Idrogeno: facciamo il punto

Grafico
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L’idrogeno è un investimento che ti abbiamo consigliato diverse volte, sempre in ottica speculativa, e l’ultima volta che te ne abbiamo parlato, sul n° 1465, siamo tornati a consigliartelo col certificate Vontobel tracker solactive hydrogen (193,15 euro; Isin DE000VP2HYR0). Da allora il prezzo di questo prodotto è pressoché lo stesso, ha fatto -2,5%, ma ha conosciuto forti saliscendi in Borsa (vedi grafico alla pagina successiva), coerentemente col rischio del settore. L’idrogeno, come ti abbiamo detto in passato, ha grandi potenzialità: può avere molti utilizzi a livello industriale e dare un fattivo contributo a livello di sostenibilità. Ha però dei limiti d’applicazione, in termini di sicurezza o, ma solo in certi ambiti, di efficienza e costi. Ma ce ne sono alcuni non legati all’efficienza, come per il trasporto pesante (treni, navi, bus e camion). Inoltre, il prezzo dell’idrogeno verde è previsto in calo e potrebbe scendere sotto i 2 dollari al chilo entro il 2030 (oggi siamo tra i 10 e i 13 dollari al chilo). L’idrogeno, grazie al progresso tecnologico, diventa meno costoso e in un periodo come l’attuale, la sua convenienza diventa sempre maggiore. E proprio la crisi energetica che stiamo vivendo ha mostrato l’importanza della diversificazione delle fonti e i piani energetici dell’Unione europea oppure l’Inflation reduction act americano hanno aumentato gli investimenti in energie pulite, compreso l’idrogeno.
L’idrogeno che può definirsi verde è solo quello che viene ricavato dall’elettrolisi dell’acqua.
L’Inflation reduction act è un pacchetto di misure approvate negli Usa che prevede investimenti totali per circa 740 miliardi di dollari per la lotta al cambiamento climatico, la riduzione dell'inflazione e dei costi della sanità. Te ne abbiamo parlato qui: www.altroconsumo.it/investi/investire/mercati-e-valute/analisi/2022/08/inflation-reduction-act-americano.
Il consiglio sul certificate e De Nora
Il grafico riporta l’andamento del certificate sull’idrogeno (linea sottile) dal primo consiglio dato sul n° 1470 e l’andamento dell’azione De Nora (linea in grassetto) dalla quotazione (che è anche la data del nostro consiglio). I due andamenti sono su base 100 calcolata sul prezzo di quotazione di De Nora per renderli confrontabili.
Non va poi scordato che il mondo si è anche dato l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e per fare ciò, tra le altre cose, l’agenzia energetica internazionale (IEA) ha previsto che siano necessari almeno 1.200 miliardi di dollari in investimenti in idrogeno entro il 2030. Per cui, ad oggi, il potenziale del settore dell’idrogeno rimane inalterato. Essendo il prezzo del certificate proposto rimasto sui livelli del precedente consiglio, il consiglio rimane quello di acquistare, se non l’hai ancora fatto. Se hai già in mano questo prodotto, mantienilo senza incrementare la posizione.
L'Agenzia internazionale dell'energia è un'organizzazione internazionale intergovernativa fondata nel 1974 dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Le altre attività di De Nora riguardano, da un lato, la produzione di elettrodi per diversi settori industriali (circa 55% dei ricavi nel primo semestre del 2022), dall’altro la vendita di tecnologie e soluzioni per il trattamento, la filtrazione e la disinfezione dell’acqua (circa il 43% dei ricavi nel semestre).
Il punto su De Nora
Tra le società che determinano l’andamento del certificate che ti abbiamo indicato in precedenza non è presente l’italiana De Nora (15,75 euro; Isin IT0005186371): questo perché al momento le attività dedicate alla transizione energetica generano solo una piccola parte dei suoi ricavi (poco meno del 2% nel primo semestre dell’anno). Il gruppo, però, sta investendo per sfruttare le competenze nel settore dell’elettrochimica per diventare una delle società protagoniste della produzione di idrogeno “verde”. L’obiettivo è quello di portare i ricavi derivanti dalle attività legate all’idrogeno a essere preponderanti (più del 50% dei ricavi) già nel 2025. Il gruppo sembra essere sulla buona strada: uno dei suoi progetti per la realizzazione di pile, sistemi e componenti per elettrolisi dell’acqua ha ricevuto il sostegno da parte della Commissione Europea, mentre tramite una società in comune con la tedesca Thyssenkrupp ha ottenuto una commessa per la realizzazione del primo impianto di idrogeno verde su scala industriale in Brasile. Anche le altre attività del gruppo, però, hanno dimostrato di sapersi difendere, al punto tale che De Nora ha rialzato le previsioni dei ricavi e dell’utile industriale previsti alla fine del 2022.
Se vuoi mettere un piede nel settore dell’idrogeno e non hai De Nora, ti suggeriamo Air Liquide (117,56 euro; Isin FR0000120073): il gruppo non si occupa solo di idrogeno (opera anche nel gas farmaceutico e alimentare), ma sta investendo molto sulla transizione energetica e già il 40% dei progetti in portafoglio è relativa a questo tema (con particolare attenzione alla mobilità a idrogeno). Il management ha confermato le previsioni 2022 e rassicurato sulle prospettive di medio/lungo termine. Il suo modello di business, relativamente resiliente, rappresenta un vantaggio nel contesto attuale. Si compra sulla Borsa di Parigi.
Le buone notizie hanno sostenuto l’andamento del titolo, che è sbarcato in Borsa il 30 giugno 2022 con un prezzo di 13,5 euro per azione: dopo i primi giorni poco brillanti (primo giorno chiuso a 12,9 euro), grazie anche ai suddetti conti trimestrali, le azioni hanno rialzato la testa e oggi fanno registrare un guadagno del 16,7% (+22,1% tenendo conto dei dividendi) rispetto al prezzo di collocamento. Si tratta di un andamento nettamente migliore di quello della Borsa di Milano (-2,4% a dividendi inclusi) e delle Borse mondiali (invariate - in euro e dividendi inclusi), ma superiore a quello delle società che si occupano di idrogeno (il certificate di cui ti abbiamo parlato nei precedenti paragrafi ha messo su il 6,3% nello stesso periodo; non paga dividendi) e a quello delle società che in generale si occupano di energie alternative (+11,2% in euro e dividendi inclusi). Noi ai tempi dello sbarco in Borsa avevamo suggerito una scommessa sulle azioni De Nora (vedi n° 1470): se le hai puoi mantenerle, se non le hai, però, dopo questi rialzi non è più il momento di acquistarle. Sebbene le prospettive restino positive, i risultati del primo semestre hanno riservato anche delle piccole zone d’ombra: per esempio, la crescita dei ricavi delle attività dedicate alla transizione energetica è stata del 130% rispetto al primo semestre 2021 – tanto, ma l’obiettivo è di una crescita media fino al 2025 del 200% e ci aspettavamo qualcosina di più. Anche in termini di redditività industriale la tenuta è stata rimarchevole, ma ci aspettavamo un dato lievemente migliore. Inoltre, un rallentamento della crescita economica potrebbe pesare su questi titoli. Per questo, pur stimando un utile per azione di 0,71 euro nel 2024 (stima lievemente superiore agli 0,66 euro previsti dal mercato), riteniamo che i rischi dell’investimento siano aumentati e consigliamo di limitarsi a mantenere le azioni De Nora.
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