La fine del campionato in Italia e il lancio di un’Opa sulla Roma (per un commento vedi riquadro alla pagina successiva) sono una buona occasione per fare il punto sul settore calcio. Di squadre di calcio ti abbiamo parlato più volte (vedi per esempio i numeri 1412, 1385, 1303…), senza mai arrivare a considerarle un investimento interessante. Si tratta, infatti, di un settore molto particolare, in cui da un lato abbiamo attività dai ricavi che, se pure per le squadre più blasonate possono essere abbastanza prevedibili (merchandising, diritti TV, pubblicità…), da un altro possono essere ballerini anche per somme molto importanti (si pensi agli acquisti e alle cessioni dei giocatori). In più, una partita molto importante vinta, oppure persa, può di per sé portare vantaggi o costi facili da prevedere quanto i singoli risultati di una schedina del totocalcio. Il risultato di questa situazione lo vedi in tabella: le società calcistiche quotate da almeno 20 anni, in 20 anni hanno tutte perso terreno, salvo Ajax e Celtic. L’Ajax viene da un anno difficile in Borsa, ma insieme a Celtic, Benfica, Braga e Lazio è sopra al valore di 5 anni fa. Che cosa accomuna queste squadre? Che in 10 anni almeno la metà delle volte hanno chiuso in utile e sempre hanno avuto un Ebitda positivo. Certo questo non è una garanzia di successo.
In tabella accanto all’utile trovi alcuni indicatori che aiutano a definire meglio la redditività delle società. In particolare, l’Ebit è l’utile prima di tasse e costi finanziari: se l’utile è negativo, ma l’Ebit è positivo vuol dire che se la società non fosse indebitata sarebbe sana. L’Ebitda è come l’Ebit, ma prima di spesare la quota parte dei costi pluriennali. Se Ebit e soprattutto Ebitda sono negativi, vuol dire che la società ha sostanziali problemi a generare ricchezza con la sua attività tipica. Il Free cash flow è, invece, un indicatore di quanto una società produce liquidità.
L’attuale azionista di maggioranza di AS Roma vuole lanciare un’Opa sulla società a 0,43 euro, un prezzo superiore ai 0,366 euro della chiusura di Borsa prima dell’Opa, ma sotto alla media degli ultimi 10 anni (0,45 euro). Da queste due pagine puoi ben intuire cosa pensiamo di un investimento nel mondo del calcio; coerentemente con quest’idea, se hai il titolo ti consigliamo di aderire all’Opa e di liberartene.
Un esempio è il caso di Borussia Dortmund che ha avuto conti altrettanto buoni per anni, ma che in Borsa ha subito pesantemente gli ultimi due bilanci chiusi in rosso (-0,77 euro per azione nel 2020/21 e -0,47 nel 2019/20). Un altro esempio è il Manchester United che ultimamente paga lo scotto di due bilanci in rosso (-0,56 sterline per azione nel 2020/21 e -0,14 nel 2019/20). Tuttavia, al di là di questi esempi, rimane un dato indicativo del fatto che, anche per le società calcistiche valgono le osservazioni che riguardano tutte le altre: a conti buoni corrispondono buoni risultati di Borsa. Il problema è che chiudere con conti buoni in questo settore è raro e, come abbiamo detto prima, affidato anche a eventi erratici (come risultati delle partite, cessioni, infortuni…). In più c’è anche da domandarsi: il calcio avrà sempre lo spazio che siamo abituati a considerare? Da una ricerca di un paio di anni fa intitolata Fan of the future (a lato il link) risulta che, tolti i bambini (8-12) e i ragazzini (13-15) che probabilmente vedono nel calcetto una attività di socializzazione importante, il calcio non è uno sport che attrae i giovani. Il 40% degli intervistati tra i 16 e i 24 anni ha detto che odia il calcio o che non ne è affatto interessato, contro un dato del 29% nella classe 55-64. Gli entusiasti (chi ha detto di essere un fan o addirittura un fan sfegatato) sono il 28% tra i 16 e i 24 anni e salgono al 40% nella fascia 55-64.
Cambiano le abitudini e cambiano i modi di fruizione delle attività sportive, basti pensare che i millennials non usano la TV, ma i social, che grazie alle consolle di videogioco hanno una idea di sport diversa da chi li ha preceduti, quindi anche il calcio si dovrà ridefinire. Non stiamo dicendo che sia una sfida persa, ma che probabilmente sarà un percorso tutto da costruire con risultati da conquistare con fatica, palmo a palmo. Per questo, ribadiamo la posizione che abbiamo preso tempo fa: nel campo delle squadre di calcio più che un investimento finanziario, fai scommesse sulle vittorie sportive. Sono azioni più per tifosi e non per investitori finanziari. Non investirci
La possibilità del crowdfunding
Il crowdfunding ti offre di diventare proprietario di un pezzettino di una squadra di calcio, la veronese FC Clivense (https://fcclivense.it/), che al momento gioca in III categoria, ma intende accedere alla serie D entro fine 2022 e vorrebbe crescere man mano arrivando in serie B da qui al 2027. Presidente è Sergio Pellissier (ex calciatore del Chievo), vicepresidente è Enzo Zanin (ex calciatore, è stato responsabile marketing del Chievo) e allenatore è Riccardo Allegretti (ex calciatore e ora allenatore). L’idea è di ispirarsi ai grandi club stranieri e cercare di coinvolgere il più possibile i fan (cosiddetto far vivere la partita oltre i 90’), sviluppando la comunicazione e sviluppando spazi di allenamento distintivi. La raccolta di denaro prevede un obiettivo minimo di 150.000 euro che è già stato abbondantemente superato al momento in cui scriviamo (siamo sui 520.000 euro). Si parte da una quota minima di 500 euro (classe C, quella con minori diritti, per iniziare ad aver peso bisogna sottoscrivere almeno 10.000 euro). Di questo progetto ci piace che è uno dei più dettagliati che abbiamo visto sui portali di crowdfunding. Ha una impostazione di business che mostra visione e conoscenza del mercato. Ciò che ci lascia perplessi e ci spinge a non sposarlo è da un lato quanto visto prima (è faticoso far soldi col calcio), e da un altro lato la sensazione che sia un settore molto maturo e non destinato ad espandersi (vedi quanto detto sopra a proposito della ricerca Fan of the future). Mettere i soldi in una forma di investimento poco liquida come quella fornita dal crowdfunding per investire a lungo termine in un settore che lotta per avere appeal tra i più giovani ci pare decisamente troppo rischioso.
E ci sono pure le criptovalute
Ovviamente non mancano neppure queste. Le hanno diverse squadre, dal Paris Saint Germain alla Juventus, dal Milan all’Inter, dal Manchester al Barcelona, dal Galatasaray all’Atletico Madrid. Vediamo il caso Juventus: gli Juventus fan token sono descritti come una forma di membership e danno diritto, per esempio, a votare su temi quali il design delle maglie, i design del bus che porta in giro la squadra… Sono un modo per creare senso di appartenenza e hanno un valore che cambia nel tempo come tutte le cripto. Su https://coinmarketcap.com/it/currencies/juventus-fan-token/ puoi vedere come si è evoluto nel tempo il loro prezzo dai 2 euro di aprile 2020, ai 2,37 euro di venerdì, passando per picchi (sopra i 20 euro) e grandi crolli. Con 20 milioni di dollari di capitalizzazione quella del Manchester è la più importante tra queste cripto, ma siamo comunque sotto il 650mo posto per importanza nel mondo delle cripto (con quello della Juventus si scende intorno alla 1100ma posizione) su oltre 7.500 criptovalute. Investirci? Se cerchi un investimento finanziario hanno tutti i problemi delle criptovalute, con in più il fatto di non essere neanche sotto i riflettori del mondo della finanza. Non sono prodotti adatti a te.