte, a differenza dell'Occidente, lo stato centrale non ha sperimentato un'esplosione del suo debito. Mantiene quindi un ampio margine di manovra per intervenire, se lo desidera. Altri fattori potrebbero anche aiutare la ripresa economica. Con il rendimento delle obbligazioni a 10 anni della Cina sceso a circa il 2,6%, il differenziale con il suo equivalente statunitense è attualmente molto ampio. Ciò contribuisce ad aumentare l'attrattiva del dollaro USA e indebolisce lo yuan cinese. Ciò rafforzerà sicuramente la competitività dei produttori cinesi che cercheranno all'esterno una domanda che non trovano sul proprio mercato. Nonostante il difficile passaggio, crediamo nelle potenzialità del Paese e rimaniamo presenti nei mercati cinesi.
Un’altra Banca che si è riunita è quella norvegese, ma in questo caso la Norges Bank ha operato come da attese alzando dello 0,25% i tassi di interesse. La dinamica della inflazione e la tenuta anche dell’economia sono tali però che fanno presagire che non è finito il ciclo di rialzi. Anzi è stata proprio la stessa Norges Bank ad anticipare che ci sarà bisogno di un altro rialzo dei del costo del denaro.
Altri dati sull’inflazione sono arrivati dalla zona euro anche se in questo caso sono stati una completa conferma delle stime preliminari. Il carovita europeo è al 5,3%, mentre è stabile al 5,5 l'inflazione di fondo. Tenendo conto che l’inflazione di fondo continua ad essere decisamente molto elevata rispetto all’obiettivo del 2%, considerando che l’inflazione dei servizi è in rialzo al 5,6% dal 5,4% del mese precedente e con un mercato del lavoro sorprendentemente resiliente, non si può ancora dire che i tassi non saranno più alzati. Bisognerà quindi attendere le prossime riunioni, potrà essere settembre o le successive, ma un altro ritocco ai tassi dello 0,25% è ancora possibile.
L’inflazione svedese a luglio è stata pari al 9,3%, come da attese e sullo stesso livello di giugno. Non solo però i prezzi non scendono: l’inflazione di fondo rimane ancora troppo elevata. Prendendo in considerazione una misura utilizzata dalla Riksbank, che esclude l’effetto dell’aumento dei tassi e i prezzi dell’energia, il carovita è pari all’8%, superiore al 7,9% atteso dalla stessa Banca centrale. La Riksbank aveva detto di voler alzare i tassi almeno un’altra volta in questo 2023 a settembre e/o a novembre e questi dati rendono inevitabile un’altra stretta a settembre. Questo nonostante ile notizie provenienti dall’economia mostrino un Paese in cui l’attività va contraendosi e con una forte flessione del mercato immobiliare.
In Giappone, L'inflazione ha fatto segnare un leggero rallentamento a luglio al 3,1% su base annua, esclusi i prodotti freschi. Escludendo anche l'energia, l'inflazione in Giappone ha raggiunto il 4,3%, ancora una volta in linea con le attese (dopo il 4,2% di giugno). AL momento, la Bank of Japan non ha intenzione di alzare i tassi d’interesse (ancora a -0,1%).
Dagli Usa sono arrivati i verbali dell’ultima riunione della Fed. Tra i membri della Banca centrale Usa c’è ancora timore che l’inflazione possa aumentare. Dunque, i verbali dell’ultima riunione mostrano come non si può ancora dire finita la serie di rialzi del costo del denaro a stelle e strisce, sebbene la Fed possa procedere più lentamente rispetto a quanto fatto negli ultimi 12 mesi.
COME SONO ANDATI I PRODOTTI |
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Xtrackers II iBoxx Eurozone Government |
invariato |
Xtrackers II High Yield Corp. Bd 1D |
-0,3% |
Nordea 1 norwegian bond BP |
-2,1% |
Etfs long nok short eur |
-0,5% |
Nordea 1 swedish short term bond |
-1% |
Etfs long sek short eur |
-0,4% |
iShares $ Treasury Bond 1-3yr |
0,9% |
iShares $ High Yield Corp Bond |
invariato |
Ubs Japan treasury 1-3y |
0,5% |
iShares China CNY Bond ucits |
0,6% |
HSBC GIF Brazil Bond AC USD |
-1,4% |
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