Margine d'intermediazione
Che cos’è il margine d'intermediazione?
Il margine d'intermediazione è uno degli indicatori più importanti utilizzati per valutare l’attività ordinaria delle banche. Rappresenta la somma dei ricavi generati dall’intermediazione finanziaria, cioè dall’insieme delle attività che mettono in relazione chi ha capitale da investire e chi necessita di finanziamenti o servizi bancari.
In termini semplici, il margine d’intermediazione misura quanto una banca riesce a produrre in termini di ricavi svolgendo il proprio ruolo tipico: raccogliere fondi, concedere credito, offrire servizi di pagamento e fornire consulenza o prodotti finanziari. È un indicatore che compare nelle prime voci del conto economico e consente di capire quanta parte dei ricavi deriva dall’attività “core” dell’istituto, indipendentemente dalle spese operative o da altre componenti del bilancio.
Comprendere il suo significato è utile anche per chi segue con attenzione l’andamento del settore finanziario, perché questo dato aiuta a interpretare in modo più completo l’efficienza e la solidità dei diversi modelli bancari.
Come si calcola
Il margine d’intermediazione è composto da diverse voci che rappresentano le principali fonti di ricavo di una banca. Le componenti più rilevanti sono generalmente quattro:
- Margine di interesse: la differenza tra gli interessi attivi raccolti sui prestiti concessi e gli interessi passivi riconosciuti sulla raccolta, come depositi e obbligazioni bancarie.
- Commissioni nette: i ricavi derivanti da servizi come consulenza, collocamento di prodotti, pagamenti o gestione del risparmio, al netto delle commissioni corrisposte ad altri intermediari.
- Risultato dell’attività finanziaria: include utili e perdite derivanti da operazioni su titoli, valute e strumenti derivati. Questa componente può essere più variabile nel tempo rispetto alle altre.
- Altri ricavi operativi: entrate residuali collegate comunque all’attività ordinaria, come ad esempio: canoni di utilizzo dei servizi digitali, locazione di cassette di sicurezza,...
La formula sintetica può essere espressa così:
Margine d’intermediazione =
Margine di interesse + Commissioni nette + Risultato dell’attività finanziaria + Altri ricavi operativi
Poiché non tutte le banche svolgono le stesse attività, la composizione del margine può variare. Ad esempio, una banca prevalentemente orientata al credito avrà un margine d’intermediazione caratterizzato soprattutto dal margine di interesse, mentre un istituto con forte attività di consulenza o di gestione del risparmio avrà una componente più significativa di commissioni.
Come valutarlo
Valutare correttamente il margine d’intermediazione richiede un approccio comparativo e contestualizzato. Il dato ha significato solo se analizzato nel tempo, osservando la sua evoluzione, e confrontato con banche simili per dimensioni e modello operativo.
Non conta solo il valore assoluto, ma anche la sua composizione: un margine in crescita grazie alle commissioni può indicare una maggiore diversificazione delle fonti di ricavo, mentre un aumento concentrato sul margine di interesse può riflettere l’andamento dei tassi, con effetti potenzialmente temporanei.
È inoltre utile affiancare il margine d’intermediazione ad altri indicatori, come qualità del credito (quanto i prestiti concessi da una banca sono considerati affidabili), costi operativi e livello di capitale. Solo una valutazione complessiva consente di cogliere con equilibrio la reale solidità dell’attività bancaria e le sue dinamiche strutturali.