Quella differenza che non fa bene alle aziende (e agli investimenti)

Gender Gap
Gender Gap
La parità di genere in ambito aziendale – intesa come un’equa rappresentanza di donne e uomini in posizioni di leadership e nella forza lavoro – è oggetto di numerosi studi accademici e analisi istituzionali a livello globale. Negli ultimi anni, ricercatori e organizzazioni internazionali (FMI, OCSE, Banca Mondiale, ecc.) hanno esaminato l’impatto del gender gap sulle performance finanziarie delle imprese, facendo emergere un crescente consenso a favore della diversità di genere.
In sintesi, l’evidenza globale contemporanea indica che ridurre il gender gap e promuovere la parità di genere in azienda può contribuire a migliorare le performance finanziarie su vari fronti. Imprese con maggiore presenza femminile nei ruoli chiave registrano mediamente ROE e ROA più elevati, margini di profitto superiori e mostrano tassi di crescita e produttività più robusti rispetto a realtà meno inclusive. Questi effetti positivi, corroborati da studi e ricerche di istituzioni come FMI e OCSE, risultano particolarmente pronunciati quando la diversità è sostenuta nel medio-lungo periodo e supportata da una cultura inclusiva. La presenza equilibrata di genere nei team di leadership tende infatti a migliorare la qualità delle decisioni strategiche, l’innovazione e la gestione del rischio, generando vantaggi competitivi durevoli (dalla maggiore resilienza finanziaria alla capacità di attrarre talenti eterogenei e comprendere nuovi mercati).
Al contempo, va riconosciuto che non mancano approcci critici e limitazioni metodologiche. Alcuni studi accademici, adottando metodologie più stringenti, non trovano effetti significativi immediati, suggerendo che la relazione causale può dipendere dal contesto e da come viene implementata la diversity. In nessun caso, però, la letteratura rileva impatti negativi persistenti della parità di genere; anzi, il bilancio complessivo pende verso benefici o neutralità, confutando l’idea che promuovere le donne possa “costare” in efficienza. I potenziali benefici economici dell’annullamento del gender gap – sia a livello di singola impresa sia di sistema-Paese – sono troppo rilevanti per essere ignorati, come sottolineato anche da leader istituzionali e osservatori internazionali. Pur con la dovuta cautela interpretativa, i dati spingono dunque verso l’adozione di misure che facilitino una maggiore partecipazione femminile ai vertici aziendali, non solo per equità ma anche per ragionevole convenienza economica nel medio e lungo termine.
Per investire su questa tematica ti consigliamo due soluzioni. La prima è la l’Etf UBS (IE) Global Gender Equality (USD) A-dis (17,06 euro; Isin IE00BDR5GT91), che replica un indice che punta su società con un elevato punteggio in merito alla diversità di genere, evitando al contempo quelle con un basso punteggio in tale ambito, considerandola anche all’interno dei consigli di amministrazione delle società in cui investe. La seconda alternativa è un fondo ed è un nuovo acquisto: Nordea 1 Global Diversity Engagement BP EUR (168,91 euro; Isin LU1939214695). Si concentra su società ben posizionate in materia di diversità o che si stanno impegnando attivamente per migliorare in una o più aree afferenti a questa tematica.
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