La settimana delle obbligazioni: Fed ferma, Cina in azione
 
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FED ATTENDISTA, BANCA POPOLARE CINESE INTERVENTISTA
A causa di un eccesso di importazioni, il Pil Usa del primo trimestre è risultato in contrazione; ciò nonostante, secondo la Fed, i recenti indicatori dipingono un quadro di attività economica in continua espansione a un ritmo sostenuto. Il tasso di disoccupazione si è stabilizzato su livelli bassi negli ultimi mesi, confermando una solidità del mercato del lavoro. Tuttavia, un'ombra persiste sul panorama economico: l'inflazione rimane su livelli considerati ancora elevati. Questa combinazione di crescita e persistente pressione sui prezzi pone le Autorità monetarie di fronte a una sfida complessa. La consapevolezza dei rischi è palpabile, con una crescente attenzione sia alla possibilità di un aumento della disoccupazione, sia al pericolo di un'inflazione ancora fuori controllo. A causa di questo contesto, la Fed ha lasciato i tassi invariati e questa decisione riflette una fase di attenta osservazione dell'evoluzione della situazione. Il messaggio della Fed è chiaro: la priorità rimane il sostegno alla massima occupazione e il ritorno dell'inflazione all'obiettivo del 2%. Per raggiungere questo scopo, si continuerà a monitorare attentamente le implicazioni delle nuove informazioni che pian piano arriveranno.
Dopotutto, prime dimostrazioni di quanto i dazi possano produrre effetti reali sull’economia si sono già viste con i dati preliminari del Pil del primo trimestre: il -0,3% è stato infatti determinato dagli elevati volumi delle importazioni, legati alla “corsa” a fare scorte prima dell’entrata in vigore delle tariffe imposte da Washington. Gli effetti su Pil, inflazione, consumi, fiducia… sono dunque potenzialmente elevati e per di più è difficile anche anticiparli, dato che non si sa ancora se, quali e di quale livello saranno. In una situazione come questa, in cui peraltro gli indicatori economici mostrano ancora dei segnali positivi, rimanere vigili, ma non muoversi, rappresenta la migliore soluzione.
Come hanno reagito i mercati dopo la riunione e le parole della Fed? Per la riunione di giugno sono aumentate le probabilità di un altro nulla di fatto: ora per i mercati ci sono l’80% di possibilità che i tassi rimangano al 4,25%-4,5% anche il prossimo mese, mentre prima questa probabilità era del 68%. E per tutto questo 2025? Per fine anno non è cambiato nulla. I mercati continuano a prevedere tre tagli nei tassi, con probabilità identiche a quelle che si avevano prima della riunione.
Chi invece ha deciso di muoversi è la Banca Popolare Cinese (PBOC), che ha annunciato una serie di misure incisive per sostenere l'economia nazionale, messa a dura prova dalle rinnovate tensioni commerciali con gli Stati Uniti. L'istituto centrale ha agito su due fronti principali: i tassi di interesse e il coefficiente di riserva obbligatoria, segnalando una decisa volontà di contrastare gli effetti negativi delle tariffe imposte da Washington. Nello specifico, la PBOC ha ridotto il tasso di interesse sui pronti contro termine a sette giorni portandolo dall'1,5% all'1,4%. Questa mossa mira a diminuire i costi di finanziamento per le banche, incentivandole a erogare più credito a imprese e famiglie. Parallelamente, la Banca centrale ha deciso di tagliare il coefficiente di riserva obbligatoria dello 0,5%. Questa decisione immette nel sistema bancario cinese della liquidità a lungo termine, liberando risorse che le banche possono ora utilizzare per concedere prestiti, fornendo un vitale sostegno alla crescita economica. L'annuncio giunge in un momento delicato, poco dopo la notizia dei primi colloqui commerciali tra le due superpotenze economiche da quando l'amministrazione Trump ha imposto una tariffa del 145% su una vasta gamma di prodotti cinesi.
BOLLETTINO BCE E ATTESE SU PREZZI E PIL
La Bce ha pubblicato il bollettino economico annuale, nel quale parla anche delle previsioni per questo 2025. Secondo quanto scritto, le misure di mercato sull'inflazione a breve termine nell'area euro mostrano un calo sotto il 2% per i prossimi mesi, con aspettative di ulteriore diminuzione fino a metà 2026. Le aspettative di inflazione a più lungo termine, sia da sondaggi sia da misure di mercato, rimangono intorno al 2%. Per quanto riguarda la crescita economica, nonostante un dato positivo del Pil nei primi mesi del 2025, le prospettive per il secondo trimestre sono incerte a causa dei dazi USA e delle tensioni commerciali, bilanciati da politiche interne favorevoli. Gli indicatori prospettici mostravano già segnali misti a marzo, e le tariffe Usa rappresentano un ulteriore rischio, sebbene l'aumento della spesa per infrastrutture e difesa possa offrire un sostegno. 
COME SONO ANDATI I PRODOTTI
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