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I mercati hanno guardato altrove

All’improvviso, è arrivata una nuova tragedia, che nei più anziani ha fatto tornare alla memoria i giorni della guerra dello Yom Kippur e tutto quanto venne in seguito.

All’improvviso, è arrivata una nuova tragedia, che nei più anziani ha fatto tornare alla memoria i giorni della guerra dello Yom Kippur e tutto quanto venne in seguito.

Data di pubblicazione 16 ottobre 2023
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All’improvviso, è arrivata una nuova tragedia, che nei più anziani ha fatto tornare alla memoria i giorni della guerra dello Yom Kippur e tutto quanto venne in seguito.

All’improvviso, è arrivata una nuova tragedia, che nei più anziani ha fatto tornare alla memoria i giorni della guerra dello Yom Kippur e tutto quanto venne in seguito.

Al sicuro nelle case e di fronte allo schermo di un computer, il fragore della tragedia arriva attutito. Non si spiega altrimenti la freddezza con cui i mercati hanno accolto il dramma antico e mai risolto che si sta rinfocolando in Medio Oriente. 

Il mondo sembrava quasi abituato al conflitto in Europa Orientale, con un fronte quasi cristallizzato vicino al Dnepr alla maniera del primo conflitto mondiale. Poi, all’improvviso, è arrivata una nuova tragedia, che nei più anziani ha fatto tornare alla memoria i giorni della guerra dello Yom Kippur e tutto quanto venne in seguito, comprese le conseguenze economiche, la crisi petrolifera e le domeniche a piedi. La nuova guerra ha riempito televisioni, social e giornali. Ma i mercati finanziari, se pure ne hanno preso atto, hanno perlopiù guardato altrove. È un dato di fatto: per le Borse, in questo momento, l’evento che può sconvolgere il mondo sta soprattutto nelle parole dei banchieri centrali. Come andrà l’inflazione? Saliranno i tassi d’interesse? Questo, al momento, è ciò che preoccupa, perché così funzionano i mercati, anche se può essere molto cinico. Il meccanismo è sempre quello: tassi che salgono fanno crescere il peso di debiti ormai divenuti enormi e rimpiccioliscono, in prospettiva e per un effetto matematico, gli utili futuri delle società. Viceversa, se i tassi scendono i debiti corrono meno e gli utili futuri sembrano ingigantirsi. Per i vostri investimenti, vale la solita regola: se li avete diversificati mettendo le uova in più panieri e se li avete fatti rispettando l’idea che ogni prodotto finanziario va comprato con un orizzonte temporale adeguato (per esempio dieci anni per un portafoglio bilanciato come quello che vi consigliamo), potete guardare con ragionevole fiducia al loro futuro. Se, invece, state scoprendo che non avete nervi saldi e che dieci anni sono troppi, che per voi lungo periodo vuol dire un anno solo, meglio riconsiderare la scelta di depositare i soldi in un conto deposito. Tutto questo per rimanere circoscritti al tema finanziario. Per il resto, c’è un mondo che non trova pace e su quello non possiamo davvero permetterci di voltarci dall’altra parte.

Alessandro Sessa

Direttore responsabile Investi