La settimana delle obbligazioni. Tassi: si torna a parlare di rialzi

Il nostro commento settimanale all'andamento dei bond
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Le dichiarazioni della presidente della Bce sono all'insegna della fiducia nei confronti della lotta all'inflazione, tanto che ha definito fortemente probabile un taglio dei tassi a giugno. La presidente ha, infatti, confermato come il carovita in Europa si stia avvicinando al 2% obiettivo, a cui potrebbe convergere entro un anno circa. Le stime della Bce parlano di un livello del carovita che entro il 2025 arriverà addirittura a essere sotto la soglia obiettivo: a fine 2025 sarà all’1,9%.
Secondo la presidente della Bce, oggi si è entrati in una fase di controllo dell'inflazione. Significa che non è ancora stato raggiunto l'obiettivo del 2%, ma oggi il carovita non è più una sorta di scheggia impazzita e le prospettive non sono più per rialzi, ma per un ulteriore rallentamento verso il 2% tanto agognato. Ovviamente questo non significa, e la stessa presidente ha voluto ribadirlo, che da giugno in poi scatteranno in automatico una serie di tagli. L'inflazione è sotto controllo, ma ci vuole cautela per evitare di rovinare quanto fatto fino ad oggi e per questo le scelte saranno guidate di volta in volta dai dati.
La Bce non vuole impegnarsi nei confronti del mercato con una tabella di marcia ben definita, rivelando già da oggi quali possano essere le date dei prossimi tagli. La realtà è che, seppur non confermandola esplicitamente, la visione dei mercati di un secondo taglio a settembre e di un terzo a dicembre sembra essere un'ipotesi ritenuta credibile anche in seno alla Bce.
FED: SEMPRE PIÙ TARDI IL TAGLIO
I verbali della Fed hanno spazzato via ogni velleità, se ancora ce n’erano, di un taglio dei tassi entro l’estate. La Banca centrale Usa, infatti, giudica deludenti i dati sul carovita e prospetta tassi più alti più a lungo, perché il processo sarà più lento di quanto previsto in precedenza. Addirittura, da alcuni esponenti viene citato anche un rialzo dei tassi, se necessario.
Quella del rialzo è, ad oggi, un’ipotesi altamente improbabile, visto che se il calo dell’inflazione è accidentato e più lento del previsto, è anche vero che non richiede ancora un inasprimento del costo del denaro in termini di un suo rialzo. È però necessario prolungare il tempo in cui quest’ultimo rimane su livelli molto elevati, considerando anche l’andamento dell’economia.
Sono però molti, come detto nei verbali, che si stanno interrogando se la politica monetaria sia sufficientemente restrittiva. Insomma, oggi in seno alla Fed la maggioranza sostiene che la politica monetaria sia ben posizionata per raggiungere l’obiettivo del 2% annuo, ma ci vogliono anche conferme, e tante, per fugare ogni dubbio e alla Fed sono pronti a qualunque eventualità. I mercati avevano già messo in conto, nelle loro attese, un nulla di fatto a giugno e luglio, considerando novembre il mese entro il quale veder arrivare un taglio. Dopo questi verbali, le cose sono cambiate: un taglio entro novembre è ancora probabile, ma la certezza che il costo del denaro Usa sarà più basso dello 0,25% ora è solo per dicembre.
BANK OF JAPAN: ARRIVA UN ALTRO RIALZO?
In Giappone il rendimento dei titoli di Stato decennali è arrivato all’1%, importo anche superato durante la settimana: si tratta di un livello che non si vedeva da 12 anni. La risalita dei rendimenti è dovuta alle scommesse del mercato per un nuovo rialzo dei tassi da parte della Bank of Japan: si sconta una probabilità di circa il 60% di un altro aumento nel costo del denaro entro la riunione di fine luglio, perché ci sono ancora pressioni sui prezzi che possono spingere la Banca centrale ad alzare i tassi prima di quanto pensasse. I prezzi dei servizi, infatti, non scendono, ma non solo. Gli effetti degli aumenti salariali inizieranno a produrre e far vedere i loro effetti sui dati in questi mesi, facendo presupporre che l’inflazione mostri una certa tenacia. Nonostante il rialzo dei rendimenti e le scommesse su un altro rialzo dei tassi ufficiali, lo yen non ha però guadagnato terreno.
ALTRE BANCHE PRONTE A UN RIALZO
La Fed non è l’unica Banca centrale a citare un rialzo: lo hanno fatto anche quella australiana e quella della Nuova Zelanda. La Banca australiana ha discusso di un possibile rialzo già nell’ultima riunione, ma alla fine ha convenuto che non c’erano tutti i presupposti per farlo. La Banca neozelandese ha considerato anch’essa un aumento, ma ha lasciato i tassi fermi, facendo però sapere che la politica deve rimanere restrittiva più a lungo a causa delle pressioni inflazionistiche.
COME SONO ANDATI I PRODOTTI IN SETTIMANA?
Ubs Japan Treasury 1-3y (-0,9%)
Nordea 1 norwegian bond BP (+0,8%) Wisdomtree Long Nok Short Eur (+1,3%)
iShares $ High Yield Corp Bond (-0,2%)
Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (-1,1%)
iShares China CNY Bond (-0,1%)
Vanguard USD Treasury Bond Ucits Etf Dis (-0,1%)
Xtrackers II US Treasuries Ucits Etf 1D (-0,8%)
Ishares Eu Govt Bond 5-7y Ucits Etf Dist (-0,4%)
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