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Il crack della Grecia
un anno fa - mercoledì 1 dicembre 2021La Grecia sta per fallire?
27 novembre 2009
Ho letto un articolo allarmante sulla situazione economica della Grecia, dove si sostiene che il Paese stia per fallire. Cose ne pensate? Posso continuare ad acquistare i bond greci?
Un debito pubblico eccessivo
· Il peso del debito pubblico rischia di soffocare la Grecia. Questo, in sintesi, è il motivo che ha spinto la Commissione europea ad aprire una procedura per deficit eccessivo e a chiedere al Consiglio d’Europa di lanciare un monito ufficiale per la Repubblica greca e anche il motivo della preoccupazione manifestata da diversi investitori sulla stabilità economica del Paese.
· Il disavanzo della Repubblica ellenica nel 2009 dovrebbe essere del 12,7% secondo le ultime previsioni, tra i più elevati in Europa e più del doppio rispetto alle precedenti previsioni del governo di Atene, che stimavano il disavanzo al 6%. Se queste previsioni dovessero avverarsi, il deficit greco nel 2009 arriverebbe al 113, 4% del prodotto interno lordo, indicatore che misura tutta la ricchezza prodotta in un Paese.
· Il governo greco ha annunciato che si impegnerà per ridurre il deficit dello Stato nel 2010, ricorrendo anche a misure impopolari come il congelamento di assunzioni e il blocco degli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici e delle pensioni al di sopra dei 2.000 euro mensili. Queste manovre hanno lo scopo rassicurare gli investitori, preoccupati dalla crescita del debito pubblico greco. Secondo l’Ocse, l’Organisation for economic cooperation and development, però, queste misure sarebbero inadeguate a ridurre il peso del debito della Repubblica ellenica anche negli anni successivi, tanto che il debito pubblico dovrebbe tornare a lievitare già nel 2010, del 10%, portando il rapporto deficit/Pil del Paese al 120,8%.
· Per rimediare davvero a questa situazione difficile la spesa pubblica della Grecia andrebbe quindi ridotta con forti tagli e riforme strutturali, ma l’economia dello Stato ellenico è in difficoltà a causa della crisi economica e avrebbe bisogno, al contrario, di interventi pubblici per rilanciarla.
Consigli per chi è ansioso
· Il fatto che il debito pubblico di altri Paesi dell’Europa, oltre che quello Usa, siano cresciuti molto dall’inizio della crisi economica e che il rischio sia aumentato non dà la certezza automatica che la Grecia non attraverserà in futuro momenti difficili. Noi non crediamo che la Repubblica ellenica sarà la prossima Argentina. Tuttavia, tutti quelli tra voi che vogliono dormire sonni assolutamente tranquilli, possono scegliere di comprare altri titoli, e puntare sui bond della Bei, come per esempio Bei 4,75% 15/10/2017 (isin XS0308505055), oppure Bei 5,5% 15/02/2018 (isin XS0083595636).
· Chi di voi ha comprato l’obbligazione Hellas 3,6% 20/7/2016, la prima che abbiamo consigliato, al momento del nostro consiglio, al prezzo di 95,75 e volesse rivenderla oggi ai prezzi di mercato, guadagnerebbe il 12,1% netto, non male in poco meno di 6 mesi. Lo stesso discorso vale per le altre obbligazioni delle Repubblica greca consigliate su Soldi Sette circa un mese dopo. Nella tabella sottostante potete vedere quanto potrebbe portarsi a casa chi ha comprato i bond greci a giugno di quest’anno e volesse venderli. Si tratta, in ogni caso, di guadagni di tutto rispetto.
La Grecia non fallirà
11 dicembre 2009
In molti, preoccupati dalle recenti notizie, ci avete chiesto un aggiornamento sulla Grecia e sulle recenti voci di possibile “fallimento” dello stato europeo. Ecco il nostro commento.
La Grecia non fallirà e, nonostante le finanze pubbliche non siano sanissime e il bilancio dello Stato europeo sia “molto tirato”, non avrà bisogno dell’aiuto economico di nessun altro Stato europeo. Queste, in estrema sintesi, le recenti dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Junker che dovrebbero mettere a tacere le voci che danno la Grecia sull’orlo del fallimento, voci divenute più insistenti dopo il recente declassamento del rating attribuito ai bond della Repubblica ellenica da parte di Fitch e la messa sotto osservazione da parte di S&P e Moody. Pertanto noi continuiamo a consigliarvi di acquistare le obbligazioni greche e continuiamo a mentenere nelle nostre tabelle indicato il rating attribuito ai bond da Moody, oggi A1, che corrisponde, secondo il nostro sistema di valutazione a un’affidabilità buona.
Grecia: un piano deludente
18 dicembre 2009
Le indiscrezioni sul piano elaborato dal Governo greco per riportare in salute i conti dello Stato mostrano misure insufficienti per domare il deficit. S&P ha tagliato il rating dello Stato europeo, accodandosi alla decisione di Fitch. Secondo noi la Grecia non fallira': non vendete le obbligazioni greche in vostro possesso, ma non acquistatene piu'.
· In anticipo di un mese, il governo greco ha presentato la bozza di un nuovo piano di stabilità, il cui scopo era quello di rassicurare i mercati finanziari e allontanare lo spettro del default. Secondo le indiscrezioni trapelate – il piano necessita ancora dell’approvazione dell’opposizione – le riforme si baserebbero soltanto su privatizzazioni e tagli, limitati agli stipendi dei dipendenti pubblici e agli aumenti delle pensioni superiori a 2.000 euro mensili. L’obiettivo dichiarato dal governo è quello di riportare il rapporto deficit/Pil greco nei limiti previsti dall’Unione europea, cioè al 3%, cosa che, stando ai piani del Governo greco dovrebbe accadere nel 2013.
· Ce la farà? Le misure che il governo greco ha intenzione di adottare, se si limitano a quelle annunciate, non ci sembrano sufficienti a riportare le finanze dello Stato ellenico in salute e a mantenerle in equilibrio a lungo. Dalle privatizzazioni lo Stato greco potrebbe incassare 2,5 miliardi di euro, una goccia nel mare non solo rispetto ai 300 miliardi di debiti complessivi dello stato greco, per la quasi totalità in euro, ma anche dei 25 in scadenza entro il 2010. Insomma, la somma incassata dalle privatizzazioni non è assolutamente sufficiente a coprire neppure un sesto degli interessi sul debito già emesso: immaginando un interesse medio del 4%, lo Stato dovrebbe sborsare oltre 12 milioni di euro. Il nostro giudizio sul piano è dunque negativo, riteniamo che le misure annunciate siano fortemente insufficienti a risanare il bilancio, anche se gli annunci sono stati centellinati per non scatenare le ire della piazza, avversa alla politica di “lacrime e sangue” che sarebbe necessaria.
· Opinione negativa sull’efficacia del piano greco è stata espressa anche da S&P, che ha tagliato a BBB+ il giudizio sull’affidabilità della Grecia, allineandolo a quello espresso da Fitch. Unica voce fuori dal coro, per ora, quella di per Moody che ha mantenuto lo stesso giudizio sulla Grecia un’affidabilità ancora “buona”. Anche noi manteniamo il nostro giudizio inalterato per la Grecia a “buona”, ma teniamo sotto stretta osservazione le obbligazioni greche, passandole da acquistare a mantenere.
· È molto importante per la Grecia ritrovare credibilità e riottenere un rating pari ad “A”, in tempi brevi. Il perché si spiega con la regola europea che stabilisce che solo i titoli di Stato con rating almeno pari ad A - possano essere utilizzati dallo Stato emittente come garanzia per nuovi prestiti obbligazionari, usati per rifinanziare il proprio debito. In parole povere, se l’opinione di tutte le agenzie di rating sull’affidabilità dello Stato greco non dovesse risalire fino ad A, tra un anno il governo greco potrebbe non poter più usare i propri titoli di Stato, troppo poco “sicuri” per i parametri europei, come garanzia per ottenere finanziamenti dalla Banca centrale europea.
· In quel caso, e non ora, la Grecia si troverebbe in difficoltà a gestire il proprio debito, perché non potrebbe accedere ai finanziamenti dell’Europa. Per risolvere il problema del debito pubblico il governo greco ha rifiutato per ora l’aiuto del Fondo monetario internazionale e ha rassicurato l’Europa sull’efficacia del piano di ristrutturazione, incassando comunque la fiducia della Bce.
· Noi non crediamo che la Grecia fallirà e non lo crede neppure il presidente della Banca centrale europea che ha dato fiducia al governo greco, affermando che la Grecia è sulla strada giusta per risanare le finanze dello Stato. Tuttavia, in attesa di conoscere i dettagli del piano di stabilità e di vedere come il governo riuscirà a gestire la piazza – forti proteste sono già in corso – vi consigliamo di non vendere i titoli greci in portafoglio, ma di non incrementare più la quota in portafoglio. Continueremo comunque a seguire la vicenda e a tenervi aggiornati.
Tanti gialli nella tragedia greca
25 gennaio 2010
I timori di insolvenza della Grecia sono cresciuti e sono corse pure voci che il debito greco sia più alto del previsto. I greci ci hanno abituati a pasticci contabili, ma qui piove sul bagnato.
I timori di insolvenza della Grecia sono cresciuti e sono corse pure voci che il debito greco sia più alto del previsto. I greci ci hanno abituati a pasticci contabili, ma qui piove sul bagnato. Scivoloni in vista? In casi simili occorre tenere nervi saldi e fiuto all'erta, annusando bene tutte le notizie. Facendolo si nota che, tra i molti misteri della crisi greca, c'è un giallo importante: è corsa voce, smentita, che gli Stati europei stiano preparando un salvataggio. Vero o falso? Atene ha detto che ce la farà da sola, ma il suo tirare in lungo per sistemare le sue finanze ricorda quello di Parmalat quando non tornavano a Collecchio i soldi depositati ai Caraibi: invita al sospetto. Eppure se Atene accettasse l'aiuto del Fondo Monetario internazionale (Fmi) tutto sarebbe a posto. Perché non lo fa? O i greci sono pazzi, o contano in un aiuto europeo su cui, a differenza di quelli dell'Fmi, non gravino condizioni pesanti. Se pure non deve dare un paracadute all'irresponsabilità dei governi (può generare pericolose tentazioni in futuro) l'Europa deve evitare un effetto contagio su altri Paesi e ricordare che non furono i conti di Lehman far crollare i mercati, ma il suo mancato salvataggio. Se lo ricorderà? I governanti europei hanno in Obama un promemoria: lasciando fallire Lehman i repubblicani si sono, infatti, giocati la rielezione. Per ora le aste dei titoli greci continuano a fare il pieno senza paura. Voi manteneteli.
La Grecia sopravviverà, comunque voi non esagerate coi titoli greci
1 febbraio 2010
La Grecia pesa per un terzo delle mie obbligazioni in Euro. Voi di Soldi Sette, che ne dite?
· Secondo noi i titoli di Stato greci ai prezzi attuali hanno rendimenti interessanti, e le loro quotazioni tengono conto in misura eccessiva dei problemi in cui si sta trovando il Paese. Tuttavia il nostro consiglio da qualche settimana è mantenere anziché acquistare. I motivi che ci spingono alla tale prudenza sono presto detti.
· Innanzitutto, sebbene siamo convinti che la Grecia alla fine ce la farà a superare la crisi in cui versa, non abbiamo la certezza che possa farcela con le sue sole forze. Il debito che grava sulle casse dello Stato greco è assai elevato e il deficit pubblico è su livelli record. Sistemare le cose chiederà uno sforzo notevole, ma soprattutto la capacità di mantenere questo sforzo a lungo. E questa capacità è legata alla tenuta politica del Paese. Purtroppo, però, per quanto ciò sia normale, molti, in Grecia, sono insofferenti di fronte alla prospettiva di un lungo periodo di austerità. Questo ci fa temere che per risolvere i suoi problemi la Grecia possa anche avere bisogno di un "aiutino" esterno. E qui non sta scritto da nessuna parte che gli altri Paesi UE siano tenuti a darglielo. Secondo noi, comunque, alla fine se ci sarà bisogno di aiutare Atene nessuno si tirerà indietro, però non possiamo garantirlo, al di là delle voci di salvataggio e delle relative smentite che si sono diffuse settimana scorsa. Da qui la nostra prudenza nel valutare il rapporto rendimento/rischio dei titoli greci.
· Un secondo motivo che ci spinge alla prudenza è proprio quello che ci ha indicato il nostro lettore: i titoli di Stato greci sono stati a lungo all'acquisto e molti di voi ne hanno già in portafoglio una buona quantità. Bene, perché li avete comunque comprati a prezzi interessanti. Però non è proprio il caso di aumentare la vostra esposizione su questo Paese. Non esiste una regola aurea su quanto esporsi al massimo, ma crediamo che non dobbiate essere esposti sui titoli greci per più del 20% dei vostri investimenti.
· Quindi in risposta al nostro lettore che ci segue su Facebook: se ha solo (o quasi solo) obbligazioni in euro in portafoglio, con un terzo del portafoglio dedicato ad Atene è un po' troppo esposto sulla Grecia; se invece le obbligazioni in euro sono non oltre il 60% del suo portafoglio (e quindi i titoli di Stato greci sono il 20% dei suoi investimenti), la sua esposizione non è eccessiva.
· Noi, comunque, continuiamo a monitorare giorno per giorno la situazione e vi terremo aggiornati con tempestività anche attraverso il nostro sito www.altroconsumo.it/finanza.
Grecia e Portogallo: non solo un problema di debito
9 febbraio 2010
In Grecia, come in Portogallo, negli ultimi anni la crescita è stata trainata dalla domanda interna. Basti pensare che in Grecia i consumi delle famiglie si sono avvicinati al 74% del Pil nel 2007 e in Portogallo al 66%, contro una media europea del 56%.
· Per poter spendere così tanto le famiglie greche e portoghesi non hanno esitato ad indebitarsi. Grazie all’entrata nella zona euro, la Grecia e il Portogallo hanno infatti conosciuto tassi d’interesse a livelli molto più bassi di quelli a cui erano abituati e ciò ha indotto le famiglie sia ad investire in modo massiccio in immobili sia ad acquistare a credito beni di ogni genere.
· Quanto alle banche locali, non potendo contare più sui risparmi nazionali, hanno dovuto cercare denaro all’estero per poter erogare prestiti ai propri concittadini. E, vista la mancanza di competitività dei prodotti locali, spesso il denaro importato è servito solo a acquistare prodotti provenienti dall’estero, senza sostenere la produzione interna.
· Risultato, Grecia e Portogallo si sono ritrovati con dei deficit della bilancia corrente (che misura il rapporto tra le importazioni e esportazioni, flussi finanziari compresi) pari, o anche superiori, al 10% del Pil; livelli insostenibili, soprattutto quando vengono affiancati da deficit pubblici (le uscite statali che superano le entrate) importanti.
· Approfittando degli aiuti europei, Grecia e Portogallo hanno inoltre rilanciato la crescita puntando sulle infrastrutture. Ed ovviamente i programmi di lavori pubblici e l’edilizia residenziale hanno favorito la crescita del settore delle costruzioni che ha toccato i massimi nel 2004, anno in cui la Grecia ha ospitato le Olimpiadi di Atene e il Portogallo gli Europei di calcio. si è trattato di investimenti che, alla fine, si sono rivelati però poco redditizi.
Delle economie poco competitive
· Negli anni ‘80 Grecia e Portogallo avevano economie competitive grazie al basso livello dei salari. Ma con l’allargamento dell’Unione europea ad Est e con l’affermazione dei Paesi asiatici nel commercio mondiale il panorama è drammaticamente cambiato. Oltre a perdere competitività in seguito all’arrivo di nuovi concorrenti, questi Paesi hanno anche dovuto fare i conti con l’euro forte, che ha reso più cari i loro prodotti sui mercati internazionali. Le loro industrie, focalizzate sui prodotti con bassi margini di guadagno e resi meno competitivi dall’euro forte, hanno così perso terreno. Ed anche il settore del turismo ha perso competitività a vantaggio di Paesi come la Turchia o anche il Nord Africa.
· E, come se ciò non bastasse, Grecia e Portogallo hanno perso competitività anche in seno alla zona euro. In effetti, se corretto considerando i guadagni di produttività, nell’ultimo decennio il costo del lavoro in questi due Paesi è aumentato molto di più che in Germania. In più, non potendo più svalutare la loro moneta come facevano in passato, i prodotti greci e portoghesi diventano sempre meno competitivi anche in Europa.
· Oggi le economie greca e portoghese sono in difficoltà e le misure per favorire la loro ripresa saranno dolorose. A meno che questi Paesi non riescano a ottenere dei guadagni di produttività superiori alla media – il che è poco probabile perché a differenza dei Paesi del Nord Europa non si distinguono certo per i progressi nella ricerca e l’innovazione – la loro competitività potrà essere ritrovata solo grazie a dei costi salariali più bassi. Una strada più probabile, ma dolorosa perché comporterebbe una perdita del potere di acquisto che si prolungherebbe. In ogni caso, la ripresa sarà lenta e comporterà, con tutta probilità, delle misure impopolari.
Titoli greci interessanti
· Certamente Grecia e Portogallo non usciranno dalla zona euro, perché è proprio l’appartenenza all’euro che li ha salvati da una vera e propria catastrofe finanziaria. Resteranno quindi in Eurolandia e saranno sostenuti dalle istituzioni europee, anche se ciò comporterà senza dubbio una perdita di sovranità in certi campi della politica fiscale e di bilancio, che dovranno seguire i dettami di Bruxelles.
· Noi non crediamo affatto allo scenario di insolvenza della Grecia, che porterebbe a una risalita dei tassi d’interesse e che minerebbe la credibilità di tutta la zona euro, che in tal modo dovrebbe sopportare costi molto più elevati di quelli, tutto sommato ridotti, che dovrebbe assumersi per finanziare eventualmente la Grecia. Scartando questa possibilità e tenendo conto della recente salita dei tassi d’interesse sui titoli del debito greco nonché dell’assenza di rischi legati alla moneta, le obbligazioni greche ci sembrano attualmente interessanti.
Il mare della Grecia si è tinto di rosso
lunedì 1 marzo 2010
Atene dovrà uscire dall'euro? Farà default? Siamo certi che non uscirà dall'euro e giudichiamo un fallimento dello Stato greco improbabile. Facciamo il punto sulla situazione greca.
· Ad Atene settimana scorsa si è scioperato: la necessità di mettere in sesto i conti pubblici ellenici implica una dura prova per i cittadini che vedranno crescere la pressione fiscale (Iva più alta, maggiori accise sulla benzina) e tagliare gli stipendi e il numero di dipendenti pubblici. Per questo si fanno sentire le tensioni sociali, ma anche i primi screzi con gli altri Paesi europei che dovrebbero venire in soccorso dei conti pubblici greci aprendo il portafoglio.
· Infatti, dopo che i greci sono finiti sotto accusa per avere "ammorbidito" le statistiche sui loro conti pubblici, in Germania sta montando la polemica sul fatto che il contribuente tedesco debba pagare le leggerezze fiscali elleniche. E tutto ciò in un momento delicato per la coalizione (democristiani / liberali) oggi al potere in Germania che vede un crollo dei consensi per i liberali e l'avvicinarsi delle elezioni in Nord Reno - Westfalia, una regione che produce un quinto della ricchezza tedesca (è la loro Lombardia), e dove è al governo una coalizione specchio di quella del governo Merkel.
· Insomma un piano di salvataggio per i conti greci che attinga solo dalle casse dei vicini europei col tempo si è fatto tutto in salita (ecco l'impennarsi del rischio dei titoli greci, anche se, pur nel clima di cresciuta incertezza, resta un'eventualità possibile (insieme a quella di un prestito del Fondo monetario internazionale) e ribadita pure nel fine settimana con la prospettiva di un intervento da parte di istituti di credito pubblici francesi (Caisse des dépots) e tedeschi (Kfw).
· In questo contesto di mercati turbolenti i greci hanno rinviato a marzo una emissione di titoli di Stato decennali per un importo di 3-5 miliardi di euro inizialmente prevista entro febbraio. Finora, quindi, lo Stato greco ha collocato solo 13 dei 53 miliardi di euro di emissioni previste per l'intero 2010, e i mesi più "critici" saranno quelli a cavallo tra aprile e maggio quando sono previsti circa 20 miliardi di euro di debiti in scadenza. In poche parole Atene ha tempo entro la fine della Quaresima per risolvere i suoi problemi, ed evitare che si ripetano dichiarazioni come quelle di banche come Eurohypo e Hypo Real Estate che hanno detto di non voler sottoscrivere le prossime emissioni greche.
· Come se ciò non bastasse l'Unione Europea ha pure bacchettato i piani di risanamento della Grecia dicendo che mancano 4,8 miliardi di euro per centrare l'obiettivo, e Fitch, una delle principali agenzie di rating, ha sottolineato come le banche greche rischino di ritrovarsi in seria difficoltà per la crisi dello Stato ellenico, mentre le altre agenzie minacciavano ulteriori declassamenti per lo Stato greco, pur ammettendo che è ragionevole immaginare che un simile risanamento non possa essere messo in piedi da un giorno all'altro.
· In tutto questo caos è stato, quindi, abbastanza scontato che si sia levata la voce di chi sostiene che la Grecia potrebbe essere cacciata dall'euro o, in alternativa, potrebbe saltare dichiarando bancarotta. La possibilità che la Grecia esca dall'euro è però, a nostro avviso, un’ipotesi di pura fantascienza. Invece il fatto che la Grecia non ce la faccia e finisca in default non è a priori impossibile, ma non ci sembra probabile, in quanto non ha ancora sparato nessuna delle cartucce a disposizione.
Un euro è per sempre?
· Abbandonare l’euro è pressoché impossibile, ma non tanto per l’assenza di una clausola di uscita dagli accordi stipulati all’atto dell’adesione alla moneta unica, quanto per i costi che la Grecia si troverebbe a pagare. Di seguito vi diciamo quali sono.
· Reintroduzione della dracma. La reintroduzione della dracma necessita la ridenominazione in quella valuta di tutti i contratti, compresi quelli che regolano i salari, i depositi bancari, i titoli, i mutui, le tasse... Si dovrebbero inoltre riprogrammare i computer, modificare i distributori automatici e tutte le macchinette per il pagamento automatico, nuove banconote e monete dovrebbero essere distribuite in tutto il Paese.
· Iperinflazione. Abbandonato l’euro e adottata la dracma, sarebbe inevitabile una svalutazione; prodotti importati più cari innescherebbero una spinta inflazionistica da un lato, mentre dall’altro il debito pubblico rimasto in valuta forte (l’euro) diverrebbe ancora più pesante da onorare.
· Inoltre la nuova dracma greca sarebbe una piccola valuta all’interno dei mercati finanziari e quindi facile preda di speculazioni con conseguente aumento della sua volatilità. Una valuta molto instabile e volatile scoraggia possibili investimenti, soprattutto di lungo periodo, i più benefici per la crescita economica. Svalutazioni e inflazione elevata e instabilità valutaria porterebbe a un ulteriore abbassamento del rating, con un conseguente incremento dei tassi richiesti dal mercato e un incremento del costo del servizio del debito, rendendo ancor più difficile ripagarlo, aumentando le possibilità di default e rendendo sempre più difficile avere nuovi crediti.
· Infine un Paese che rinnega il suo impegno con l’euro entra in contrasto con gli altri Paesi e non sarà certo il benvenuto ai tavoli decisionali dell’Unione Europea: sarà trattato come un membro di serie B, sempre ammesso che rimanga un membro dell’Unione.
· Fuori dall’euro la Grecia si troverebbe con un’economia ancor più fragile, con inflazione, debito pubblico più elevato e costoso. Una situazione peggiore di quella attuale che, per essere eliminata, richiederebbe riforme ancora più dure delle attuali e sacrifici maggiori ai cittadini. Tutto questo rende, nella pratica, impossibile abbandonare l’euro.
· Tuttavia i tedeschi devono fare anche i conti con la forte esposizione delle loro banche nei confronti della Spagna che è vista come la successiva vittima della speculazione qualora cadesse la Grecia. Per l'esecutivo tedesco salvare Atene oggi significa, quindi, evitare problemi con Madrid domani.
· Accanto a tutto questo si è comunque fatta avanti l'idea che una soluzione accettabile alla crisi passerebbe per un aiuto da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi), che ha soldi a sufficienza per fare un bel bonifico alla Grecia in un batter d'occhio e garantirne la solvibilità, finché non rimette in sesto i conti.
· A giudicare dai costi dei Cds (Credit default swap - le polizze assicurative che i grandi investitori come le banche acquistano per mettersi al sicuro dal fallimento dei loro debitori) la probabilità di un crack greco da qui a 10 anni è data circa 1 a 30, cioè un ipotetico scommettitore che volesse scommettere un euro sul crollo di Atene potrebbe trovare gente disposta a pagargliene 30 (una quotazione non dissimile alla vittoria ai mondiali di calcio 2010 di Portogallo e Costa D'Avorio date 1 a 30 dalla Snai).
stati in default: quanto hanno portato a casa gli investitori? |
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Paese |
Banca d'Inghilterra |
Sturzenegger/Zettelmeyer |
|
|
Dato medio |
Dato medio |
Minimo e massimo |
Argentina |
30% |
27% |
18%-36% |
Belize |
70% |
n. d. |
n. d. |
Rep. Dominicana |
oltre 95% |
n. d. |
n. d. |
Ecuador |
60% |
73% |
53%-81% |
Grenada |
60% |
n. d. |
n. d. |
Pakistan |
65% |
69% |
68%-71% |
Russia |
50% |
47% |
46%-48% |
Russia* |
50% |
37% |
37% |
Ucraina |
60% |
72% |
65%-78% |
Uruguay |
85% |
87% |
80%-95% |
NB: * Percentuali relative a emissione russa denominata in dollari. Banca d'Inghilterra: Bedford, Paul, Adrian Penalver e Chris Salmon: “Resolving the sovereign debt crises: the market-based approach and the role of the Imf”, Financial stability review, Bank of England, giugno 2005. Sturzenegger/Zettelmeyer: Sturzenegger, Federico e Jeromin Zettelmeyer: “Haircuts: estimating investor losses in sovereign debt restructurings 1998-2005”, Imf working paper, 2005.
Salvataggio Grecia: Berlino storce il naso, ma se ne riparla il 25-26 marzo
17 marzo 2010
La Germania vorrebbe più rigore nei confronti della Grecia, l'Olanda smentisce ogni salvataggio, mentre Parigi mostra un profilo più morbido nei confronti di Atene. Fatto sta che in attesa di una posizione di tutta l'Europa la situazione migliora poco per volta.
La Germania vorrebbe più rigore nei confronti della Grecia, l'Olanda smentisce ogni salvataggio, mentre Parigi mostra un profilo più morbido nei confronti di Atene. Fatto sta che in attesa di una posizione di tutta l'Europa la situazione migliora poco per volta.
· La Grecia è ancora sotto i riflettori per la crisi dei suoi conti pubblici e la Germania ne approfitta per proporre più rigore in Europa, suggerendo, misure punitive per tutti quei Paesi che con i loro deficit mettono a repentaglio la stabilità dell'Unione monetaria.
· La risposta degli altri Paesi e di molti osservatori non si è però fatta attendere: anche i tedeschi sono una parte del problema. Infatti, le loro virtù in termini di efficienza e di commercio con l'estero sono un problema per i loro partner europei: i tedeschi esportano molto, ma consumano (e quindi importano) troppo poco. Se solo consumassero di più i Paesi in difficoltà potrebbero trarne beneficio vendendo i loro prodotti ai consumatori tedeschi e ottenendo in questa maniera i soldi necessari per mettere in sesto i propri debiti.
· Insomma, il serpente si morde la coda in una serie di rimpalli di responsabilità che rischia di andare avanti fino a metà di settimana prossima, quando si spera che al consiglio europeo del 25-26 marzo si tirino finalmente le fila di tutta questa telenovela che, di fatto, tra notizie rassicuranti e non, ha lasciato i greci a lavorare quasi da soli al di là delle promesse ricevute. Tutto è perduto? No, anzi!
Atene tira fuori le unghie
· In questo contesto ad Atene hanno lavorato con impegno e serietà, sfidando scioperi, tagliando stipendi e alzando le tasse: nell'impossibilità di svalutare una dracma che non esiste più, Atene ha imboccato la difficile e contrastata via della "svalutazione" di stipendi e pensioni. E secondo alcuni osservatori sta facendo pure bene.
· Tra questi osservatori c'è anche l'agenzia di rating S&P, e non è poco. S&P aveva da tempo declassato il debito pubblico greco a BBB+ (cioè il nostro giudizio di rischioso), e prometteva nuovi tagli nelle sue valutazioni (in gergo si parla di outlook negativo). Oggi ha fatto sapere che le misure prese dal governo greco sono per il momento adeguate alla situazione e che, quindi, pur restando negativo l'outlook, un nuovo taglio nel rating ci potrebbe sì essere, ma non è così dietro l'angolo.
· Attenzione, è vero che non stiamo parlando di una promozione, ma solo di una mancata bocciatura, tuttavia della sostanza in tutto questo c'è, e si vede già da qualche tempo anche dal ridimensionamento dei prezzi dei Cds (i contratti assicurativi sul fallimento greco), calati molto rispetto a febbraio scorso.
· A ulteriore riconferma di questo lento miglioramento della situazione c'è anche da notare che tra il 6 febbraio e il 13 marzo i titoli di Stato greci che vi consigliamo hanno messo su tra l'1,3% e il 2,9%), indice che i mercati hanno guadagnato in fiducia.
· Che la situazione sia migliorata lo si vede, infine, anche dalle ultime dichiarazioni di Atene che ha detto di non essere più disposta a pagare il 6% di interessi sulle sue nuove emissioni e di essere disposta a ricorrere al Fondo monetario internazionale in caso di mancato aiuto da parte dall'Unione Europea. In poche parole Atene, grazie alle scelte importanti compiute sul piano del risanamento, oggi sa di poter trattare da una posizione migliore rispetto a un mese fa ed è decisa a farlo, con buona pace della Germania.
Salvataggio Grecia: Berlino storce il naso, ma se ne riparla il 25-26 marzo
22 marzo 2010
La Germania vorrebbe più rigore nei confronti della Grecia, l'Olanda smentisce ogni salvataggio, mentre Parigi mostra un profilo più morbido nei confronti di Atene. Fatto sta che in attesa di una posizione di tutta l'Europa la situazione migliora poco a poco.
· La Grecia è ancora sotto i riflettori per la crisi dei suoi conti pubblici e la Germania ne ha approfittato per proporre più rigore in Europa, suggerendo misure punitive per tutti quei Paesi che con i loro conti pubblici mettono a repentaglio la stabilità dell'Unione monetaria.
· La risposta degli altri Paesi e di molti osservatori non si è fatta attendere: anche i tedeschi sono parte del problema. Infatti, le loro virtù in termini di efficienza e di commercio con l'estero sono un problema per i loro partner europei: i tedeschi esportano molto, ma consumano (e quindi importano) troppo poco. Se solo consumassero di più i Paesi in difficoltà potrebbero trarne beneficio vendendo i loro prodotti ai consumatori tedeschi e ottenendo in questa maniera i soldi necessari a mettere in sesto i loro debiti.
· Insomma, il serpente si morde la coda in una serie di rimpalli di responsabilità che rischia di andare avanti fino a metà di questa settimana, quando si spera che al consiglio europeo del 25-26 marzo si tirino finalmente le fila di tutta questa telenovela che, di fatto, tra notizie rassicuranti e non, ha lasciato i greci a lavorare quasi da soli al di là delle promesse. Dunque tutto è perduto? No, anzi!
Atene tira fuori le unghie
· In questo contesto ad Atene hanno lavorato con impegno e serietà, sfidando scioperi, tagliando stipendi e alzando le tasse: nell'impossibilità di svalutare una dracma che non esiste più, Atene ha imboccato la difficile e contrastata via della "svalutazione" di stipendi e pensioni. E secondo alcuni osservatori sta facendo pure bene.
· Tra questi osservatori c'è anche l'agenzia di rating S&P, e non è poco. S&P aveva da tempo declassato il debito pubblico greco a BBB+ (che corrisponde a rischioso nella nostra metodologia di valutazione), e prometteva nuovi tagli nelle sue valutazioni (in gergo si parla di outlook negativo). La scorsa settimana ha fatto sapere che le misure prese dal governo greco sono per il momento adeguate alla situazione e che, quindi, pur restando negativo l'outlook, un nuovo taglio nel rating ci potrebbe sì essere, ma non è così dietro l'angolo. Attenzione, è vero che non stiamo parlando di una promozione, ma solo di una mancata bocciatura, tuttavia della sostanza in tutto questo c'è, e inizialmente si è assistito pure a un ridimensionamento dei prezzi dei Cds (i contratti assicurativi sul fallimento greco), calati a metà marzo rispetto allo scorso febbraio (e risaliti solo negli ultimissimi giorni in attesa del vertice europeo).
· A ulteriore riconferma di questo lento miglioramento della situazione c'è anche da notare che tra il 6 febbraio e il 19 marzo i titoli di Stato greci che vi consigliamo hanno messo su tra lo 0,9% e il 2,5% netto), indice che i mercati hanno guadagnato in fiducia.
· Che la situazione sia migliorata lo si vede, infine, anche dalle ultime dichiarazioni di Atene che ha detto di non essere più disposta a pagare il 6% di interessi sulle sue nuove emissioni e di essere disposta a ricorrere al Fondo monetario internazionale in caso di un eventuale mancato aiuto da parte dall'Unione Europea. In poche parole Atene, grazie alle scelte importanti compiute sul piano del risanamento, oggi sa di poter trattare da una posizione migliore rispetto a un mese fa ed è decisa a farlo, con buona pace della Germania che, infatti, ha poi gettato acqua sul fuoco cambiando linea e sostenendo che un soccorso del Fondo monetario non sarebbe poi così grave.
Downgrade della Grecia
7 aprile 2010
Le ultime voci sulla situazione delle finanze greche e sul piano di intervento degli altri Paesi europei hanno messo in allarme i mercati. Abbassiamo il nostro giudizio sull'affidabilità del Paese.
Nonostante i conti in rosso e le finanze al verde, la Grecia nella gestione del bilancio vorrebbe avere carta bianca. E la vicenda torna a tingersi di giallo.
· Dopo la rassicurante chiusura del vertice di due settimane fa, quando i Paesi europei hanno sostanzialmente raggiunto un accordo sul sostegno alla Grecia con il supporto del Fondo monetario internazionale, nella giornata di ieri una serie di voci allarmanti sono tornate a preoccupare gli investitori.
· Secondo alcune fonti di stampa, Atene starebbe cercando di modificare le condizioni dell’eventuale intervento europeo, da un lato per evitare di far entrare in campo il Fondo monetario internazionale e dall’altro per ottenere condizioni più favorevoli.
· Partiamo dal primo punto: perché evitare gli aiuti del Fondo monetario internazionale? Non è solo una questione di costo: far intervenire il Fondo significa aprirgli i propri bilanci, e far saltar fuori gli eventuali scheletri nell’armadio. E qualche avvisaglia su possibili sorprese negative già c’è: l’Eurostat (l’istituto di statistica europeo) sta valutando i conti pubblici greci, e secondo alcuni voci il deficit potrebbe attestarsi al 14% del Pil (la ricchezza prodotta) e non al 12,7% dichiarato da Atene.
· Passando poi all’eventuale intervento degli altri Paesi europei, anche qui Atene sembra puntare i piedi. Può trattarsi solo di un tentativo di abbassare il prezzo da pagare, anche perché la Germania preme per far pagare ad Atene il 6-6,5% contro il 4-4,5% pagato da altri grandi “malati” come Portogallo e Irlanda. Ma in fondo il tasso chiesto dalla Germania è quasi in linea con quello spuntato da Atene nell’ultima emissione di titoli (il 5,9%), se ha accettato di pagarlo nell’asta di pochi giorni fa perché ora si rifiuta? Può trattarsi di un segnale che i conti greci sono più in affanno di quanto appaia, e che la Grecia non è più in grado di sostenere un costo così alto.
· A conferma del fatto che Atene sta cercando di finanziarsi su altri fronti, possibilmente meno cari, è arrivata anche la notizia secondo cui starebbe per emettere un bond negli Usa, sperando così di superare la sempre minor affezione degli investitori europei (l’ultima asta ha visto un drastico calo del rapporto tra domanda e offerta).
· In questo scenario incerto il differenziale di rendimento tra i bond greci e il più “tranquillo” bund tedesco è schizzato oltre il 4%, un record mai toccato dall’introduzione nell’euro nel 1999 (settimana scorsa era “solo” del 3,5%). I titoli della nostra selezione ne hanno pagato le conseguenze: il prezzo del bond con scadenza 2017 è passato in un solo giorno da 88,22 a 85,03 (-3,6%), quello con scadenza 2018 è calato da 88,95 a 85,8 (-3,5%), quello con scadenza 2019 passa da 97,1 a 92,9 (-4,3%).
· Anche il prezzo dei credit default swap, una sorta di “assicurazione” sul rischio fallimento della Grecia, torna a segnare allarme rosso: in una sola giornata è passato da circa 320 a 374, il livello più alto dallo scorso febbraio.
· Il mercato, insomma, si sta interrogando su quali siano le vere motivazioni del comportamento della Grecia: una dimostrazione di forza, per provare di essere in grado di “camminare” con le proprie gambe, o dietro c’è qualcos’altro? Certo può darsi che Atene sia solo cercando di mostrare i muscoli, così come può darsi che si tratti solo di un ultimo attacco speculativo prima di un periodo di calma relativa (passato lo “scoglio” dei rimborsi da qui a maggio, Atene non avrà altri debiti da rifinanziare prima del 2011). Ma potrebbe anche esserci qualcosa di peggio: c’è n’è a sufficienza, a nostro avviso, per abbassare il nostro giudizio sull’affidabilità della Grecia dall’attuale discreta al livello minimo, cioè sufficiente. Chi vuole investire in bond greci può ancora farlo (tanto più che il calo dei prezzi ha reso i rendimenti ancora più interessanti) ma solo se conscio di tutti i rischi della situazione attuale. E in ogni caso, vi ribadiamo il nostro consiglio di non superare il 20% del vostro portafoglio complessivo.
Atene prova a fare la furba?
7 aprile 2010
Nonostante i conti in rosso e le finanze al verde, la Grecia nella gestione del bilancio vorrebbe avere carta bianca. E la vicenda torna a tingersi di giallo.
· Dopo la rassicurante chiusura del vertice di due settimane fa, quando i Paesi europei hanno sostanzialmente raggiunto un accordo sul sostegno alla Grecia con il supporto del Fondo monetario internazionale, nella giornata di ieri una serie di voci allarmanti sono tornate a preoccupare gli investitori.
· Secondo alcune fonti di stampa, Atene starebbe cercando di modificare le condizioni dell’eventuale intervento europeo, da un lato per evitare di far entrare in campo il Fondo monetario internazionale e dall’altro per ottenere condizioni più favorevoli.
· Partiamo dal primo punto: perché evitare gli aiuti del Fondo monetario internazionale? Non è solo una questione di costo: far intervenire il Fondo significa aprirgli i propri bilanci, e far saltar fuori gli eventuali scheletri nell’armadio. E qualche avvisaglia su possibili sorprese negative già c’è: l’Eurostat (l’istituto di statistica europeo) sta valutando i conti pubblici greci, e secondo alcuni voci il deficit potrebbe attestarsi al 14% del Pil (la ricchezza prodotta) e non al 12,7% dichiarato da Atene.
· Passando poi all’eventuale intervento degli altri Paesi europei, anche qui Atene sembra puntare i piedi. Può trattarsi solo di un tentativo di abbassare il prezzo da pagare, anche perché la Germania preme per far pagare ad Atene il 6-6,5% contro il 4-4,5% pagato da altri grandi “malati” come Portogallo e Irlanda. Ma in fondo il tasso chiesto dalla Germania è quasi in linea con quello spuntato da Atene nell’ultima emissione di titoli (il 5,9%), se ha accettato di pagarlo nell’asta di pochi giorni fa perché ora si rifiuta? Può trattarsi di un segnale che i conti greci sono più in affanno di quanto appaia, e che la Grecia non è più in grado di sostenere un costo così alto.
· A conferma del fatto che Atene sta cercando di finanziarsi su altri fronti, possibilmente meno cari, è arrivata anche la notizia secondo cui starebbe per emettere un bond negli Usa, sperando così di superare la sempre minor affezione degli investitori europei (l’ultima asta ha visto un drastico calo del rapporto tra domanda e offerta).
· In questo scenario incerto il differenziale di rendimento tra i bond greci e il più “tranquillo” bund tedesco è schizzato oltre il 4%, un record mai toccato dall’introduzione nell’euro nel 1999 (settimana scorsa era “solo” del 3,5%). I titoli della nostra selezione ne hanno pagato le conseguenze: il prezzo del bond con scadenza 2017 è passato in un solo giorno da 88,22 a 85,03 (-3,6%), quello con scadenza 2018 è calato da 88,95 a 85,8 (-3,5%), quello con scadenza 2019 passa da 97,1 a 92,9 (-4,3%).
· Anche il prezzo dei credit default swap, una sorta di “assicurazione” sul rischio fallimento della Grecia, torna a segnare allarme rosso: in una sola giornata è passato da circa 320 a 374, il livello più alto dallo scorso febbraio.
· Il mercato, insomma, si sta interrogando su quali siano le vere motivazioni del comportamento della Grecia: una dimostrazione di forza, per provare di essere in grado di “camminare” con le proprie gambe, o dietro c’è qualcos’altro? Certo può darsi che Atene sia solo cercando di mostrare i muscoli, così come può darsi che si tratti solo di un ultimo attacco speculativo prima di un periodo di calma relativa (passato lo “scoglio” dei rimborsi da qui a maggio, Atene non avrà altri debiti da rifinanziare prima del 2011). Ma potrebbe anche esserci qualcosa di peggio: c’è n’è a sufficienza, a nostro avviso, per abbassare il nostro giudizio sull’affidabilità della Grecia dall’attuale discreta al livello minimo, cioè sufficiente. Chi vuole investire in bond greci può ancora farlo (tanto più che il calo dei prezzi ha reso i rendimenti ancora più interessanti) ma solo se conscio di tutti i rischi della situazione attuale. E in ogni caso, vi ribadiamo il nostro consiglio di non superare il 20% del vostro portafoglio complessivo.
La Grecia sotto pressione: rendimenti alle stelle e prezzi alle stalle
26 aprile 2010
La notizia che il rapporto tra deficit pubblico e Pil della Grecia nel 2009 è al 13,6% anziché al 12,9% ha contribuito ad affossare le quotazioni dei titoli di Stato ellenici, già in difficoltà nel corso di tutta la settimana, in attesa del concretizzarsi del piano di salvataggio previsto per metà maggio.
· La settimana scorsa è stata assai turbolenta per i titoli di Stato greci che se la sono dovuta vedere con la notizia che l'aiuto dei partner europei al governo greco sarebbe stato tre volte quello preventivato (90 miliardi anziché 30, peccato però che la notizia non riguardasse l'oggi, ma la possibilità di ulteriori interventi dal 2011 in poi).
· In seguito i bond greci si sono confrontati con le voci venute dagli Usa per cui la Grecia starebbe pensando di pagare solo il 75% dei suoi debiti (con un taglio del 25%), quindi con la notizia che il rapporto deficit/Pil nel 2009 è stato più alto delle attese e, infine con un ulteriore taglio del giudizio (da A2, nostro discreto a A3, sufficiente) da parte dell'unica agenzia di rating che conserva sulla Grecia un giudizio sopra la tripla B.
· Nel frattempo anche i Cds (i contratti d'assicurazione stipulati sull'insolvenza del debito greco) sono saliti ai massimi (vedi grafico qui sotto) facendo pensare a una maggior probabilità di default greco e si sono trascinati dietro i rendimenti dei titoli di Stato ellenici oggi generalmente sopra l'8% (per converso i prezzi sono crollati, a seconda dei titoli anche sotto quota 80 centesimi).
· Se ciò non bastasse chi intende assicurarsi da un default greco da qui a due o tre anni deve pagare un prezzo più elevato rispetto a chi si vuole assicurare dal fallimento nei prossimi dieci anni. Questo dato fa pensare che i mercati percepiscano le difficoltà della Grecia come un problema che riguarda un futuro vicino.
· Infine hanno pesato sulla situazione le numerose dichiarazioni di esponenti del governo tedesco restii a fornire un aiuto alla Grecia per motivi di politica interna (il 9 maggio c'è un'importante elezione regionale e gli elettori tedeschi non sono particolarmente entusiasti di fronte all'idea di dare una mano alla Grecia).
La tragedia greca farà dei morti o finirà in farsa?
· C'è un problema di fondo con la Grecia: che finora tutte le notizie sono state riviste costantemente in versione peggiorativa. Il deficit è stato più alto del previsto e il piano di recupero sta andando per le lunghe. Non c'è fiducia completa nel fatto che i greci siano all'altezza dei compiti che ora la Storia sta assegnando loro (e gli scioperi dimostrano che il problema più urgente del popolo greco è portare a casa il pane piuttosto che ripianare i debiti). Quindi la notizia di un taglio del 25% per alcuni potrebbe essere assolutamente plausibile.
· Tuttavia il debito greco non è in mano ai greci, ma è in mano ai risparmiatori europei e quando gli Stati europei finanzieranno direttamente la repubblica ellenica secondo i progetti già approvati questo debito sarà pure in mano agli Stati. Insomma nessuno ha davvero convenienza a veder saltare la Grecia.
· Infine la Grecia rischierebbe grosso a pagare solo il 75% dei suoi debiti. Certo uno Stato può decidere di fare quel che vuole, anche in barba ad accordi internazionali (inutile dire che un simile provvedimento sarebbe "illegale"), ma poi gli altri Stati sono liberi di fargliela pagare.
· Detto ciò il prezzo delle tre obbligazioni greche che vi consigliamo è sceso tra 74 e 82, un livello compatibile con un eventuale pagamento di solo il 75% del suo debito, per cui non ci sembra il caso di venderle. Infatti, se ci sarà un taglio del 25% nei pagamenti (di fatto un default) è improbabile che le perdite aumentino. Se non ci sarà, sono assicurati alti rendimenti. E comunque il premier greco venerdì ha chiesto ufficialmente gli aiuti europei, il che potrebbe contribuire a una soluzione più rapida.
La Grecia è in serie difficoltà: ecco che cosa fare
28 aprile 2010
Il governo tedesco si è mostrato reticente all'idea di salvare la Grecia e questo ha fatto sprofondare i titoli greci. Esaminiamo tre scenari. Quello più probabile che vede l'Europa venire in soccorso di Atene e salvarla, e quelli meno probabili, ma pur sempre possibili, che vedono un fallimento greco o una ristrutturazione del debito pubblico greco.
· Con un deficit al 13,6% del Pil, un debito pubblico al 115,1% del Pil nel 2009, tassi a cui finanziarsi che rasentano il 10%, e un'economia praticamente ferma, la Grecia trova spianata di fronte a sé la via dell'insolvenza. La salva solo una cosa: fa parte dell'euro e se dovesse fallire la Grecia il progetto euro finirebbe per passare grossi guai. In altre parole se i partner europei non aiuteranno Atene c'è il serio rischio che un crack greco abbia su Eurolandia effetti simili a quelli che il crack Lehman ha avuto sulle Borse mondiali.
· Per questo motivo l'Europa si è mossa (e con essa il Fondo monetario internazionale) per garantire ad Atene un prestito di 45 miliardi di euro che possa mettere al sicuro le sue finanze per un annetto buono, il tempo di portare avanti misure draconiane.
· Su questa strada si è però piazzato di traverso l'elettore tedesco, per nulla incline all'idea di usare i suoi soldi per salvare la Grecia. Il ragionamento dell'elettore tedesco è corretto: se salvo oggi Atene, domani anche gli altri si sentiranno in diritto di fare le cicale perché poi arriva la formica tedesca a risolvere i conti. In attesa di una importante scadenza elettorale il 9 maggio la cancelliera Merkel ha per alcuni giorni paralizzato ogni possibilità di aiuto ad Atene. Il 10 maggio ci dovrebbe comunque essere una riunione europea, giusto in tempo per l'importante scadenza di titoli di Stato greci del 19 maggio che, altrimenti Atene non saprà ripagare. Stando così le cose è comprensibile la bufera sui mercati.
Quali sono gli scenari possibili?
Abbiamo identificato tre scenari possibili che grosso modo riassumono le possibilità che ci sono ora per la Grecia (e di converso per chi vi ha investito).
– L'Europa aiuta la Grecia: in questo caso i prezzi delle obbligazioni greche, ora crollate sotto quota settanta, tornano a livelli normali, pre-crisi, e i rendimenti scendono a livelli simili a quelli di Spagna e Portogallo. Chi ha investito in titoli di Stato greci ottiene ottimi guadagni. Secondo noi è lo scenario più probabile, perché, appunto, evita le conseguenze di un crack stile Lehman.
– La Grecia ristruttura il debito: ossia decide di allungare i tempi di pagamento (le scadenze dei bond), oppure decide un taglio delle cedole o del capitale, oppure decide un insieme di tutte queste cose (prospettiva, peraltro, bocciata dall'UE). Quale sarebbe in questo caso il valore dei titoli di Stato greci? Abbiamo esaminato l'ipotesi di una moratoria di 3 anni sui rimborsi del capitale, cioè che Atene allunghi la scadenza di tutte le sue obbligazioni di 3 anni, tenendo invariate le cedole. Questa semplice misura consentirebbe al Paese di tirare il fiato fino al 2014 senza sborsare una lira, salvo le cedole. In questo caso i titoli Greci che fino a oggi vi abbiamo consigliato Grecia 4,3% 20/07/2017, Grecia 4,6% 20/07/2018, Grecia 6% 19/07/2019 diventerebbero rispettivamente Grecia 4,3% 20/07/2020, Grecia 4,6% 20/07/2021, Grecia 6% 19/07/2022. Ipotizzando che la ristrutturazione migliori i conti greci e li porti a livelli simili a quelli portoghesi possiamo pensare a rendimenti intorno al 5,5% lordo (quello che hanno oggi i titoli portoghesi tra i 10 e i 13 anni). Per ottenere un simile rendimento il prezzo dovrebbe essere intorno a 91 per Grecia 4,3% 20/07/2020 (oggi è 63,5), intorno a 92 per Grecia 4,6% 20/07/2021 (oggi è 64,5), intorno a 104 per Grecia 6% 19/07/2022 (oggi è 71). Ovviamente i prezzi possono variare molto in base alle diverse ipotesi di ristrutturazione. Ad esempio se oltre a un rinvio di tre anni dei pagamenti ipotizzassimo anche un dimezzamento delle cedole, i valori dei titoli greci in caso di ristrutturazione calerebbero drasticamente a 74 per Grecia 4,3% 20/07/2020, a 72 per Grecia 4,6% 20/07/2021, a 77 per Grecia 6% 19/07/2022, solo poco sopra i prezzi attuali. Al di là delle dichiarazioni contrarie delle autorità europee consideriamo questo scenario più probabile rispetto a un default, ma meno probabile di un salvataggio in extremis.
– La Grecia fallisce come l'Argentina: in questo caso alla fine lo Stato greco potrebbe pagare tra il 30% e il 50% del valore dei suoi bond. Chi ha investito 10.000 euro in titoli Greci se ne ritroverebbe in mano tra 3.000 e 5.000, o forse un po' di più perché probabilmente li ha comprati a un prezzo non di 100, ma di 90, per cui la perdita è minore (10.000 euro diventano tra 3.300 e 5.500). Si tratta dello scenario peggiore, ma secondo noi pur essendo possibile, non è il caso più probabile.
Che cosa fare coi bond greci?
· Lo scenario più probabile è che Berlino farà il suo dovere e sosterrà Atene quindi potete mantenere i bond greci se li avete già, o acquistarli, se non li avete, entro i limiti di non più di un quinto del vostro portafoglio. Il resto del vostro portafoglio investitelo, comunque su titoli più affidabili come i BTp, i titoli di Stato francesi o tedeschi (vedi tabella Per chi non ama il rischio).
· Se non ve la sentite di prendere alcun rischio con la Grecia potete scegliere di vendere oggi i bond ellenici e di acquistarli non appena sarà chiaro che la Grecia non fallisce.
· Dove è possibile investire i soldi in questo caso? Chi non vuole assolutamente correre rischi e pur di non correrne è disposto ad accettare tassi bassi può ricorrere ai BTp o a titoli di Stato tedeschi o francesi.
· Chi nell'incertezza intende comunque diversificare i suoi investimenti con un occhio ai rendimenti può valutare i titoli di Stato offerti da altri Pigs (acronimo che oggi indica Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, un tempo al posto dell'Irlanda c'era l'Italia) i cui tassi sono elevati.
· Attenzione se venisse giù la Grecia non è detto che resterebbero del tutto immuni dalla crisi, tanto che sia il Portogallo sia la Spagna sono appena stati declassati dall'agenzia di rating S&P.
La mannaia delle agenzie di rating decapita i bond greci
18 giugno 2010
Anche l'ultima agenzia di rating che ancora offriva ad Atene un giudizio pari a sufficiente ha, infine, declassato il debito greco a "spazzatura". In base alle nostre regole dobbiamo consigliare al buon padre di famiglia di vendere i bond greci in suo possesso.
Ci sono state novità per i conti greci la scorsa settimana? No: sui giornali o dalle agenzie non è uscito nulla che arricchisse le informazioni a disposizione dei risparmiatori circa la salute dello Stato ellenico. D'altronde è anche ovvio che in momenti di crisi, gestita la sbornia di paure e di timori della prima ora, si entri in una lunga fase in cui i governi mettono mano alle misure necessarie a riparare i danni del passato e in cui gli investitori stanno a guardare. E questo è più o meno in linea con la situazione descritta fino a qualche giorno fa sia dai tassi, sia dai Cds (le assicurazioni sul rischio di un default) della Grecia. Tuttavia, nella quiete di questo primo scorcio di giugno, qualcosa è successo.
Atene bocciata all'ultimo esame sull'affidabilità
· Se già da tempo Fitch e S&P davano dell'affidabilità greca un giudizio molto negativo (il giudizio di S&P è da tempo pari a BB+, sotto l'investment grade, ossia un livello per speculatori), questa valutazione da parte delle principali agenzie di rating non era ancora unanime. Infatti fino al 14 giugno Moody dava alla Grecia ancora una valutazione pari ad A3, corrispondente al nostro sufficiente. E noi condividevamo tale giudizio, visto che se è vero che la Grecia è virtualmente fallita (lo abbiamo sempre detto), è anche vero che l'Europa è intenzionata a sostenerla.
· Ora, però, anche Moody ha declassato la Grecia e ha tagliato di ben 4 livelli il suo giudizio portandolo a quota Ba1, un livello spazzatura, identico a quello descritto nella valutazione di S&P. A noi non è giunta notizia di alcuna grave novità sulla Grecia, tale da giustificare un simile taglio (vedi grafico). Che abbiano informazioni "privilegiate"?
E noi dobbiamo passare a vendere i suoi bond
· A questo punto la scelta è inevitabile e ci viene imposta dalle metodologie di selezione dei bond che ci siamo imposti fin dagli albori di Soldi Sette e a cui intendiamo attenerci anche in questi casi per restare credibili (per saperne di più potete andare sul nostro sito al link www.altroconsumo.it/finanza/map/show/694010/src/4912843.htm). Il livello di affidabilità dei titoli di Stato greci passa, quindi, da sufficiente a rischioso. E di conseguenza il nostro consiglio per i titoli di Stato greci passa da acquistare (per scadenze a 5-7 anni) o mantenere (per scadenze 7-10 anni) a vendere.
· Come si esce dall’investimento? Dipende da quando avete acquistato i bond. Ad esempio chi ha acquistato il 6 febbraio 2010 incassa perdite tra il 16% e il 17,5% (al netto di tasse e commissioni), mentre chi ha acquistato i bond il 5 maggio, guadagna tra il 5,9% e il 7,3%.
· Per ottenere rendimenti comunque interessanti potete a questo punto puntare sui titoli in euro che vi consigliamo a pagina 11. Rendimenti elevati sono forniti dai titoli di Stato spagnoli e portoghesi che, comunque, beneficiano di una affidabilità superiore a quella greca.
· Ovviamente il consiglio di vendere è destinato al buon padre di famiglia, per chi non teme il rischio e vuole azzardare una speculazione, l'opzione di mantenere i titoli di Stato greci che ha acquistato (magari riducendone il peso a una parte limitata del suo portafoglio complessivo) resta aperta. Infatti la sentenza sul rating greco non significa necessariamente che la Grecia salti di qui a domani, sconta più che altro la prospettiva che, terminata l'emergenza europea, terminino anche gli aiuti e che alla fine Atene debba ristrutturare il suo debito, pagandolo anziché il 100% una somma inferiore. Quanto? Usando una regola del pollice si può pensare a una somma intorno ai prezzi attuali di 80, cioè l'80% del loro valore. Il premio della scommessa sta nel fatto che la Grecia alla fine non ristrutturi (il guadagno sarà un incasso di 100 euro ogni 80 euro spesi), il rischio sta che la Grecia alla fine ristrutturi molto male con incassi di 50, 60 euro contro 80 euro spesi).
La Grecia procede a piccoli passi
25 agosto 2010
Nonostante i progressi registrati la situazione greca resta difficile. Facciamo il punto sulla situazione.
La Grecia ha vissuto una primavera assai difficile. Il suo debito pubblico nell'ordine del 115% della ricchezza prodotta nel 2009 e le revisioni successive del deficit di bilancio (13,6% nel 2009) hanno risvegliato la diffidenza dei mercati che dubitano della capacità del Paese di onorare i suoi debiti. In poco tempo la Grecia si è trovata nell'impossibilità di finanziarsi. Il piano di aiuti messo in piedi dall'Unione Europea e dal Fondo Monetario internazionale ha regalato un po' di ossigeno ad Atene, ma oggi i titoli greci sono poco scambiati e offrono ancora tassi assai elevati, segno che la diffidenza dei mercati non è finita. L'attuazione dei piani concordati dal governo greco con Fondo monetario e Unione europea è dunque essenziale perché la Grecia possa ritrovare la strada dei mercati. E qui ci sono delle buone notizie: se pure Unione europea e fondo monetario restano prudenti, si dicono comunque soddisfatti dai progressi realizzati.
Progressi importanti
Il primo rapporto trimestrale sull'evoluzione delle riforme greche è prudente, ma ottimista. Nonostante le difficoltà a limitare le spese a livello locale, quelle di sicurezza sociale e quelle di sistema sanitario, il Paese dovrebbe essere in grado di rispettare i limiti concordati con le istituzioni internazionali. Per cui, se pure Fondo monetario e Unione europea insistono sulla necessità di limitare l'evasione fiscale e controllare meglio le spese a livello locale e aumentare i poteri dell'amministrazione fiscale, c'è comunque spazio per l'ottimismo. Le riforme del sistema pensionistico approvate dal parlamento greco nonostante la loro impopolarità e quelle del mercato del lavoro sono fonti di ottimismo perché mostrano una forte volontà riformista da parte del primo ministro Papandreu, nonostante il suo costo politico. Altro fatto rassicurante è che, contrariamente ai dubbi di alcuni, lo stato di salute del sistema finanziario greco non sembra così tragico: delle sei banche greche che sono state sottoposte agli stress test europei (pesano per circa il 90% del settore bancario del Paese), solo una non è stata in grado di superarlo: ATEbank. Per questo la decina di miliardi di euro previsti nel piano di aiuto per stabilizzare il settore finanziario dovrebbero essere sufficienti a sopperire le necessità del settore.
Molto resta, comunque, da fare
Nonostante i progressi registrati la situazione greca resta difficile. Secondo il Fondo monetario l'economia dovrebbe contrarsi del 4% nel 2010 e del 2,5% nel 2011 e il Paese sembra avviato a un lungo periodo di crisi. Inoltre, se pure alcune riforme sono state già avviate, il cammino da percorrere perché il Paese possa ritrovare competitività è ancora accidentato, perché nella società greca ci sono molti gruppi pronti a difendere i propri interessi e privilegi con le unghie. Lo sciopero dei camionisti di fine luglio ne è solo l'esempio più recente. Il numero di licenze per l'esercizio di questa attività era finora strettamente limitato (le ultime licenze erano vecchie di 40 anni) facendo volare il costo di una licenza sopra i 100.000 euro. La liberalizzazione di questo settore poterà più concorrenza, ma soprattutto annullerà il valore delle licenze. Non è un caso isolato e numerosi altri settori a lungo protetti dalla concorrenza dovranno essere liberalizzati. Si tratta di una modernizzazione necessaria, ma difficile da gestire.
Il ritorno ai mercati non sembra imminente
Questa mordernizzazione dell'economia resta comunque un elemento chiave perché il piano di aiuti possa avere successo. Il risanamento delle finanze pubbliche è di prima importanza nell'immediato, ma a termine solo un'economia più competitiva sarà in grado di non far ricadere la Grecia nel passato. Per ora l'opinione favorevole del Fondo monetario e dell'Unione europea dovrebbero permettere di dare il via libera ai primi 9 miliardi di euro di aiuti al Paese. Ciò permetterà alla Grecia di finanziarsi continuando a perseguire le sue riforme, ma solo un ritorno sui mercati del debito a condizioni non penalizzanti indicherà la fine della crisi. Per arrivarci il proseguimento delle riforme sarà essenziale.
Fuoco greco
18 aprile 2011
Il ministro delle finanze tedesco si è lasciato scappare alcune frasi, interpretate come un via libera a un default greco. Nonostante le ritrattazioni e parole positive su Atene da parte del Fondo monetario internazionale i rendimenti dei bond greci a breve sono schizzati.
Il ministro delle finanze tedesco si è lasciato scappare alcune frasi, interpretate come un via libera a un de-fault greco. Nonostante le ritrattazioni e parole posi-tive su Atene da parte del Fondo monetario interna-zionale i rendimenti dei bond greci a breve sono schizzati. Il titolo di Stato greco GGB 5,25% 18/5/12 ha chiuso venerdì scorso con un prezzo di circa 88 e un rendimento netto oltre il 15%. Ma la Grecia fallirà davvero? Vale la pena una scommessa? Mettiamo in fila i fatti. Il primo è che è probabile che la Grecia dichiari bancarotta. I Cds (le assicurazioni sull'insol-venza degli emittenti) danno oltre il 30% di probabi-lità di un taglio del 30% dei rimborsi. L'agenzia di rating S&P avrebbe parlato di una sforbiciata sul de-bito greco addirittura del 50-70%. In passato hanno fatto un make up alla contabilità tanto da far sembra-re le finanze greche molto più sane di quanto fossero. Per il 2011 Atene non ha bisogno di denaro e un di-sastro non accadrà prima del 2012. Dopo di che a sostenere il Partenone c'è il fondo europeo salvastati, almeno finché resiste la volontà politica di evitare una nuova Lehman (le banche francesi sono grandi detentori di titoli greci e nel 2012 a Parigi si vota). I rendimenti elevati sono giustificati dall'incertezza su fino a quando reggerà la volontà politica di sostenere Atene. Una scommessa ci sta, anche per recuperare i soldi che forse dovrete spendere in nuove tasse (vedi pagina 3), ma con la coscienza che se probabilmente tra un anno 1.000 euro in bond greci saranno 1.150 non è, comunque, escluso che si dimezzino.
La Grecia resterà nell’euro
11 giugno 2015
La Grecia fallisce o non fallisce? E se sì, quando avverrà? In tanti vorrebbero saperlo e, magari, scommetterci su per strappare qualche bel guadagno. Qui trovi i prodotti da comprare per scommettere sulla salvezze di Atene.
La Grecia è sull’orlo del baratro: se non paga i debiti a fine giugno, fallisce. In queste ore il Paese sta cercando prestiti internazionali per andare avanti, ma non riesce ad accordarsi sulle condizioni per ricevere i soldi. Le conseguenze di un fallimento greco sono imprevedibili, soprattutto per gli altri Paesi della zona euro: per questo, non sono in pochi a pensare che alla fine un accordo si troverà. Un accordo sulla Grecia farebbe molto bene non solo al prezzo delle obbligazioni greche e alla Borsa greca, ma a tutte le Borse della zona euro in generale. Quali gli strumenti migliori per scommettere su questa eventualità? Eccoli. Puoi acquistarli già ora.
Certificate 7x long di Société Générale (50,05 euro; Isin DE000SG409M1). Moltiplica per 7 i movimenti del listino meneghino: se un giorno Milano guadagna il 2%, questo certificate sale del 14% (circa). Vero, non investe direttamente sul mercato greco, ma lo riteniamo comunque valido per due motivi. Primo: la Borsa italiana è quella che storicamente reagisce di più alle tensioni sulla Grecia – l’Italia è l’altro grande malato, in termini di debiti, della zona euro. Non per nulla lo scorso 9 giugno è bastata la notizia di un tentativo di “conciliazione” da parte della Grecia – con una letterina di sole 3 pagine – per far salire la Borsa di Milano di oltre l’1% in poco più di un’ora. Secondo: se speculazione deve essere, meglio fare più soldi nel minor tempo possibile. In questo senso, moltiplicare per 7 i movimenti di Piazza Affari è l’ideale – il certificate sempre il 9 giugno è salito di oltre l’8% in poco più di un’ora. Il certificate in questione lo compri sul segmento Sedex di Piazza Affari – tra tutti quelli quotati per noi è la miglior scelta.
Etf Lyxor ucits ftse athex large cap (1,097 euro; Isin FR0010405431). È un Etf che ti permette di seguire l’andamento delle 25 principali azioni quotate sulla Borsa di Atene. Ci piace per due motivi. Il primo è ovvio: punti direttamente sulla Grecia. Secondo: lo compri tranquillamente a Piazza Affari, quindi paghi poco in termini di commissioni bancarie di compravendita. Attenzione, però: punta tanto sulle banche greche. Da un lato è bene, perché il settore finanziario è quello che maggiormente dovrebbe beneficiare da un accordo di salvataggio. Dall’altro è un male: la storia degli ultimi anni ci insegna che in situazioni così delicate il rischio di qualche sorpresa nei bilanci bancari non è da escludere.
C’è poi una terza soluzione, ma è molto più rischiosa delle altre due. Stiamo parlando del Bond Greece 2012 0% 15/10/42 (0,481 Isin GRR000000010). È una delle obbligazioni che è stata emessa dopo il fallimento del 2012. Non la devi pensare come a una normale obbligazione: non avrai il rimborso del capitale investito. Avrai solo alcune cedole che saranno pagate solo se la ricchezza greca supera certi parametri – per tanti anni, quindi non le vedrai. Insomma, va considerato come una sorta di azione legata all’andamento dell’economia greca. Se l’accordo venisse trovato sulla Grecia, potrebbe anche comportarsi meglio della Borsa greca – non sei legato solo ad alcune società quotate in Borsa, ma a tutta l’economica greca. Siamo, però, scettici nel consigliarlo: se la Grecia fallisce e esce dall’euro, il bond continuerà a essere scambiato? E verrà denominato in dracme? Insomma, se le cose dovessero andare male, i rischi di restare imbrigliato in questo investimento, senza possibilità di scappare, sono davvero troppo elevati, anche per uno speculatore…
Scegli tu, quindi, tra i primi due strumenti quale preferisci usare. Ricorda che stiamo parlando di una scommessa, quindi non dedicarci più del 5% del portafoglio. Se scegli il certificate, ripassati le regole per usarlo – le trovi su Altroconsumo Finanza n° 1096 (erano fatte per il certificate short, ma valgono anche per quello qui consigliato). In ogni caso se l’accordo per la Grecia non si trova, chiudi la scommessa, anche se in perdita. Se aspetti rischi di farti ancora più male: la Borsa greca, dopo il fallimento del marzo 2012 in pochi mesi ha perso un altro 30%. E col certificate moltiplichi per 7 le perdite di Piazza Affari! Quindi occhio a chiudere la speculazione se la scommessa non va in porto. E se effettivamente la Grecia non si salva, o se già ora temi una sua uscita dall’euro? Segui le indicazioni su come difenderti date su Altroconsumo Finanza n° 1.120.
Grecia: trattativa infinita
16 giugno 2015
Le conseguenze di un fallimento greco potrebbero essere pesanti anche per gli altri Paesi della zona euro. Per questo anche tu sei ora sulla graticola. Ecco cosa può succedere e come fare per difenderti.
La Grecia è sull’orlo del baratro: se non paga i debiti a fine giugno, fallisce. In queste ore il Paese sta cercando prestiti internazionali per andare avanti, ma non riesce ad accordarsi sulle condizioni per ricevere i soldi.
Giovedì 18 giugno c’è un’importante riunione tra i ministri delle finanze europei: sarà risolutiva? O si risolverà, come sembra in queste ore (ma le cose cambiano velocemente), in un nulla di fatto e per conoscere il destino della Grecia bisognerà aspettare ancora fino a fine mese? Al momento è impossibile dirlo. L’esito dei negoziati è totalmente incerto.
Le conseguenze del fallimento greco potrebbero essere pesanti per gli altri Paesi della zona euro, in particolare su quelli deboli come l’Italia, gravata da un debito elevato. Qui ti diciamo cosa può accadere – e cosa fare concretamente – a seconda degli scenari possibili.
Che succede Se la Grecia Fallisce e esce dall’euro?
Da un lato, la Banca centrale europea di Mario Draghi potrebbe contenere le ripercussioni del fallimento greco sugli altri Paesi. La Banca centrale europea ha, infatti, la possibilità di comprare titoli, mantenendone così su i prezzi, per ben 60 miliardi al mese – e potrebbe anche incrementare gli acquisti. Dall’altro, però, è difficile credere che non ci sarebbero reazioni negative sui mercati, almeno a brevissimo, se effettivamente la Grecia fallisse – le tensioni di questi giorni con Piazza Affari e prezzi dei BTp in calo lo dimostrano. In primo luogo perché si alimenterebbe la paura che qualche altro Paese sia tentato di svicolare dagli impegni – vedi i movimenti politici che chiedono la rinegoziazione del debito in Spagna. In secondo luogo perché il fallimento delle banche greche potrebbe comunque estendersi a altre banche europee. Quanto si potrebbe perdere allora? Nei mesi del fallimento delle banche cipriote del 2013, quando però, lo ribadiamo, ancora non c’era la tutela della Banca centrale europea, la Borsa di Milano perse circa il 15%, mentre i BTp con scadenza decennale cedettero circa il 7%. Wall Street e Londra, invece, ignorarono l’evento – la prima salendo, la seconda restando sostanzialmente stabile.
Cosa fare per difendersi in caso di fallimento greco?
Per proteggerti dai possibili contraccolpi del fallimento greco hai tre strade.
La prima via: vendi ora tutti i tuoi investimenti in euro, metti i soldi su un conto deposito (stai sotto i 100.000 euro a cranio o dividili su più banche) e aspetti che la tempesta si sia placata prima di tornare a investire. È l’unica strategia che elimina il rischio, ma che ha dei costi. Primo: le commissioni bancarie di vendita e riacquisto, in tutto circa il 2% del tuo patrimonio. Secondo: il costo di doverti magari ricomprare tutto a prezzi più alti.
La seconda via è quella della pazienza: mantieni il tuo portafoglio ben diversificato – così è se segui tutte le nostre indicazioni che trovi sul nostro sito all’indirizzo www.altroconsumo.it/finanza/portafogli–sapendo che nel lungo periodo le cose si sistemano – il fallimento di Lehman Brothers sembrava la fine del mondo per la Borsa Usa, ma oggi, anche se è dovuto passare qualche anno, New York viaggia sui massimi di sempre.
La terza via: pazienza, mantieni tutto e in più fai qualche piccola speculazione di breve termine per cercare di guadagnare quando la Borsa scende. Lo fai, per esempio, con i certificate short 7x di Société Générale (1,1 euro; Isin DE000SG409N9) di cui ti abbiamo parlato tante volte (vedi per esempio Altroconsumo Finanza n° 1096): se un giorno Piazza Affari scende dell’1%, questi certificate guadagnano circa il 7%. E quel guadagno compensa le perdite sui tuoi portafogli.
Che succede se la Grecia non fallisce?
Il fallimento greco potrebbe avere contraccolpi su tutti i Paesi della zona euro. Per questo, non sono in pochi a pensare che alla fine un accordo si troverà. Un accordo sulla Grecia farebbe molto bene non solo al prezzo delle obbligazioni greche e alla Borsa greca, ma a tutte le Borse della zona euro in generale.
Cosa fare per scommettere su un salvataggio della grecia?
Ecco gli strumenti migliori per scommettere su questa eventualità: se credi che la situazione si possa sbloccare già giovedì 19, puoi acquistarli già ora.
Certificate 7x long di Société Générale (53,3 euro; Isin DE000SG409M1). Moltiplica per 7 i movimenti del listino meneghino: se un giorno Milano guadagna il 2%, questo certificate sale del 14% (circa). Vero, non investe direttamente sul mercato greco, ma lo riteniamo comunque valido per due motivi. Primo: la Borsa italiana è quella che storicamente reagisce di più alle tensioni sulla Grecia – l’Italia è l’altro grande malato, in termini di debiti, della zona euro. Non per nulla lo scorso 9 giugno è bastata la notizia del primo tentativo di “conciliazione” da parte della Grecia – con una letterina di sole 3 pagine – per far salire la Borsa di Milano di oltre l’1% in poco più di un’ora. Secondo: se speculazione deve essere, meglio fare più soldi nel minor tempo possibile. In questo senso, moltiplicare per 7 i movimenti di Piazza Affari è l’ideale – il certificate, sempre il 9 giugno, è salito di oltre l’8% in poco più di un’ora. Il certificate in questione lo compri sul segmento Sedex di Piazza Affari – tra tutti quelli quotati per noi è la miglior scelta.
Etf Lyxor ucits ftse athex large cap (1,126 euro; Isin FR0010405431). È un Etf che ti permette di seguire l’andamento delle 25 principali azioni quotate sulla Borsa di Atene. Ci piace per due motivi. Il primo è ovvio: punti direttamente sulla Grecia. Secondo: lo compri tranquillamente a Piazza Affari, quindi paghi poco in termini di commissioni bancarie di compravendita. Attenzione, però: punta tanto sulle banche greche. Da un lato è bene, perché il settore finanziario è quello che maggiormente dovrebbe beneficiare da un accordo di salvataggio. Dall’altro è un male: la storia degli ultimi anni ci insegna che in situazioni così delicate il rischio di qualche sorpresa nei bilanci bancari non è da escludere.
C’è poi una terza soluzione, ma è molto più rischiosa delle altre due. Stiamo parlando del bond Greece 2012 0% 15/10/42 (0,386; Isin GRR000000010). È una delle obbligazioni che è stata emessa dopo il fallimento del 2012. Non la devi pensare come a una normale obbligazione: non avrai il rimborso del capitale investito. Avrai solo alcune cedole che saranno pagate solo se la ricchezza greca supera certi parametri – per tanti anni quindi non le vedrai. Insomma, va considerato come una sorta di azione legata all’andamento dell’economia greca. Se l’accordo venisse trovato sulla Grecia, potrebbe anche comportarsi meglio della Borsa greca – non sei legato solo ad alcune società quotate in Borsa, ma a tutta l’economia greca. Siamo, però, scettici nel consigliarlo: se la Grecia fallisce e esce dall’euro i rischi di perdere tanto, anche tutto, sono molto elevati.
Attenzione sono strumenti speculativi, non per il buon padre di famiglia. Scegli tra i due prodotti indicati in neretto. Ricorda che stiamo parlando di una scommessa, quindi non dedicarci più del 5% del portafoglio. Se scegli il certificate, ripassati le regole per usarlo – le trovi su Altroconsumo Finanza n° 1.096 (erano fatte per il certificate short, ma valgono anche per quello qui consigliato). In ogni caso se l’accordo per la Grecia non si trova, chiudi subito la scommessa, anche se in perdita. Se aspetti rischi di farti ancora più male: la Borsa greca, dopo il fallimento del marzo 2012 in pochi mesi ha perso un altro 30%. E col certificate moltiplichi per 7 le perdite di Piazza Affari! Quindi resta sull’attenti e segui l’evoluzione della situazione. Se le cose vanno male segui le indicazioni date nei paragrafi dedicati al fallimento greco.
Grecia agli sgoccioli
19 giugno 2015
Mentre i greci si mettono in coda agli sportelli delle banche, temendo il fallimento della Repubblica ellenica, la Banca centrale europea indice una riunione d'emergenza del consiglio direttivo per decidere del futuro della Grecia. Le prossime ore si annunciano cruciali per il Paese e potrebbero avere gravi conseguenze sull'andamento dei mercati e sui tuoi risparmi. Qui ti diciamo come difenderli e, se non temi il rischio, anche come guadagnarci.
Le trattative per evitare un default greco continuano e i nervi sono tesi. La posta in gioco, però, non è simmetrica: Atene ha tutto da perdere da un fallimento, l’Europa è ora protetta dal “salvagente” di Draghi e ha buone possibilità di limitare i danni di un crollo della Grecia a poche ammaccature e a un periodo tutto sommato limitato.
In questo contesto Tsipras ha usato sempre più spesso la parola “onore” come a far intendere di avere bisogno di una soluzione che tenga insieme il suo partito e non scontenti troppo gli elettori greci che non amano i tagli proposti; la Merkel dal canto suo mostra di voler mediare, stretta tra i falchi del suo Paese e la volontà di passare alla storia come statista. Per questi motivi la soluzione alla crisi è molto più politica che tecnica, anche alla base della sua riuscita duratura sta il ritorno a un saldo positivo tra entrate e uscite dello Stato greco (senza necessariamente pesare nel conto le spese per gli interessi sul debito).
Scenario 1: gioventù bruciata giù dal dirupo
Se la Grecia non riesce a ottenere gli aiuti europei il rischio di un default è reale, al di là di nuovi cavilli legali che potrebbero far formalmente slittare la data. E sui mercati che accade? Senz’altro qui diviene cruciale la batteria di armi messa da parte da Mario Draghi, in primo luogo gli acquisti autorizzati di titoli di Stato da parte della Bce. Questo dovrebbe scongiurare un aumento degli spread tra Nord e Sud Europa e che finanziariamente il Vecchio continente vada in torsione spaccandosi lungo la linea delle Alpi e dei Pirenei. Ovviamente non devi aspettarti che tutto vada a posto in un amen, anche perché lo scenario è davvero una novità per tutti e ci possono essere sorprese. E poi i mercati potrebbero voler mettere alla prova la forza di Draghi e ci saranno giornate buie. Poi la situazione dovrebbe rasserenarsi. In particolare restano comunque sul piatto altri problemi, soprattutto sul fronte valutario. Uno tra tutti è la situazione del dollaro Usa: il biglietto verde è, infatti, arrivato a un livello di cambio con l’euro accettabile, ma ovviamente non si è impuntato su un valore preciso e continua a salire e scendere. Ad esempio, dopo che la Banca centrale Usa ha detto che il rialzo dei tassi sarà comunque più lento e prudente del previsto il dollaro è sceso. Le Borse europee non l’hanno presa bene, perché dollaro giù vuol dire anche euro su e gli esportatori ne soffrono. Se anche la Grecia potrà essere riassorbita, restano, quindi queste incognite. Viceversa un dollaro che si dovesse rafforzare potrebbe drenare denaro dai Paesi Emergenti e creare qualche problema su quei mercati, anche se non devi aspettarti una situazione drammatica come quelle accadute in passato in casi analoghi, perché oggi sono Paesi più sani di un tempo. Per Atene la situazione sarà ovviamente drammatica e la Banca centrale ellenica ha messo in conto una uscita del Paese dall’euro e dalla stessa Ue. Uno scenario argentino è assai probabile e, lo ricordiamo, Buenos Aires non si è ancora del tutto ripresa dal default di ben quindici anni fa. Se la situazione nazionale dovesse precipitare e molti greci emigrare in altri Paesi europei non sono escluse conseguenze politiche di ampio respiro.
Scenario 2: l’inferno può attendere
Nel caso di una soluzione positiva i mercati tireranno il fiato. Attento: probabilmente lo faranno per un po’, ma non per sempre, perché è lecito dubitare che la soluzione trovata sia duratura e lungimirante e perché, comunque i mercati hanno corso tanto negli ultimi anni e lo spirito è comunque meno solido di un tempo (vedi quanto abbiamo detto sopra sulla situazione dei cambi). In ogni caso restare investito ti porterà bene.
Atene dice NO!
6 luglio 2015
Europa bocciata dai Greci: Tsipras vincitore. Scopri cosa fare.
I Greci han voltato le spalle all’Europa. Tsipras si rafforza e ora tenterà di trattare nuovamente. È quasi certo che l’Europa gli chiuderà le porte in faccia per non ridisegnare le regole europee sotto ricatto. Forti dell’arsenale della Bce gli Stati del Sud Europa dovrebbero essere protetti dalla speculazione. Attento stiamo parlando dei titoli di Stato, le Borse sono un’altra cosa. In più è probabile che chi ha dovuto attuare politiche di austerità come il Portogallo e l’Irlanda siano i primi a non essere indulgenti con Atene (altrimenti ogni sforzo compiuto verrebbe sbugiardato dal “liberi tutti” greco e chi ha imposto lacrime e sangue ora inutili rischia nelle prossime elezioni).
L'ANTICAMERA DI UNA NUOVA DRACMA
Le conseguenze per la Grecia sono che il 20 luglio non paga i debiti. Va in default. La Bce non può più (le è vietato) sostenere le banche greche. Mancherà il denaro anche allo Stato per fare i suoi pagamenti. Il blocco degli sportelli continua. Il governo potrebbe pagare i dipendenti e i fornitori con delle sorte di “pagherò” o miniassegni che potrebbero divenire una anticamera della nuova Dracma. Siamo in un terreno inesplorato. C’è chi parla di uscita dall’Unione europea (non è prevista l’uscita dal solo euro), ma le vicende di questi giorni insegnano che le sorprese sono sempre possibili. Una di queste potrebbero essere che il presidente greco (non è del Partito di Tsipras) si dimetta così che il Parlamento sia chiamato a eleggerne un altro; visto che non c’è la maggioranza necessaria si andrebbe di nuovo alle urne. Scenario molto incerto.
ANCORA INCERTEZZA
Mentre ci leggi i mercati sono già crollati per tener conto della sorpresa. Una volta subito il colpo, però, le loro dinamiche potrebbero sganciarsi dalla Grecia. I tassi non subiranno grossi sbalzi grazie alla Bce. Le Borse si riprenderanno piano piano, a meno che non si dimetta il presidente, in tal caso il rinnovo della prospettiva di incertezza potrebbe generare una serie di alti e bassi. Il cambio dell’euro col dollaro paradossalmente potrebbe venir rafforzato dal venir meno della zavorra greca. Una Europa senza la Grecia, risulta, infatti più compatta.
Se non si dimette il presidente puoi, aspettare che la bufera passi e investire secondo i nostri soliti consigli senza farti problemi per Atene. Ovviamente in questa fase ogni titolo imparentato con la Grecia va in ogni modo evitato. Se ne hai, appena puoi, vendili. Anche se han perso molto. Che le cose siano andate male non significa che non possano andare peggio. Sconsigliato farsi trovare col cerino in mano.
Se il presidente si dimette si riaprono scenari incerti e alti e bassi man mano che l’elezione di un nuovo Parlamento terrà banco. In questa situazione dovrai tenere sotto mano i certificate long (42,75 euro, Isin DE000SG409M1 scommette su un rialzo di Borsa) e short (0,81 euro, Isin DE000SG409N9 scommette su un ribasso) di Société Générale per seguire giorno dopo giorno ogni evento e specularci (o proteggere il tuo portafoglio, gli strumenti sono gli stessi)
Crisi greca: le ultime novità
26 ottobre 2015
Dopo tanto parlarne la Grecia è uscita dalle cronache. Eppure il Paese è ancora lì, con tutti i suoi problemi. Non ce ne siamo dimenticati e ti diciamo come vanno le cose: Tsipras sta trattando.
Mentre il Paese accoglie una marea crescente di profughi siriani (e non è poco sforzo, visti i problemi che già ha), il Governo Tsipras resta attivo anche sui problemi che conosciamo già. In questi giorni sta incontrando i creditori per valutare le riforme in corso, se sono allineate con gli impegni che Atene si è presa per avere gli 86 miliardi di nuovi prestiti che serviranno a coprire via via le rate dei prestiti in scadenza. I temi sul piatto sono la riforma delle pensioni (penalizzazioni per chi va in pensione presto) e le maggiori tasse sulla proprietà appena decise dal Parlamento, dove la maggioranza uscita dalle urne ha tenuto alla prova del voto, anche se non è riuscita a ottenere il sostegno di quelle opposizioni che pure avevano sostenuto gli accordi con l’Unione Europea. Tsipras discute in questo contesto i prossimi passi da fare e come sbloccare gli aiuti UE.
C’è di buono che la recessione in corso sembra un po’ meno forte del previsto. Il Ministro delle finanze ha appena dichiarato di prevedere per il 2015 un calo dell’economia dell’1,3% contro il 2,3% previsto prima e ha mantenuto il pessimismo per un rallentamento dell’1,3% nel 2016. In altri termini la convalescenza sarà lunga e il fatto che si parli poco di Grecia, in questo senso, è solo una buona notizia. Ogni pericolo è alle spalle? Chiaramente no. La Grecia resta un Paese fallito che vive solo perché gli Stati europei la finanziano. Di bond greci in portafoglio è meglio non averne. Il loro rendimento appare certo appetitoso se pensi che il nostro BTp 5% 1/9/40 a un prezzo di 145,46 ti dà il 2,54% lordo (2,01% netto) e invece un Hellenic Republic 2% 24/2/40 al prezzo attuale di 60,13 ti dà il 7,43% lordo (6,73% netto) annuo. Che la Grecia, però, sia costretta a una nuova rinegoziazione del debito non è un’ipotesi del tutto peregrina. Se fa un taglio analogo a quello che ha già fatto, intorno al 60%, il rendimento del titolo greco crollerebbe intorno all’1,5% lordo, meno di quanto ti dà un BTp.