La settimana delle obbligazioni: è tutta questione di equilibrio

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
La riunione della Fed ha portato con sé una novità molto importante: per la prima volta ha parlato esplicitamente di tagli nei tassi e ha eliminato ogni riferimento a ulteriori rialzi. La Fed ha, però, bilanciato questa notizia, positiva per i mercati e potenzialmente foriera di entusiasmo, con un’altra affermazione, che ha raffreddato subito gli animi: i tassi saranno tagliati, ma non nell’immediato. L’ipotesi di una riduzione del costo del denaro a marzo è stata, infatti, definita dal governatore Powell come poco probabile, in quanto non c’è nessuna fretta di ridurre il costo del denaro. Questo perché bisogna fare ancora attenzione. I progressi realizzati in questi ultimi sei mesi sono stati incoraggianti, con un’inflazione in rallentamento e un’economia e un mercato del lavoro che sono rimasti robusti, nonostante il forte rialzo dei tassi di interesse. Tuttavia, l’obiettivo non è stato ancora raggiunto e il percorso che deve ancora essere fatto è incerto e pieno di insidie. Per cui: sì ai tagli in questo 2024 – scenario che era già stato delineato nei mesi scorsi – ma con la necessaria calma. Powell ha, quindi, cercato di indirizzare le aspettative di mercato sulle tempistiche del taglio dei tassi, cercando di far capire che saranno più in là col tempo di quanto atteso dagli operatori. Come sono cambiate le attese dei mercati? A fine dicembre si stimava con una possibilità del 70% un taglio dei tassi a marzo, una settimana fa questa possibilità era del 50%, oggi è scesa al 38%. Insomma, le parole di Powell hanno via via nel tempo raffreddato gli animi, ma ancora qualcuno che ci spera c’è. Sono, invece, salite le possibilità per un taglio nella riunione di maggio: ora sono al 94%.
BRASILE: TAGLI COME DA ATTESE
Come da attese e come annunciato sul n° 1544, la Banca centrale brasiliana ha tagliato i tassi ancora una volta dello 0,5%, portandoli così all’11,25%, e ha anche annunciato la volontà di continuare a ridurre il costo del denaro nei prossimi mesi, sempre di uno 0,5%. In Brasile, nel frattempo, l’economia inizia a mostrare qualche segno di rallentamento, mentre il carovita potrebbe andare stabilizzandosi nei prossimi mesi. Questo lascia dunque mano libera alla Banca centrale di tagliare i tassi dello 0,5% almeno per un altro paio di riunioni, per poi procedere con tagli dello 0,25%, visto che l’inflazione dei servizi scende più lentamente e il rischio di un rialzo dei prezzi alimentari non si può escludere a priori.
ZONA EURO: SI SALVA DALLA RECESSIONE, MA I PREZZI…
Nella settimana seguente la riunione della Bce, per la zona euro sono arrivati due dati molto importanti: il Pil e l’inflazione. Per quanto riguarda il carovita, il risultato registrato a gennaio porta a escludere definitivamente un rialzo dei tassi a marzo, ma non solo. A gennaio il carovita nella zona euro ha rallentato meno delle attese e dato che la Bce ha dichiarato, due settimane fa, la necessità di un calo dell’inflazione maggiore rispetto al livello attuale prima di poter procedere con la riduzione del costo del denaro, si può escludere marzo come mese in cui ci sarà il taglio, ma anche aprile diventa poco probabile. I mercati, tuttavia, puntano ancora con il 90% di probabilità su una prima sforbiciata ad aprile, nonostante la Bce abbia indicato giugno come momento buono. Insomma, continua a non esserci allineamento tra mercati e Banca centrale.
Per quanto riguarda l’economia, invece, la zona euro ha evitato la recessione tecnica per un soffio, visto che nel quarto trimestre il Pil è rimasto al palo e nel terzo aveva fatto segnare -0,1%. Per l'intero 2023 la crescita è stata così dello 0,5%, mentre prevediamo un andamento leggermente migliore nel 2024. A sostenere il Pil ci sono le famiglie che possono continuare a spendere grazie a un mercato del lavoro robusto (la disoccupazione è ai minimi storici, i salari aumentati di circa il 5% nei primi tre trimestri del 2023) e il tasso di risparmio elevato, pari al 14% del reddito disponibile. Le famiglie hanno, quindi, i mezzi per aumentare i loro consumi. A zavorrare la crescita, però, c’è il difficile contesto economico, che potrebbe pesare sulla fiducia dei consumatori e quindi sui consumi, e il costo del denaro. Anche se i tassi saranno tagliati, questi ultimi rimarranno comunque su livelli elevati. Inoltre, i governi dovranno gradualmente tornare a politiche fiscali più equilibrate. Di conseguenza, molti dei sussidi governativi e di altro tipo messi in atto per consentire alle famiglie e alle imprese di far fronte all'impennata dell'inflazione tenderanno a essere gradualmente eliminati.
CINA: I NUOVI DATI NON SPOSTANO GLI EQUILIBRI
I dati sull’attività economica cinese di gennaio non portano sorprese negative o altri peggioramenti, ma non ci sono neppure segnali di svolta rispetto ai mesi precedenti. L'indice Pmi del settore manifatturiero è salito a 49,2 dai 49 di dicembre, in linea con le attese. Il dato è comunque ancora sotto 50 punti e dunque l’attività manifatturiera è in contrazione. L’indice non manifatturiero, invece, migliora leggermente passando a 50,7 da 50,4 punti, con le attese a 50,6 punti. In questo modo l’indice Pmi composito (che tiene conto sia dell’attività manifatturiera sia di quella non manifatturiera) passa a 50,9 da 50,3.
COME VANNO I PRODOTTI?
Ubs Japan Treasury 1-3y (+0,4%)
Nordea 1 norwegian bond BP (+0,2%); Wisdomtree Long Nok Short Eur (-1,3%)
iShares $ High Yield Corp Bond (+0,4%)
HSBC GIF Brazil Bond AC USD (-1,1%)
Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (+0,4%)
iShares China CNY Bond (+0,8%)
Vanguard USD Treasury Bond UCITS Etf Dis (+1,3%)
Xtrackers II US Treasuries UCITS Etf 1D (+1,4%)
Ishares Eu Govt Bond 5-7y Ucits Etf Dist (+0,2%)
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