La regina sbiadita in Borsa…
La premier league britannica (l’equivalente della nostra serie A) è diventata sempre più negli ultimi anni la competizione più ambita e più ricca del mondo del calcio. La squadra regina degli acquisti nel corso degli ultimi cinque anni è stata il Manchester United (12,78 Usd; Isin KYG5784H1065), che per costruire le proprie squadre ha speso all’incirca 600 milioni di euro, più di qualsiasi altra squadra europea nello stesso periodo. Ma questa profusione di ricchezza ha generato anche una ricchezza per gli azionisti del gruppo? Purtroppo, no.
Nel corso degli ultimi anni le azioni del club, che sono quotate in dollari Usa sulla Borsa di New York, non sono andate bene: dai massimi di fine agosto 2018 le azioni hanno perso progressivamente terreno arrivando a luglio di quest’anno a toccare i minimi di sempre, 10,51 Usd, in calo di circa il 60% rispetto ai massimi di fine agosto 2018. Il calo è stato registrato anche in anni positivi per il bilancio del club, come il 2018/2019 che si è chiuso in utile per circa 19 milioni di sterline con una distribuzione di dividendi per circa 23 milioni di sterline. Ma allora che cosa ha determinato questo andamento negativo delle azioni?
… e sul campo
Abbiamo osservato in passato che le azioni delle società di calcio si muovono più per le aspettative dei risultati in campo che per la bontà dei conti societari – del resto i buoni risultati determinano anche potenziali introiti maggiori – e il Manchester United negli ultimi anni non ha vinto alcuna competizione rilevante – l’ultima è stata la finale di Europa League nel 2017. Non ha vinto nemmeno il campionato britannico, proprio lei che detiene il record di vittorie nella premier league britannica. Insomma, la mancanza di risultati ha depresso le azioni, che hanno scontato anche conti non particolarmente brillanti: sia gli anni fiscali 2019/20, sia il 2020/21 si sono chiusi in perdita e con una contrazione dei ricavi (effetto anche della pandemia), ma anche nei primi nove mesi dell’anno fiscale 2021/22, con il ritorno alla normalità post-pandemico, il gruppo non sembra aver trovato la marcia giusta – nonostante un progresso dei ricavi di circa il 15% il club registrava perdite di bilancio di quasi 27 milioni di sterline contro il sostanziale pareggio dei primi nove mesi della stagione precedente.
Il calcio in Borsa non ci piace
Le prospettive non sembrano particolarmente brillanti: l’avvio della stagione del Manchester United è stato deludente da un punto di vista sportivo e le attese sono per una perdita di bilancio anche per il 2022/23.
Il rapporto tra debito netto e patrimonio del gruppo è di circa 2,3, un valore inferiore rispetto a quello rilevato per diversi club italiani in passato (vedi nostra analisi qui), ma questo non basta, secondo noi, a giustificare un investimento su queste azioni.
In chiave speculativa, il rialzo degli ultimi giorni (+12% nella sola giornata del 10 agosto), è legato alla possibilità di una cordata – senza Elon Musk, ma guida da un vecchio dirigente del gruppo – che possa rilevare il gruppo. Crediamo, però, che il rialzo sconti già la possibilità del lancio di un’offerta d’acquisto sul gruppo e che i rischi legati al fatto che l’operazione non vada in porto – in passato il capo-cordata aveva già tentato una scalata sul club che non era andata a buon fine – o che il prezzo effettivamente offerto non sia all’altezza delle aspettative attuali, superino le possibilità di guadagno. Sconsigliamo, dunque, anche un acquisto speculativo su queste azioni.
In generale, nelle nostre analisi passate, abbiamo rilevato le difficoltà generali del sistema calcistico, da un aumento dell’indebitamento a una progressiva disaffezione delle nuove generazioni nei confronti di questo sport: questo assieme a un andamento fortemente ballerino ed influenzato dai risultati sul campo, rende in generale le azioni delle società di calcio un investimento che non consigliamo, nemmeno in chiave speculativa.
Cambia le regole del gioco con noi
Godersi le partite in televisione è ormai un piccolo investimento, in termini di pagamento dell’abbonamento ai servizi che offrono le partite: limitati a quello. Purtroppo, però, anche nella prima giornata del nuovo campionato italiano, sono continuati i disservizi che avevano caratterizzato la fruizione delle partite nell’ultimo anno: non ci sta più bene, vogliamo cambiare le regole del gioco e fare in modo che i tifosi italiani abbiano diritto a un servizio di qualità per vedere le partite, ad offerte di fruizione personalizzate e a stadi adeguati agli standard europei. Se vuoi sostenerci in questa battaglia vai qui https://ilcalciochevorrei.altroconsumo.it/.
Dati di bilancio forniti da Refinitiv Datastream e prezzi e valutazioni alla chiusura del 16 agosto 2022.