La settimana delle obbligazioni: meno tagli, più incertezze

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
La riunione della Fed ha portato alcune novità che ovviamente non riguardano i tassi, visto che la decisione di lasciarli fermi tra il 5,25% e il 5,5% era ampiamente attesa dal mercato. Una prima novità rappresenta il giudizio sull'inflazione: il governatore Powell ha definito i progressi realizzati nei confronti della lotta al carovita modesti. Nei comunicati precedenti non si era mai parlato di alcun progresso in termini di inflazione e anzi si parlava di risultati deludenti. Questo cambiamento di giudizio non è stato sufficiente a far cambiare idea alla Fed per la riunione della scorsa settimana e non lo è neppure per farle cambiare idea per la prossima riunione di luglio, quando i tassi rimarranno ancora fermi. La Fed ha preso atto che i più recenti dati sull'inflazione sono migliorati, ma quanto fatto fino ad ora in totale non è ancora sufficiente per procedere a tagliare i tassi. Si ragionerà di volta in volta, quindi di riunione in riunione, tenendo conto che i dati dovranno essere convincenti per arrivare a considerare una riduzione del costo del denaro. Per convincenti significa che non serve un singolo dato, ma un insieme di dati positivi.
L'altra novità è che sono cambiate le attese in seno alla Fed sul livello futuro dei tassi: ad oggi c'è la certezza di un solo taglio entro fine anno. Un secondo taglio è ancora incerto. Il prossimo anno si prevedono quattro tagli in tutto, portando quindi il costo del denaro a fine 2025 in un intervallo compreso tra il 4% e il 4,25%. Come impatta questo cambiamento sui nostri consigli sui bond in dollari? Confermiamo la loro presenza nei portafogli, così come confermiamo il loro relativo peso in ciascuno di essi. Anche in termini di duration consigliate, è tutto confermato. Rialzi da parte della Fed non ce ne saranno più e le previsioni sono solo per tagli. Rimanere su scadenze troppo corte non è quindi più coerente, come non lo è da diverso tempo. Puoi continuare a comprare i bond che trovi indicati a pagina 13 e nel nostro selettore.
E PER QUANTO RIGUARDA LA SCOMMESSA SUI BOND LUNGHI USA?
Quando ti abbiamo presentato la speculazione (vedi n° 1538), ti avevamo detto della rischiosità della stessa – e alcuni rischi si sono alla fine materializzati. Visto però che ad oggi il contesto futuro è quello, comunque, di tassi in calo, puoi ancora azzardare una scommessa con l’Etf Amundi Us Treasury Bond 10+Y (6,703 euro; Isin LU1407890547) – i rischi sono gli stessi di cui ti abbiamo parlato lo scorso dicembre.
NORVEGIA: L’INFLAZIONE SCENDE TROPPO LENTAMENTE
I più recenti dati sull'inflazione sono stati indicativi anche per capire le mosse di un'altra Banca centrale, quella norvegese. A maggio il carovita norvegese è sceso, ma lo ha fatto meno delle attese (vedi a lato). Il quadro della lotta al carovita in Norvegia è, quindi, il seguente: il processo deflazionistico continua, ma è più lento delle attese. Ciò significa che, dopo quest'ultimo dato, un taglio dei tassi a settembre, che già era difficile prima, ora diventa molto improbabile. Rimane in piedi la possibilità di un taglio entro fine 2024, presumibilmente nell'ultima riunione dell'anno, ma c'è anche chi scommette sul fatto che da qui a fine anno non ci sarà alcuna riduzione nel costo del denaro. Anche in questo caso, qualunque tipo di decisione e qualunque previsione sui tassi dipenderà dai dati che usciranno nei prossimi mesi.
GIAPPONE: MEZZA DELUSIONE
La Bank of Japan (BoJ) alla fine ha deluso i mercati, perché non ha annunciato l’inizio alla riduzione del piano di acquisti di bond. Il mercato si aspettava che nella riunione della scorsa settimana la Banca centrale giapponese iniziasse a comunicare la riduzione degli acquisti di obbligazioni, come passo ulteriore nella, seppur lenta, fase di restrizione monetaria iniziata con l’abbandono dei tassi negativi.
Alla fine, però, l’Istituto di Tokyo ha rimandato a luglio questa decisione. Nella riunione del prossimo mese, dunque, la BoJ dovrebbe non solo procedere con il suo secondo rialzo dei tassi d’interesse, ma anche iniziare a ridurre gli acquisti di obbligazioni.
EUROZONA: LA POLITICA PESA SUI BOND
L'altro grande tema che ha tenuto banco la scorsa settimana, oltre alla Fed, è stata la situazione politica della zona euro, che si è riflessa sui mercati. La decisione di indire elezioni anticipate in Francia, nonché le difficoltà politiche che sta incontrando anche il Governo tedesco, hanno pesato sulla dinamica delle obbligazioni di eurolandia, con un allargamento degli spread.
Lo spread tra i titoli francesi OaT e i tedeschi Bund è praticamente raddoppiato, passando da 42 a 83 punti, ma anche l'Italia ha conosciuto un rialzo del proprio spread (è passato da 120 a 154 punti), anche se la sua stabilità politica non è stata intaccata con le recenti elezioni. Come mai allora sono saliti anche i nostri rendimenti? Il ragionamento del mercato è il seguente: se Francia e Germania sono più deboli, lo è anche l’eurozona nel suo complesso e quindi anche l’Italia, che è considerata di suo già più debole per il suo elevato indebitamento. Il rialzo dei tassi della scorsa settimana, comunque, non modificano i nostri consigli, semmai sono ancora una volta la dimostrazione di come la diversificazione sia la soluzione migliore per ridurre il rischio e potersi permettere di puntare anche su emittenti un po’ meno affidabili pur di spuntare qualche rendimento in più.
CINA: I PREZZI SONO SEMPRE TROPPO DEBOLI
In fatto di inflazione la Cina continua ad avere il problema opposto a quello della maggior parte del mondo: i prezzi continuano ad essere troppo bassi. Su base mensile, a maggio, i prezzi sono scesi dello 0,1%, mentre su base annuale sono saliti solamente dello 0,3%. Ancora negativo, ed è una tendenza che dura da fine 2022, il dato sui prezzi alla produzione. Questi dati sono sintomo della debolezza della domanda interna che tale rimarrà finché non si riprenderà il mercato immobiliare. Con questi dati sono sempre maggiori le voci che chiedono un intervento più deciso da parte del Governo a sostegno dell'economia.
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