Nel secondo trimestre dell'anno l'economia globale ha subito un rallentamento, in parte a causa delle tensioni commerciali e della guerra commerciale scoppiata ad aprile. Nonostante la diminuzione dell'inflazione e l'allentamento monetario della Banca Centrale Europea abbiano avuto un impatto positivo sui consumi e gli investimenti, la produzione industriale e l'occupazione sono state influenzate negativamente. L'attività economica della zona euro ha registrato una crescita rallentata, passando da un +0,6% nel primo trimestre a un +0,1% nel secondo trimestre. Questa decelerazione è stata influenzata in modo diverso nei vari paesi: la Spagna ha mostrato una forte crescita del +0,7% grazie alla sua dipendenza dal turismo, mentre Germania e Italia, essendo più legate alle esportazioni industriali, hanno visto il loro PIL diminuire dello 0,1%. La Francia si è posizionata in una situazione intermedia con una crescita dello 0,3%. Nel complesso, l'attività economica della zona euro è rimasta relativamente dinamica dall'inizio dell'anno, sebbene i nuovi dazi doganali americani al 15% accettati dalla Commissione Europea potrebbero penalizzare ulteriormente le economie europee.
Negli Stati Uniti, l'economia ha registrato un forte rimbalzo nel secondo trimestre, con una crescita del +3% su base trimestrale annualizzata, dopo una contrazione del -0,5% nel primo trimestre. Questa variazione è stata significativamente influenzata dalle dinamiche commerciali: nel primo trimestre, le importazioni sono esplose (+51,6%) a causa dell'accumulo di scorte prima dell'introduzione dei nuovi dazi, mentre nel secondo trimestre sono crollate (-35,3%), favorendo statisticamente la crescita del PIL. Escludendo il commercio estero, l'economia americana mostra una continua espansione grazie ai consumi delle famiglie (+1,4% nel secondo trimestre), sebbene questi siano meno dinamici rispetto all'anno precedente. L'inflazione è aumentata, raggiungendo il 2,7% a giugno, alimentata anche dalla svalutazione del dollaro e dai nuovi dazi doganali. Queste preoccupazioni hanno portato la Federal Reserve a mantenere lo status quo monetario il 30 luglio. Nonostante ciò, i dati del PIL e la decisione della Fed non hanno avuto un impatto significativo sulla borsa americana, mentre il discorso prudente della Fed ha rafforzato il valore del dollaro.
In Cina, l'attività manifatturiera ha inaspettatamente mostrato un peggioramento a luglio, raggiungendo il livello più basso degli ultimi tre mesi. L'indice ufficiale dei responsabili degli acquisti (PMI) è sceso a 49,3 a luglio da 49,7 di giugno, rimanendo al di sotto della soglia di 50 che indica contrazione. Questo calo è attribuito al rallentamento delle esportazioni e alla persistente debolezza della domanda interna, nonostante una tregua tariffaria con gli Stati Uniti. La diminuzione dell'attività è stata ulteriormente influenzata da fattori stagionali come le alte temperature, le forti piogge e le inondazioni che hanno interrotto l'industria manifatturiera a luglio. Anche l'indice non manifatturiero per l'attività edilizia e dei servizi è diminuito a 50,1 da 50,5 del mese precedente. Le pressioni deflazionistiche potrebbero persistere a causa dei consumi deboli, con un'indagine della banca centrale che ha rilevato un maggiore pessimismo tra le famiglie cinesi e una percezione del mercato del lavoro ai minimi storici nell'ultimo trimestre.