A seguito del nostro comunicato stampa comparso l'8 luglio 2016 ecco cosa rispondiamo alla lettera ricevuta da Widiba.
La nostra risposta del 15 luglio 2016
Prendiamo atto di quanto la banca ci scrive, ma ci teniamo a precisare alcuni punti. Gli indicatori patrimoniali di Widiba sono elevati, è vero, e noi stessi abbiamo voluto precisarlo per essere il più possibile trasparenti nei confronti di chi ci legge.
Ma ci sono, a nostro avviso, aspetti e rischi che la brutale sintesi di un indicatore patrimoniale a volte non evidenzia a sufficienza. E per lo stesso spirito di trasparenza nei confronti di chi legge, riteniamo corretto esplicitare qui questi aspetti.
Ci riferiamo, in particolare, allo stretto legame di Widiba con la controllante Monte Paschi – gruppo, quest’ultimo, attualmente in una forte fase di criticità come evidente dalle analisi provenienti da più fonti. È questo legame il motivo alla base della nostra valutazione, che non è quindi stata data “senza che sussista alcuna valida ragione”. Lo esplicitiamo nei punti qui a seguito.
Il legame tra Widiba e la controllante Monte Paschi non si limita alla partecipazione azionaria. Come si può evincere dal bilancio 2015 – la principale fonte di informazioni pubblicamente disponibile a proposito della situazione economico-patrimoniale della banca – ci sono altri elementi che rendono ancora più stretto questo legame:
- ben l’89,9% del totale attivo di Widiba risulta allocato proprio in crediti nei confronti della stessa controllante;
- la classificazione in “grandi esposizioni” del suddetto debitore (MPS) è pari a 1.786.886 migliaia di euro, cioè 22 volte il patrimonio netto della banca (Widiba), quando la normativa definisce “grandi esposizioni” già le esposizioni superiori al 10% dei fondi propri;
- non si rilevano indicazioni in bilancio di eventuali strumenti finanziari a copertura dal rischio di credito relativo a Monte Paschi.
A fronte di questi numeri, appare secondo noi difficile considerare Monte Paschi e Widiba come due realtà a sé stanti. Ci stupisce, anzi, come quest’ultima non abbia già in passato messo in atto una maggior diversificazione degli investimenti, tenuto conto che – al di là delle ultime vicende che hanno coinvolto MPS – già in precedenza il rating di questo “quasi unico” debitore della banca non era di livello tale da poter considerare del tutto privo di rischio l’investimento. Dal bilancio 2015 di Widiba rileviamo infatti come il “debitore” Monte Paschi sia classificato in classe di rating 5 e più precisamente con un rating sul debito a lungo termine indicato a BB (outlook negativo) per l’agenzia DBRS, B- (outlook stabile) per l’agenzia Fitch Ratings e B3 (outlook negativo) per l’agenzia Moody’s Investor Service (in tutti i casi, ben al di sotto del livello “investment grade” come definito dalle comuni prassi di mercato).
Ciò nonostante, i crediti nei confronti di Monte Paschi risultano iscritti a bilancio al valore nominale senza alcun tipo di rettifica.
Ci chiediamo inoltre come mai, nonostante Monte Paschi sia di fatto l’unico debitore rilevante per Widiba, la stessa Widiba abbia esternalizzato alla capogruppo la funzione di risk management, ivi compreso il ruolo del comitato credito e politiche creditizie che esprime gli indirizzi in materia di processi del credito, nonché approva le policy aziendali sulla valutazione crediti. Questo significa, a nostro avviso, riunire nella stessa figura il beneficiario del credito e colui che deve valutare la compliance dei processi di erogazione dello stesso: un potenziale conflitto di interessi da cui non riteniamo si possa essere sufficientemente tutelati con la mera presenza di un referente interno di Widiba per le attività di risk management, individuato nel responsabile della funzione di compliance e antiriciclaggio.
Speriamo in questo modo di aver chiarito a sufficienza le motivazioni del nostro operato. Non vogliamo arrogarci compiti che non ci spettano, ma perseguire al meglio delle nostre possibilità il nostro scopo. E il nostro scopo è tutelare i risparmiatori da ogni tipo di rischio, anche quando questo è solo latente: a maggior ragione in un contesto di mercato dove non sono mancati episodi negativi e nell’ambito di un quadro normativo che coinvolge sempre più i risparmiatori in prima persona.
Quanto al fatto che la banca sia soggetto a regolare autorizzazione e vigilanza prudenziale, ne siamo ben consci e siamo convinti che le autorità di controllo abbiano svolto, e continueranno a svolgere, il loro compito. Le invitiamo tuttavia a riflettere se non sia il caso, in fattispecie come quella descritta, di apportare degli opportuni correttivi al calcolo degli indicatori patrimoniali (il totale delle attività di rischio ponderate ammonta a sole 125.505 migliaia di euro, pari ad appena il 7,8% dei soli crediti nei confronti della controllante). O perlomeno, di invitare la banca a una maggiore diversificazione dei rischi e degli investimenti.
Infine è vero che fino a 100.000 euro i depositi sono tutelati dal fondo interbancario di tutela dei depositi, tuttavia qualora dovesse “fallire” una banca delle dimensioni di Monte Paschi, che rappresenta comunque una quota importante del risparmio dei correntisti italiani, non siamo certi che il fondo possa farcela da sé: potrebbero essere necessari ulteriori interventi da parte dello Stato italiano e forse delle autorità europee. Ora in questa prospettiva non mettiamo in dubbio la volontà delle autorità italiane ed europee di far fronte a una crisi di simili dimensioni, né la loro capacità di farlo, tuttavia non siamo certi che la tempistica sia immediata. Volendo evitare a chi ci segue anche il minimo momento di panico su quella che dovrebbe essere la parte più al sicuro dei propri risparmi, abbiamo preferito non dare rilevanza a questa garanzia.