Irs

Cos’è l’IRS?

IRS è l’acronimo di Interest Rate Swap, cioè un contratto finanziario in cui due controparti si impegnano a scambiarsi dei flussi di cassa per un periodo di tempo predeterminato. In altre parole, ogni mese (o ogni trimestre, ogni semestre, e così via) ognuna delle due controparti paga l’altra, ma l’importo dei due pagamenti è calcolato in maniera diversa.

Per esempio, partendo da un capitale “teorico”, una delle due parti si impegna a pagare un tasso fisso e l’altra si impegna a pagare un tasso variabile (è il tipo più comune di IRS, detto anche plain vanilla swap). Oppure, una delle parti si impegna a pagare una certa cifra in euro, e l’altra in dollari, e così via, gli esempi possono essere molteplici perché si tratta di contratti costruiti ad hoc e non standardizzati. Per esempio, si può anche combinare sia lo scambio tasso fisso / tasso variabile, sia lo scambio di due valute diverse.

A cosa serve l’IRS?

Ci possono essere due motivi principali per cui due controparti decidono di sottoscrivere un IRS.

Il primo motivo è quello speculativo: per esempio una delle due parti vuole scommettere sul rialzo del dollaro, mentre l’altra vuole scommettere sul rafforzamento dell’euro. In questo caso, stipuleranno un contratto di IRS in cui la prima controparte si impegna a pagare una certa cifra in euro e la seconda si impegna a pagare una certa cifra in dollari. Ovviamente solo una delle due indovinerà la scommessa e ne uscirà in guadagno: se per esempio il dollaro si rafforzasse, sarà la prima parte a guadagnarci (perché la cifra che paga è sempre la stessa, mentre i dollari che riceve valgono sempre di più) e viceversa sarà la seconda controparte a rafforzarsi (perché la cifra in euro che riceve è sempre la stessa, ma deve pagare in dollari un valore sempre più alto).

Il secondo motivo è opposto a quello speculativo, in sostanza è quello di copertura. Nell’esempio precedente abbiamo considerato solo gli effetti (positivi e negativi) dell’IRS, ma ognuna delle due controparti può avere anche altri impegni, o incassi, che l’IRS va a controbilanciare. Supponiamo, per esempio, che una società debba fare dei pagamenti futuri in dollari, per esempio per pagare dei fornitori: con un IRS può tutelarsi dal rialzo del dollaro. Basta, infatti, che stipuli un IRS in cui si impegna a pagare euro in cambio di dollari: così facendo, le uscite in dollari (per pagare i fornitori) si compensano con le entrate in dollari derivanti dall’IRS: l’unico pagamento che rimane è quello, in euro, alla controparte dell’IRS, per cui il rischio di cambio è azzerato.

I contratti di IRS sono accessibili ai piccoli investitori?

Generalmente no, sono contratti derivati (e anche piuttosto complessi) destinati a investitori professionisti e banche. Indirettamente, però, può avere effetti anche per i piccoli risparmiatori perché, per esempio, sono alla base del “tasso IRS” calcolato su alcune tipologie di mutui.