L’oro, tra tassi in discesa e incertezza politica

Il metallo giallo torna protagonista, tra segnali di moderazioni della Fed e timori per l'indipendenza della Banca centrale Usa sotto la presidenza Trump.
Il metallo giallo torna protagonista, tra segnali di moderazioni della Fed e timori per l'indipendenza della Banca centrale Usa sotto la presidenza Trump.
Nelle ultime settimane, l’oro ha riconquistato il centro della scena finanziaria, sostenuto da una combinazione di fattori che ne hanno esaltato il ruolo di bene rifugio. La spinta più forte arriva dagli Stati Uniti, dove i mercati scommettono sempre più apertamente su un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve già nei prossimi mesi. L’orientamento da colomba del presidente Jerome Powell ha dato fiducia agli investitori, che vedono all’orizzonte una politica monetaria più accomodante, in risposta ai segnali misti provenienti da inflazione e mercato del lavoro. Teniamo conto che se scendono i tassi Usa l’oro, che non stacca cedole, recupera competitività sui titoli di Stato Usa.
Ma è soprattutto il contesto politico a rendere l’oro un protagonista inatteso dell’estate. L’ex presidente Trump, favorito per un ritorno alla Casa Bianca, ha già mostrato i muscoli: ha provato a licenziare Lisa Cook, membro del board della Fed, provocando un'ondata di incertezza istituzionale. Sebbene il gesto sia controverso dal punto di vista legale, ha avuto un effetto immediato sui mercati: è bastato per spingere molti investitori a cercare rifugio nell’oro, temendo una politicizzazione della banca centrale e una possibile instabilità nelle scelte future di politica monetaria.
La vicenda si innesta su altre che hanno lasciato il segno, come il caso Svizzera-Stati Uniti, che ha messo in luce la centralità geopolitica dell’oro. Washington ha temporaneamente imposto dazi fino al 39% sull’importazione di lingotti svizzeri. Dopo settimane di tensione, Trump ha fatto marcia indietro, annunciando che i lingotti non saranno più soggetti a tariffe. Ma il danno era fatto: la volatilità esplosa sul differenziale tra oro spot e futures ha ricordato a tutti quanto fragile sia l’equilibrio nei flussi globali di metallo.
L’oro, insomma, si conferma molto più che un metallo prezioso. È termometro politico, scudo finanziario e simbolo di fiducia. E nel 2025, in un mondo che guarda con preoccupazione al futuro della Fed e alla tenuta della diplomazia economica, la sua luce è più intensa che mai.
Che fare con i vostri investimenti? Al di là di quanto si è detto se si guarda al grafico dell’oro in dollari Usa, è circa da metà aprile che il suo prezzo altalena su livelli comunque stabili. Diverso è il caso dell’oro in euro dove siamo un poco sotto i picchi dello scorso maggio a causa del calo del biglietto verde sulla moneta unica (ma l’oro è sempre prezzato in dollari e non in euro). In questo contesto? Val la pena scommettere su una crisi di fiducia negli Usa e, quindi, su una impennata dell’oro? A parte il fatto che non è ancora così probabile che Trump alla fine la spunti sulla Fed, resta comunque il fatto che una crisi di affidabilità delle autorità Usa rafforzerebbe probabilmente l’oro in dollari, ma farebbe anche calare il dollaro rispetto all’euro. Il bilancio complessivo dipenderebbe da quanto sarebbe presa sul serio questa crisi. Per ora non ci sentiamo di scommetterci dei soldi, per cui il consiglio su Invesco physical gold (281,23 euro al 28/8; Isin IE00B579F325) resta mantieni.
Sul fronte dell’argento rileviamo che il rapporto di prezzo tra oro e argento è intorno a 88 once d’argento per un’oncia d’oro, un livello ancora elevato che non permette di incassare i soldi dalla scommessa sull’argento fatta con Xtrackers Physical Silver (312,92 euro al 28/8; Isin DE000A1E0HS6). Anche nel caso dell’argento, tra l’altro, resta aperto il problema del rapporto col dollaro, visto che in dollari le quotazioni sono su livelli piuttosto alti con una crescita quest’anno in linea con le nostre attese, mentre in euro sono sì salite, ma in maniera meno brillante. Tutto sommato, vista questa situazione, il consiglio sull’argento rimane mantieni, nella speranza che il rapporto tra oro e argento torni verso le medie storiche e non lo faccia per un calo dell’oro (peraltro, come abbiamo visto prima, improbabile vista la situazione Usa).
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