Il punto su N26

Analisi
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Secondo indiscrezioni riportate dal giornale tedesco Handelsblatt, e riprese dall’agenzia di stampa Reuters, 4 dirigenti della banca tedesca N26 sarebbero indagati dalla Procura di Berlino per non essere intervenuti tempestivamente nella chiusura di conti coinvolti in presunte operazioni di riciclaggio di denaro. Non ci risultano, al momento, dichiarazioni ufficiali da parte della banca in merito a tali indiscrezioni, quindi non sappiamo se la notizia sia confermata o no. Ciò che, comunque, è certo è che già nei mesi scorsi l’autorità finanziaria tedesca (BaFin) ha avuto qualcosa da ridire su come N26 agisce per prevenire l’uso dei suoi conti per operazioni legate al riciclaggio e al finanziamento di attività terroristiche: l’11 maggio 2021 la BaFin ha imposto un commissario per verificare che la banca investisse in maggiori controlli interni per prevenire tali attività, multando poi N26 per un importo di 4,25 milioni di euro (già pagati) per ritardi nella segnalazione di attività sospette sui propri conti tra il 2019 e il 2020. Inoltre, da inizio ottobre 2021 ha imposto a N26 un limite all’apertura di nuovi conti – non può avere più di 50.000 nuovi clienti al mese – in modo da ridurre i rischi, che si assumono naturalmente con la crescita dei clienti, finché non si mettono a posto migliori sistemi di controllo in ottica di antiriciclaggio.
Il limite all’acquisizione di nuovi clienti vale in tutti i Paesi in cui opera il gruppo. Non si sa quando finirà: potrà essere rimosso nel caso in cui il commissario avrà verificato la bontà delle azioni messe in campo da N26 in ottica antiriciclaggio.
Per ora tranquilli…
In questa situazione c’è da preoccuparsi? Al momento non ce n’è particolare motivo. Ci viene in mente il caso di ING Italia, filiale italiana del gruppo bancario olandese: nel 2019 la Banca d’Italia arrivò persino a imporre lo stop totale all’apertura di nuovi conti correnti proprio per aver riscontrato gravi inadempienze nell’applicazione delle normative antiriciclaggio. Lo stop è andato avanti a lungo (circa un anno e mezzo), ma l’operatività di chi era già cliente di ING Italia durante tutto il periodo non è stata intaccata. Al momento le misure nei confronti di N26 sono ancora più blande di quelle che erano state imposte a ING Italia, quindi non vediamo motivo per preoccuparci. Inoltre, stando agli ultimi dati disponibili – purtroppo sono solo alcuni del bilancio del 2020 – la situazione a livello di indici di solidità non sembra preoccupare, con un indicatore Cet1 al 23,4% (molto elevato; è il rapporto tra il capitale della banca e il valore delle attività a rischio). Insomma, non ci sembra che ci siano ragioni di scappare e chiudere il conto.
N26 è lenta a pubblicare i bilanci: solo da poco sono stati pubblicati degli schemi sintetici dei conti del 2020. Da questi emerge che la banca era ancora in perdita al 2020 (sebbene in calo rispetto al 2019). L’indice di solidità Cet1, per quanto alto in valori assoluti, si era ridotto al 23,4% dal 45,7% del 2019 – potrebbe essere un fattore fisiologico per l’aumento delle attività (concessione di prestiti in Germania).
… ma attenzione a questi aspetti
Ciò detto, non possiamo comunque non segnalarti alcuni possibili elementi di criticità. Primo: il fatto di avere un limite alla raccolta dei clienti è comunque un peso rilevante per la banca che, per esempio, ha dovuto decidere di abbandonare l’espansione nel mercato americano – a novembre, dopo l’intervento della BaFin, ha comunicato ai circa 500.000 mila clienti americani che i loro conti sarebbero stati utilizzabili solo fino all’11 gennaio (chiusi da quella data in avanti). Stando agli ultimi dati disponibili, l’Italia è il terzo mercato più importante per N26, quindi è improbabile che decidano di abbandonare questo Paese. Attenzione, però, all’eventuale introduzione di costi aggiuntivi per raddrizzare il bilancio dopo lo stop forzato alla crescita – non è detto che l’aumento ci sarà, ma fai attenzione. Secondo: sulla stampa estera si riportano notizie di diversi dipendenti scontenti e si parla addirittura di “esodo” con un tasso di dimissioni del 40% nel periodo tra il 2020 e il 2021. La banca ha detto che sul finale del 2021 il tasso di dimissioni si è abbassato, ma non possiamo non notare che con una rotazione del genere nel personale il lancio di nuovi servizi – negoziazione di criptovalute? – potrebbe essere rallentato. Terzo: in passato avevamo suggerito N26 per la possibilità di avere un conto tedesco e cercare di scampare in questo modo all’introduzione di un eventuale “prelievo forzoso” per raddrizzare i conti pubblici italiani. Da parecchi mesi, però, chi apre il conto con N26 lo fa con la succursale italiana della banca, quindi ottiene un conto con codice Iban che inizia con IT e non con DE. Se il tuo obiettivo è quello di aprire un conto che non sia italiano, allora N26, già da un po’, non fa più al caso tuo (vedi n° 1363).
Se stai pensando di aprire un conto corrente italiano, puoi farti un’idea di quello migliore per le tue esigenze grazie al nostro comparatore su www.altroconsumo.it/investi/risparmiare/conti-correnti.
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