La settimana delle obbligazioni: i mercati stanno sbagliando sui tassi?
La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Sui due maggiori mercati, quello americano e quello europeo, si sta creando una contrapposizione su cosa attendersi in fatto di tassi d’interesse. Da un lato ci sono i mercati, dall’altro le Banche centrali. I primi già pensano ai tagli, le seconde lasciano la porta aperta a nuovi rialzi.
I verbali dell’ultima riunione della Fed non fanno alcun cenno alla possibilità di un taglio dei tassi. La visione è quella della necessità di mantenere il costo del denaro su livelli restrittivi per tutto il tempo necessario per riportare al 2% l’inflazione e di procedere scegliendo di volta in volta in base ai dati. L’ipotesi di un rialzo dei tassi è citata, a differenza di quella di un taglio, ma è comunque vista solo come una possibilità. Un altro rialzo, infatti, sarebbe da considerare solo e solamente nel caso in cui i dati che arriveranno dovessero dimostrare che il carovita non sta scendendo abbastanza verso il 2%. Il mercato, dal canto suo, sconta una probabilità bassa (5%) di un rialzo dei tassi entro la riunione di gennaio 2024, ma punta già con una certa decisione a un taglio a maggio: dunque, nel giro di sole quattro riunioni, stando al mercato, dovrebbe già arrivare l’annuncio di una riduzione del costo del denaro.
BCE: ALTRO RIALZO DEI TASSI? SÌ, MA NON È PROBABILE
I verbali dell’ultima riunione della Banca centrale europea, invece, mostrano un Istituto che ritiene gli attuali livelli del costo del denaro sufficientemente restrittivi. Di principio, senza sorprese o rallentamenti nel calo dell’inflazione, i tassi non saranno più toccati, ma la Bce continua a ricordare che è pronta ad alzare ancora i tassi qualora ce ne fosse bisogno, in base, anche in questo caso, a valutazioni fatte caso per caso. Accenni a tagliare i tassi, però, neanche l’ombra.
Secondo i mercati, il primo taglio nel costo del denaro potrebbe arrivare già ad aprile 2024. Queste convinzioni derivano dal fatto che l'inflazione sta scendendo, con l'ultimo dato che ha visto decelerare fortemente il carovita, e con i dati che provengono dall'economia che mostrano come l'attività economica della zona euro sta rallentando, anzi si sta contraendo e quindi una recessione è probabile (ipotesi rafforzata dai dati sul Pmi di novembre, vedi a lato). Tuttavia, aprile 2024 non sembra essere una data coerente con le dichiarazioni della Bce. Il Governatore della Banca centrale europea ha, infatti, chiarito che quando si parla di prolungato periodo di tempo questo non può ridursi a solo un paio di trimestri; bisogna quindi prendere in considerazione un periodo di tempo superiore. Dato che questa affermazione è arrivata nella riunione di novembre, secondo questa definizione il taglio dei tassi dovrebbe arrivare nella seconda metà del 2024 e non nella prima metà.
GIAPPONE: CAROVITA IN ACCELERAZIONE
L’inflazione in Giappone, senza calcolare gli alimentari freschi – è l’indicatore più significativo per il carovita nipponico - è salita al 2,9% in ottobre dal 2,8% di settembre, rimanendo così al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla Banca centrale per il diciannovesimo mese. A prima vista questo dato potrebbe portare pressioni sulla Banca centrale per un cambio di rotta, ma a ben guardare l’accelerazione dell'inflazione è stata determinata prevalentemente dalle bollette e dalle tariffe alberghiere. Non dipendendo, quindi, da pressioni come aumento dei salari o dei consumi, questo dato sul carovita non dovrebbe influenzare la Banca del Giappone, che nella riunione di dicembre dovrebbe lasciare tutto così com’è.
NORVEGIA: TERZO TRIMESTRE DELUDENTE, MA I PREZZI…
Nel terzo trimestre l’economia norvegese è cresciuta dello 0,1% - non considerando le attività legate al petrolio - deludendo le attese dello 0,2% del mercato e quelle della Banca centrale che erano per un +0,3%. Se si considerano anche le attività petrolifere, il Pil segna -0,5%. Poiché anche nel trimestre precedente il Pil era negativo, la Norvegia è in recessione tecnica. Ancora più rilevanti sono le informazioni che arrivano dai prezzi. Le pressioni inflazionistiche permangono, e questo comporta che a dicembre ci sia la possibilità di un altro rialzo nei tassi.
COME VANNO I PRODOTTI?
Ubs Japan Treasury 1-3y (-0,4%)
Nordea 1 norwegian bond BP (+0,8%); Wisdomtree Long Nok Short Eur (1%)
iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,5%); iShares $ High Yield Corp Bond (-0,1%)
HSBC GIF Brazil Bond AC USD (-0,5%)
Xtrackers II iBoxx Eurzone Gov. Bond YP 1-3 (-0,1%); Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (+0,4%)
iShares China CNY Bond (+0,3%)
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