Negli ultimi dieci anni, il Paese ha visto la popolazione aumentare del 17%, un dato tutt’altro che marginale: anche se il Pil pro capite arranca, quello complessivo è aumentato grazie a un numero crescente di consumatori. Dopo anni difficili segnati da inflazione e tassi alti, oggi il motore interno riparte anche da lì: famiglie più giovani, più numerose e di nuovo pronte a spendere. In Europa, al contrario, si ignora l’impatto economico della stagnazione demografica. Una popolazione che invecchia e non si rinnova indebolisce il mercato interno, riduce la domanda e rende meno efficaci le politiche di stimolo. In un’epoca in cui l’export non è più un terreno stabile, tra dazi, tensioni geopolitiche e guerre commerciali, la crescita dovrà giocarsi anche in casa. Ma senza cittadini, non ci sono consumatori. La demografia non è solo una questione sociale o culturale: è un asset economico strategico. Valorizzarlo significa rinvigorire sia la domanda interna, sia la sostenibilità del sistema pensionistico, sia la forza lavoro. L’Australia ci ricorda che, talvolta, la vera politica economica inizia proprio lì, dalla popolazione. E che ignorare questo fattore significa restare senza fiato quando l’economia ha bisogno di correre. Anche per questo, continuiamo a suggerirvi di diversificare su numerosi mercati mondiali per catturare tutte le opportunità di crescita, demografia inclusa.
Alessandro Sessa
Direttore responsabile Investi