La settimana delle obbligazioni: ultimi sussulti di 2023

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
A chiudere il giro delle Banche centrali dei Paesi di cui consigliamo obbligazioni ci ha pensato la Bank of Japan. La Banca centrale giapponese ha lasciato ancora una volta i tassi d’interesse fermi a -0,1%, ha confermato il controllo dei rendimenti dei titoli decennali e non ha fornito linee guida sul futuro dei tassi d’interesse. Insomma, nulla di nuovo rispetto a quanto fatto da molto tempo a questa parte. L’atteggiamento della BoJ mostra la volontà di non voler sorprendere i mercati con qualunque tipo di comunicazione che possa portare a pensare che ci sia all’orizzonte un cambio nella politica monetaria. La decisione, così come le parole della conferenza stampa tenutasi a conclusione della riunione, dimostra come la Bank of Japan non ha chiaramente escluso un'azione il mese prossimo, ma ha anche detto che non ci saranno per ora nuove informazioni. Inoltre, ha affermato che è troppo presto per fornire dettagli specifici su eventuali cambi di strategia. Alla fine dei conti, aspetta ancora conferme sul fatto che l’inflazione giapponese sia destinata a rimanere stabilmente al 2%.
Dalla Banca centrale europea aumentano sempre di più le comunicazioni che vanno in un’unica direzione: il rialzo dei tassi è concluso. Se non ci saranno sorprese negative, la prossima mossa che arriverà da Francoforte sarà un taglio dei tassi d’interesse. Questo, però, non significa che la riduzione del costo del denaro sia alle porte. Tra la fine dei rialzi e l’inizio dei tagli deve, infatti, intercorrere un determinato lasso di tempo con il costo del denaro fermo ai livelli attuali per far convergere l’inflazione al 2%, che è un obiettivo, un impegno, così è stato definito dalla Bce, e non un’indicazione. In quest’ottica, un primo rialzo dei tassi in primavera, quindi nella riunione di marzo o aprile, risulta una stima troppo ottimistica. I mercati si sono già mossi in ottica di calo dei tassi, anticipando future azioni da parte della Bce, ma le aspettative potrebbero essere esagerate.
La stima del Pil del terzo trimestre Usa ha mostrato una crescita del 4,9% - rivista al ribasso dal 5,2% della stima precedente. I consumi, colonna portante dell’economia visto che ne rappresentano i due terzi, sono in progresso del 3,1%. È un dato rivisto al ribasso, vero, ma pur sempre importante. Inoltre, l’indice dei prezzi al consumo personali, un indicatore chiave per la Fed, nel terzo trimestre è stato pari al 2%, sotto le attese del 2,3% e in rallentamento rispetto al 3,7% precedente. Dunque, le pressioni inflazionistiche vanno riducendosi. Nel complesso, sono dati che vanno nella direzione giusta in ottica Fed e della sua intenzione di tagliare i tassi.
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