Crisi politica in Francia: Lecornu si dimette. Cosa fare con gli OaT?

Francia: cosa fare con gli OaT
Francia: cosa fare con gli OaT
Il primo ministro francese, Lecornu, si è dimesso, dopo essere stato nominato 27 giorni fa e, di fatto, essere stato alla guida del governo meno di un giorno. Tralasciando i record storici di questa durata, la Francia si trova ora in una situazione in cui non si era mai trovata. Cosa succederà ora? Il problema è uno: dopo le elezioni del 2024 il presidente Macron ha perso anche la maggioranza relativa in Parlamento e questo rende difficile, se non quasi impossibile, a meno di un patto tra le diverse forze politiche che al momento non sembra possibile, trovare un premier che riesca formare un governo. Nominare un altro premier significherebbe tornare alla stessa situazione di Lecornu, con gli stessi problemi, mentre in molti chiedono di sciogliere l’Assemblea Nazionale e tornare alle urne.
Gli scenari politici possono essere molteplici, ma quel che veramente conta per i mercati è una cosa: senza stabilità di governo non sono possibili riforme, quelle necessarie alla Francia e ai suoi conti pubblici, oltre al fatto che la stabilità politica in sé è una caratteristica apprezzata dai mercati – lo dimostra la stessa Francia, che in passato ha avuto una stabilità politica e i suoi titoli di Stato sono sempre stati premiati dai mercati, così come il caso italiano.
In una situazione come questa, i mercati come reagiscono? Nella giornata di ieri il CAC 40 ha lasciato sul terreno circa l’1,4%, mentre i rendimenti dell’OaT decennale francese sono saliti al 3,58%, di fatto raggiungendo, quasi, i picchi conosciuti in questo 2025. Lo spread con il Bund è salito a 85,4 punti da 81,19 di venerdì – portando anche lo spread BTp-Bund a salire da 84,29 a 85,5 punti.
Se il blocco politico dovesse perdurare, o se si dovesse arrivare anche ad elezioni anticipate, ci sarebbe una maggiore possibilità per le agenzie di rating di tagliare il giudizio sulla Francia. Fitch ha già tagliato la sua valutazione ad A+ da AA- pochi giorni dopo l'insediamento di Lecornu, mentre per Moody's il rating è Aa3 con outlook stabile e il prossimo aggiornamento è previsto per il 24 ottobre. S&P ha una valutazione AA- con un outlook negativo in vista della sua prossima revisione del 28 novembre. Dunque, a fine ottobre Moody’s potrebbe portare l’outlook a negativo, preparando il campo ad un possibile, ma non automatico, taglio nel 2026 – a meno che non si trovi una soluzione. A fine novembre, invece, se la Francia si troverà ancora nelle sabbie mobili politiche, S&P, avendo già un outlook negativo, potrebbe anche decidere di tagliare il giudizio.
Situazioni analoghe a quella attuale le abbiamo già conosciute anche in passato con altri Paesi. Per molto tempo, ad esempio, è stata l’Italia la grande osservata speciale del debito nella zona euro. Oggi, invece, avere titoli OaT francesi con rendimenti analoghi a quelli dei BTp italiani rappresenta un’occasione d’acquisto interessante: consente di posizionarsi sul debito di una delle economie più grandi d’Europa che, pur attraversando difficoltà economiche e politiche, mantiene un rating superiore a quello italiano. Questo significa che i mercati, al momento, stanno scontando un “rating implicito” più alto per l’Italia e/o più basso per la Francia, poiché entrambi i Paesi si trovano a pagare lo stesso livello di interessi sul decennale, considerato il vero termometro della fiducia degli investitori. L’esperienza insegna che, quando queste situazioni tendono a risolversi, i mercati tornano a dare fiducia ai diversi emittenti.
In prospettiva, quindi, se nel tempo si troverà una soluzione politica e la Francia riuscirà a recuperare stabilità di governo, mettendo in atto le riforme necessarie per ridurre il proprio deficit, i prezzi degli OaT francesi potranno beneficiarne. Esiste dunque una doppia opportunità di guadagno nel posizionarsi oggi sugli OaT: da un lato, acquistandoli e mantenendoli fino a scadenza si ottiene un rendimento praticamente identico a quello dei BTp italiani; dall’altro, si possono cogliere possibili guadagni in conto capitale qualora, con il miglioramento del contesto politico ed economico, i prezzi dei titoli dovessero salire. Gli OaT, dunque, rimangono all’acquisto, fermo restando il limite del 5% da non superare per ogni emittente.
Attendi, stiamo caricando il contenuto