Tfr per la pensione anticipata?

Pensione anticipata e TFR
Pensione anticipata e TFR
Come già detto la settimana scorsa, in ottica di realizzazione della nuova manovra, si infuoca il dibattito sulle pensioni. Sembrerebbe deciso il blocco dell’innalzamento dell’età pensionabile. Questo, purtroppo, comporterà inevitabilmente dei costi per i conti pubblici italiani e quindi sarà necessario trovare una copertura.
C’è poi un altro discorso che sta prendendo piede: l’ipotesi di utilizzare il TFR per creare una sorta di rendita da considerare ai fini del raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata a 64 anni. Il governo sta valutando di estendere la possibilità di andare in pensione a 64 anni anche a chi è nel regime misto, e non solo a chi si trova nel sistema contributivo. Come già accade per la previdenza complementare – che può essere utilizzata per raggiungere i requisiti richiesti per la pensione anticipata – si parla ora di impiegare il TFR in modo simile, così da permettere alle persone di uscire prima dal lavoro.
Sono voci: come già detto, se ne rincorreranno e se ne sentiranno molte, e probabilmente scriveremo a lungo nei prossimi mesi su questi argomenti. Al momento è difficile sbilanciarsi su come sarà strutturata la manovra, su come sarà possibile utilizzare il TFR per andare in pensione anticipata e su quali saranno i requisiti richiesti. Chi potrà usufruirne? In che modo? Tutti dettagli che si possono conoscere e commentare solo una volta che le norme saranno definite e approvate.
Una cosa, però, si può già affermare con certezza: bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile, quindi non adeguarla all’aumento delle prospettive di vita, ed estendere la possibilità di pensione anticipata a 64 anni comporta una serie di costi per i conti pubblici. È quindi necessario trovare coperture. Infatti, se più persone possono andare in pensione a 64 anni e decidono di sfruttare questa opportunità, i costi aumentano ulteriormente, mentre le entrate diminuiscono. Da un lato crescono le pensioni da erogare (più uscite), dall’altro diminuiscono i contributi versati (meno entrate), perché chi va in pensione smette di lavorare. L’effetto sui conti è dunque duplice: minori entrate e maggiori uscite. In un sistema che, come abbiamo già detto, sarà sempre più sotto pressione a causa dell’innalzamento dell’età media, dell’inverno demografico e quindi del crescente squilibrio tra pensionati e lavoratori attivi, tutto ciò peserà sempre di più.
I conti, alla fine, devono tornare. E come possono tornare? I modi per ridurre le spese pubbliche – attraverso efficientamenti e riduzione degli sprechi – così come quelli per aumentare le entrate – dalle nuove tasse a misure meno impattanti – sono diversi. Il problema è che, se queste norme verranno approvate, sarà sempre più necessario fronteggiare i maggiori costi. Uno degli effetti possibili, anzi probabili, sarà la progressiva riduzione dell’assegno pensionistico, che già oggi è mediamente più basso rispetto all’ultimo stipendio percepito. Tenendo conto delle dinamiche demografiche italiane, dell’andamento dei conti pubblici e dei potenziali ulteriori costi per il sistema previdenziale, le prospettive per i futuri assegni pensionistici non possono che essere pessimistiche. È un ulteriore incentivo, per chi ancora non ci ha pensato, a valutare seriamente l’adesione a un fondo pensione.
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