Il punto sulla crisi del gas

Gas e petrolio
Gas e petrolio
Se il prezzo del greggio ha perso circa il 32% dai valori di un anno fa, molto più pronunciato è stato il calo del prezzo del gas: circa -60% per quello che arriva in Europa (rilevato ad Amsterdam). Come mai? In prima battuta, al netto di qualche periodo limitato, i mesi autunnali e invernali sono stati generalmente miti, il che ha aiutato a ridurre i consumi di gas. In secondo luogo, l’Europa è riuscita a compensare il calo delle forniture dalla Russia aumentando quelle da altri Paesi, Stati Uniti su tutti. Insomma, quelle misure di “razionamento” che si temevano non solo non ci sono state, ma gli stoccaggi sono riusciti ad assestarsi anche su valori superiori a quelli medi registrati nei precedenti anni. Quali sono le prospettive per il futuro? Diversi sono i fattori in gioco. Da un lato, soprattutto in Europa, si potrebbe procedere a tagliare ulteriormente le forniture di gas dalla Russia (alcune sono ancora attive), determinando una ricerca di fonti alternative di gas che potrebbe sostenere il prezzo della materia prima. Dall’altro, un rallentamento economico, determinato magari da tensioni sul settore bancario, potrebbe portare a una riduzione della domanda di gas, a favore di una contrazione del suo prezzo. Devi, inoltre, ricordare che, sebbene il suo contributo sia previsto dal 2025 in avanti, è previsto un aumento dell’offerta di gas naturale liquefatto (conclusione di nuovi progetti), che potrebbe frenare ulteriori rialzi dei prezzi. In tale situazione sconsigliamo di puntare su prodotti (Etc) che puntano direttamente sull’andamento del gas naturale.
Il prezzo del gas è sceso di circa il 60% anche negli Stati Uniti rispetto ai valori di un anno fa.
Nel corso di questo avvio del 2023 il prezzo del gas in Europa ha ripiegato di circa il 44%, negli Usa ha perso il 52%, mentre il prezzo del petrolio di qualità brent e wti ha contenuto il calo, rispettivamente, al 30% e 32%.
Resta comunque il fatto che nei prossimi anni l’Europa continuerà a far la parte del leone per le importazioni di gas naturale liquefatto prodotto in giro per il mondo, soprattutto dagli Stati Uniti. Tenendo conto di questa prospettiva, in passato ti abbiamo già suggerito una scommessa sulle azioni della Cheniere Energy (147,33 Usd; Isin US16411R2085), la più grande società di gas naturale negli Stati Uniti. In effetti, grazie alle maggiori esportazioni, i risultati di bilancio del 2022 (gli ultimi disponibili) sono stati straordinari: i ricavi sono aumentati del 110% rispetto al 2021, gli utili industriali del 137%, la liquidità prodotta dall’attività è quadruplicata e il gruppo è tornato a chiudere il bilancio in utile. Per quanto ci siano prospettive positive sulla crescita dei volumi di vendita nei prossimi anni (riapertura/rafforzamento di alcuni siti di esportazione), le prospettive su un prezzo del gas inferiore a quello registrato nel 2022 fanno sì che ci si possa attendere una contrazione dell’utile industriale nei prossimi anni. Sia che arrivi dagli Stati Uniti, sia che arrivi da altri Paesi – il Qatar ha piani ambiziosi di espansione delle esportazioni di gas naturale liquefatto – quel gas andrà trasportato verso l’Europa, e andrà trasportato via nave. In tale ottica avevamo suggerito anche una scommessa sulle azioni della Flex LNG (338,6 corone norvegesi; Isin BMG359472021), società che gestisce una flotta marittima per il trasporto del gas naturale liquefatto. Il 2022 è stato un anno positivo – risultati in crescita più delle attese – e le prospettive, in termini di noli marittimi, restano buone anche per il breve/medio termine. Il punto è che gran parte della flotta della società è già sotto contratto per i prossimi anni: se questo fornisce ampia visibilità e stabilità alle prospettive reddituali del gruppo (alti dividendi), dall’altro riduce la possibilità di “sorprese” positive sui risultati dei prossimi anni. Per tutti questi motivi e tenendo conto del rischio generale aumentato per queste azioni per effetto di un rinnovato rischio recessione legato alle tensioni nel settore bancario, secondo noi puoi approfittare dei guadagni dal primo consiglio e vendere una metà delle azioni che hai sia per Cheniere Energy, sia per Flex Lng.
Cheniere Energy e Flex LNG sono state consigliate a luglio 2022 (vedi n° 1470). Da allora la prima è in guadagno dell’11,7%, che diventa +8,6% in euro e dividendi inclusi, la seconda +32,4% che diventa +33,1% in euro e dividendi inclusi. Sono risultati nettamente migliori di quelli delle altre azioni del settore energetico (-5% in euro e dividendi inclusi), e delle Borse mondiali (+2,1% in euro e dividendi inclusi). Le azioni Flex LNG sono state consigliate anche a fine agosto/inizio settembre (vedi n° 1474 e 1475) e da allora il risultato è meno buono (tra +1,7% e +2% che, però, diventa tra -1,5% e -4% in euro e dividendi inclusi), sebbene migliore di quello del settore energetico (in euro e dividendi inclusi perdite tra il 12,4% e il 15,3%) e delle Borse mondiali (tra -3,3% e -6,5%). In ogni caso, consigliamo di vendere una metà delle azioni Cheniere e Flex LNG.
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