La crisi energetica è ormai alle spalle?

Crisi energetica
Crisi energetica
Quando abbiamo iniziato questa carrellata nel mondo delle materie prime (vedi n° 1516), abbiamo visto come la loro valutazione sia complessa: ognuna segue delle dinamiche specifiche e i loro prezzi sono molto ballerini. Questo diventa ancora più chiaro se si pensa a come si sono comportate due delle principali fonti energetiche al mondo: il gas naturale e il petrolio.
Dall’inizio del 2023 il prezzo del gas rilevato sul mercato di Amsterdam ha registrato una contrazione di circa il 57%, mentre il prezzo del petrolio brent è sceso del 13%. Rispetto al giorno prima dell’invasione russa dell’Ucraina il gas ha perso il 76%, mentre il petrolio è sceso del 25,4%. Rispetto all’inizio del 2020 il gas è sopra di circa il 110%, mentre il petrolio è sopra del 20%.
Come vedi nel grafico “Energia a corrente alternata” gli unici punti di contatto sono due: entrambe le materie prime viaggiano su valori inferiori a quelli dello scoppio della guerra in Ucraina (tra i momenti di massima tensione, l’inizio di marzo 2022), ma in entrambi i casi siamo su valori superiori a quelli d’inizio 2020, prima dello scoppio della pandemia. Le similitudini, però, si fermano qui e per il resto gli andamenti sono stati profondamenti diversi: per esempio, negli ultimi mesi il prezzo del greggio (di qualità brent) è riuscito a galleggiare intorno agli 80 dollari al barile (salvo il calo degli ultimi giorni), mentre il prezzo del gas (nel grafico c’è quello europeo) ha registrato una più marcata china discendente. Come si spiegano queste differenze, pur parlando sempre di energia?
Energia a corrente alternata
Il prezzo del gas naturale rilevato ad Amsterdam è rappresentato dalla linea in grassetto e sulla scala sinistra. Quello del prezzo del petrolio di qualità brent, invece, è in linea sottile ed è riportato sulla scala destra. I dati usati nel grafico e nell’analisi sono forniti da Refinitiv Datastream. Il prezzo del gas naturale è in euro per megawattora, il prezzo del petrolio brent è in dollari Usa.
Alla fine della stagione invernale del 2023, gli stoccaggi europei di gas risultavano pieni praticamente il doppio rispetto a quanto lo erano alla fine della stagione invernale del 2022. C’è chi si spinge a prevedere che l’Europa riuscirà ad affrontare il prossimo inverno con stoccaggi al 90% anche in caso di sospensione totale delle forniture russe.
Il prezzo del gas negli Usa è in calo di circa il 38% rispetto all’inizio del 2023 e del 41,5% dal giorno precedente all’invasione dell’Ucraina. Dall’inizio del 2020 il rialzo è limitato a circa il 17%.
La task force per gli acquisti congiunti di gas a livello europeo ha riguardato per ora poche quantità di gas, ma l’esperimento sembra aver funzionato bene e potrebbe essere rafforzato.
Cominciamo dal prezzo del gas naturale in Europa: nonostante il perdurare della guerra in Ucraina e l’interruzione di ampie forniture di gas dalla Russia, ha ripiegato dai circa 300 euro per megawattora della fine di agosto 2022 ai circa 33 euro attuali. Tre le ragioni. Primo: l’Europa è riuscita a compensare le minori forniture dalla Russia con aumento delle importazioni da altri Paesi, Stati Uniti su tutti. Secondo: l’impatto positivo del fattore climatico. Se ad agosto 2022 si temeva che l’Europa avrebbe dovuto applicare fasce di razionamento dell’energia – un po’ come tanti anni fa si faceva con le “targhe alterne” – così poi non è stato, complice un inverno particolarmente mite che ha ridotto le necessita di riscaldamento. Terzo: la lenta ripartenza dell’economia cinese. Nonostante le riaperture, l’Europa ha potuto avere a disposizione del gas naturale liquefatto che di solito, invece, veniva inviato verso l’Asia. Tutto questo ha fatto sì che le riserve di gas si mantenessero sempre ben sopra gli obiettivi prefissati dalle autorità europee, scongiurando il rischio di una crisi e portando, dunque, il prezzo a scendere. Anche negli Usa, però, il prezzo del gas è sceso e anche in questo caso ha giocato parecchio il fattore climatico, che ha permesso di ridurre i consumi di riscaldamento. D’altro canto, hanno inciso anche dei livelli maggiori di produzione per soddisfare la domanda europea (nel 2023 dovrebbe salire di un altro 2,5% rispetto al record del 2022) accompagnati da una domanda che ha mostrato, invece, dei segnali di rallentamento (attesa in calo del 2,2% nel 2023). C’è un’abbondanza di gas e questo ha portato il suo prezzo a ripiegare anche negli Stati Uniti.
Al momento è difficile che si possa prevedere un’inversione di tendenza per il prezzo del gas. In Europa, potrebbero incrementarsi gli acquisti “congiunti” da parte di diverse società che potrebbero aumentare il loro potere contrattuale, condizionando al ribasso i prezzi. Negli Usa, invece, nonostante alcuni puri produttori di gas naturale abbiano provato a limitare l’attività di estrazione, le trivelle delle compagnie petrolifere (un terzo del gas viene estratto assieme al petrolio) continuano per lo più a muoversi, sostenendo l’offerta di gas. Se a questo ci aggiungi il rischio di un forte rallentamento economico, ti rendi conto del perché le possibilità che il prezzo del gas possa tornare a impennarsi in modo deciso non sono molte. Certo, non è detto che non ci siano elementi che possano temporaneamente sostenerlo, da una calda estate 2023, agli scioperi o alla sospensione di attività come nel Mare del Nord, ma si tratterà verosimilmente di fenomeni passeggeri. In questo quadro ti sconsigliamo di investire sul gas naturale. A marzo (vedi n° 1504) ti abbiamo già fatto vendere metà degli investimenti nelle azioni di Cheniere Energy (148,56 Usd; Isin US16411R2085) e di Flex LNG (326 nok; Isin BMG359472021). Ti confermiamo che non sono azioni da acquistare ora: al più, limitati a mantenere la metà di azioni che ti sono rimaste – la prima ha rialzato le previsioni sui risultati del 2023 e sta cercando di aumentare ulteriormente gli investimenti per vendere ancora più gas, la seconda sta distribuendo generosi dividendi (rendimento atteso di poco più del 10% annuo lordo ai prezzi attuali) in attesa di aumentare la flotta a prezzi ragionevoli. Per entrambe, però, l’incognita di un calo dei prezzi del gas incombe e aumenta la rischiosità dell’investimento.
Dalla nostra analisi di marzo 2023, in cui ti abbiamo suggerito di vendere metà delle tue azioni, il titolo Cheniere ha guadagnato solo lo 0,8% (invariato in euro e dividendi inclusi), le azioni Flex LNG hanno ceduto il 3,7% che diventa -5,8% in euro e dividendi inclusi. Non comprarle ora.
Per quanto riguarda il prezzo del petrolio, la sostanziale tenuta degli ultimi mesi è legata alle azioni di riduzione delle trivelle messe in pratica da alcuni importanti Paesi produttori, su tutti pensiamo all’Arabia Saudita, in aperto contrasto con quanto, invece, vorrebbero gli Stati Uniti. La tensione sta salendo e se Europa o Stati Uniti dovesse provare a imporre un prezzo massimo alle importazioni di greggio, così come accade per le importazioni di petrolio dalla Russia, alcuni accordi commerciali potrebbero saltare, con conseguente tensione sulle forniture e, quindi, con potenziali rialzi dei prezzi. D’altro canto, però, non è possibile ignorare altri fenomeni che invece depongono per una caduta del prezzo dell’oro nero, come negli ultimi giorni. Dapprima c’è il rischio del rallentamento economico, con la ripartenza della Cina dopo le chiusure pandemiche che è stata molto meno robusta del previsto. Inoltre, ci sono le politiche per la transizione energetica – pensa allo stop ai motori a benzina in Europa dal 2035 – che dovrebbero ulteriormente pesare sulla domanda di greggio. Infine, alcuni colossi dell’industria petrolifera hanno sorpreso il mercato puntando con maggior decisione su progetti di estrazione di petrolio piuttosto che su progetti rinnovabili (vedi il caso di Shell qui sotto).
Per centrare gli obiettivi in termini di dividendi di cui ti abbiamo parlato sul n° 1516, Shell (27,41 euro; Isin GB00BP6MXD84) sorprende il mercato annunciando una riduzione degli investimenti che colpirà soprattutto i progetti legati alla transizione energetica (seppur, sulla carta, senza rimettere in discussione i suoi obiettivi di neutralità per il 2050). Punterà, invece, di più sul gas naturale liquefatto. Mantieni.
Tutto questo potrebbe creare uno squilibrio tra eccesso d’offerta e minore domanda che potrebbe far scendere i prezzi del greggio. La situazione nel caso del prezzo del petrolio sembra essere ancora più incerta che nel caso del prezzo del gas naturale. Sono attesi parecchi alti e bassi e sconsigliamo di investire su Etc che puntano direttamente sul prezzo del greggio. Al più, mantieni le azioni (o i fondi) del settore petrolifero che già hai, senza acquistarne ancora.
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