Benchmark

Benchmark: cos’è e perché è importante negli investimenti 

Nel mondo degli investimenti, il termine benchmark è spesso utilizzato per valutare la performance di un portafoglio o di un fondo ma anche semplicemente di un'azione. Ma cosa significa esattamente? E perché è così rilevante per chi investe, anche in modo non professionale? 

Cos'è un benchmark 

Un benchmark è un parametro di riferimento, ovvero un indice o un insieme di indici che rappresentano l’andamento di un mercato o di un settore specifico. Viene utilizzato per confrontare i risultati ottenuti da un investimento rispetto a un punto di riferimento oggettivo e condiviso. In altre parole, funziona come un “metro” per capire se un investimento ha performato meglio o peggio rispetto al mercato di riferimento. 

A cosa serve 

Lo scopo principale di un benchmark è fornire un criterio di valutazione. Quando si investe, è fondamentale sapere se i rendimenti ottenuti sono in linea con quelli del mercato oppure no. Un benchmark consente di rispondere a questa domanda, aiutando a misurare l’efficacia delle decisioni di investimento. 

Ad esempio, se un fondo azionario europeo ha ottenuto un rendimento del 6% in un anno, mentre il suo benchmark (come l’indice MSCI Europe) è cresciuto dell’8%, significa che il fondo ha avuto una performance inferiore al mercato. Al contrario, se ha reso il 9%, ha sovraperformato il benchmark. 

Esistono diversi tipi di benchmark, ciascuno costruito per rappresentare un determinato segmento di mercato. Alcuni esempi comuni includono:
- MSCI World: rappresenta le azioni di paesi sviluppati a livello globale;
- FTSE MIB: indice delle 40 principali società quotate alla Borsa Italiana. 
- S&P 500: include le 500 maggiori società statunitensi quotate in borsa. 
- Bloomberg Barclays Global Aggregate: usato spesso come benchmark per i titoli obbligazionari globali. 

Ogniuno è composto da una serie di titoli, ponderati secondo criteri specifici (come la capitalizzazione di mercato), e aggiornato periodicamente. 

Quali tipi esistono 

I benchmark possono essere classificati in base al tipo di attività finanziaria o mercato che rappresentano: 

- Azionari: rappresentano l’andamento di mercati azionari. 

- Obbligazionari: riflettono l’andamento dei mercati dei titoli di stato o corporate. 

- Bilanciati: combinano asset azionari e obbligazionari per riflettere portafogli misti.

- Tematici o settoriali: rappresentano specifici settori, come tecnologia o energia. 

- Personalizzati: costruiti ad hoc per riflettere un portafoglio o una strategia specifica. 

Ogni investitore, professionale o retail, può scegliere un benchmark coerente con il proprio profilo di rischio e orizzonte temporale, al fine di valutare in modo più consapevole le scelte effettuate. 

Benchmark nella gestione attiva e passiva 

Il ruolo del benchmark cambia in base alla strategia di investimento adottata. Nella gestione passiva, è l’indice che il fondo cerca di replicare: è il punto di arrivo, non solo un riferimento. Strumenti come gli ETF (Exchange Traded Fund), ad esempio, seguono un benchmark nel tentativo di ottenere lo stesso rendimento dell’indice replicato, riducendo al minimo gli scostamenti (tracking error).

Nella gestione attiva, invece, il benchmark rappresenta un termine di paragone per valutare se il gestore è riuscito a “battere il mercato”. In questo caso, serve a misurare il valore aggiunto generato dal gestore rispetto a una strategia di mercato passiva. Se il fondo ottiene un rendimento superiore a quello del benchmark, si parla di sovraperformance; se invece il rendimento è inferiore, si parla di sottoperformance. Quindi, diventa uno strumento di trasparenza e valutazione della bontà della gestione.