La settimana delle obbligazioni: in cerca di certezze

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
La settimana appena trascorsa è stata piena eventi rilevanti per l'andamento dei mercati obbligazionari. In Europa, la Banca centrale europea si era già riunita la settimana precedente, ma non per questo non ci sono stati dati interessanti da analizzare. Dall'economia di eurolandia, infatti, sono arrivati aggiornamenti sull'inflazione di ottobre e sul Pil. La sintesi che si può fare di questi dati è che nella riunione di dicembre, in assenza di sorprese nel prossimo mese, la Bce lascerà i tassi fermi. Il Pil ha, infatti, segnato un -0,1% rispetto al trimestre precedente e continua così a inanellare trimestri con una crescita che langue. L'inflazione, invece, è scesa fortemente a ottobre, almeno per quanto riguarda l'indice generale: +2,9% dal +4,3% di settembre. Questa forte decelerazione è dovuta al netto calo dei prezzi dell'energia e così in termini di inflazione di fondo (che non ne tiene conto) il tasso di crescita annuo è al 4,2% (dal 4,5% di settembre). L'economia langue, mentre l'inflazione scende, pur rimanendo il doppio del livello obiettivo - l'inflazione di fondo è la misura preferita dalla Bce. Ecco perché diciamo che i tassi, in assenza di sorprese, a dicembre saranno confermati al 4,5%, ma parlare di tagli è ancora prematuro.
USA: LA PORTA È SEMPRE APERTA
Fuori dall’Europa, le protagoniste sono state le Banche centrali. Tra i Paesi di cui consigliamo le obbligazioni, Stati Uniti, Giappone e Norvegia hanno visto riunirsi i propri Istituti centrali per decidere che cosa fare dei rispettivi tassi di interesse. La necessità di un ulteriore aumento dei tassi d’interesse diminuisce negli Usa, perché sono le condizioni di mercato che stanno facendo parte del lavoro che serve per rendere la politica monetaria restrittiva, ma ancora una volta un possibile rialzo è possibile. È questo, in estrema sintesi, il messaggio che arriva dalla Fed. Il rialzo dei rendimenti sul mercato consente di rimanere vigili e non alzare per forza i tassi ufficiali ad ogni riunione, ma la situazione va sempre monitorata attentamente. La Fed ha modificato il suo giudizio sulla crescita Usa, portandolo a forte da solido - soprattutto a causa del sorprendente dato sul Pil. Anche per gli aumenti nell’occupazione si parla di una moderazione e non di un rallentamento – confermato anche dai dati del mercato di lavoro di ottobre. In conclusione, non si può dire che la lotta al carovita sia conclusa, anche se per ora non è una necessità alzare ancora i tassi.
NORVEGIA: PAUSA TEMPORANEA O SOSTA DEFINITIVA?
La Norges Bank, la Banca centrale norvegese, alla fine ha deciso di prendersi una pausa e di lasciare i tassi di interesse al 4,25% - ai massimi dal 2008. Il messaggio che arriva dalla Norvegia è che un altro rialzo è possibile nella riunione di dicembre. Le stime della stessa Banca centrale in termini di costo del denaro per il 2023 parlavano, infatti, di un livello al 4,5% entro dicembre 2023 e con questa riunione non è stato dato un aggiornamento di queste previsioni, che quindi sono ancora valide. La decisione sarà, comunque, guidata anche in questo caso dai dati e quindi se questi ultimi dovessero confermare che l'inflazione è veramente in calo, potrebbe anche non arrivare l'ultimo rialzo dei tassi. La riunione di dicembre diventa, così, molto importante perché potrebbe essere quella in cui la Norges Bank potrebbe decretare la fine del ciclo di rialzi.
GIAPPONE: NON È ABBASTANZA
Le decisioni della Banca centrale giapponese hanno deluso i mercati. La revisione al rialzo delle stime di inflazione per i prossimi anni c’è stata, ma oltre a questo poco altro. I tassi ufficiali sono stati ovviamente mantenuti a -0,1%, mentre c'è stato un lieve cambiamento per quanto riguarda la politica di controllo dei rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni. Il tetto dell’1% diventa solo un punto di riferimento. Lasciar correre maggiormente i rendimenti sul mercato è anch'esso un modo per creare una politica monetaria più restrittiva, ma è ovvio che è troppo poco. In un mondo in cui le Banche centrali hanno come parola d'ordine “più a lungo e per più tempo”, mantenere una politica monetaria espansiva così a lungo non può che rendere la Bank of Japan la Banca centrale più colomba di tutti.
BRASILE: AVANTI COI TAGLI
Rispettando le attese dei mercati, la Banca centrale ha tagliato ancora una volta i tassi dello 0,5%: il costo del denaro è così ora al 12,25%. La Banca centrale ritiene che questa scelta sia coerente con l’obiettivo di riportare l'inflazione sui livelli desiderati per il 2024 e il 2025, nonostante ad oggi il livello dell'inflazione sia ancora leggermente sopra l'intervallo che si è posta come obiettivo. Se comunque l'attività economica e l'andamento dell'inflazione dovessero muoversi come atteso, la Banca centrale ha già annunciato che continuerà con ulteriori tagli ai tassi di interesse della stessa ampiezza di quelli passati. Già nella prossima riunione, dunque, potremmo avere un’ulteriore sforbiciata dello 0,5% al costo del denaro.
COME VANNO I PRODOTTI?
bs Japan Treasury 1-3y (-1,2%)
Nordea 1 norwegian bond BP (+1,5%); Wisdomtree Long Nok Short Eur (-0,2%)
iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,9%); iShares $ High Yield Corp Bond (+1,6%)
HSBC GIF Brazil Bond AC USD (-0,4%)
Xtrackers II iBoxx Eurzone Gov. Bond YP 1-3 (+0,4%); Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (+1,7%)
iShares China CNY Bond (-0,6%)
CAMBI DI CONSIGLIO
Da questa settimana i prodotti per investire sulle obbligazioni in corone svedesi passano da acquistare a non acquistare. Seguici per le novità che riguarderanno i portafogli.
CAMBIAMENTI NEI CONSIGLI |
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Nordea 1 swedish short term bond (16,69 eur; Isin LU0173785626) |
Passano da ACQUISTA a NON ACQUISTARE |
Nordea 1 swedish short term bond (195,69 sek; Isin LU0064321663) |
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Etfs long sek short eur (37,205 eur; Isin JE00B3MQG751) |
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Nordea 1 Swedish Bond AP SEK (84,33 sek; Isin LU0693783234) |
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Per l’elenco dei bond, vedi: la sezione “cambio di consiglio: obbligazioni” sul nostro sito. |
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