Monte Paschi: vicine ai massimi dall'aumento di capitale
MPS
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Il primo scatto delle azioni Mps (Isin IT0005508921) all’inizio di agosto è stato determinato dalla pubblicazione di conti trimestrali che hanno superato le attese. In particolare, il cosiddetto margine di interesse ha fatto un balzo di circa il 70% rispetto allo stesso valore del secondo trimestre del 2022: sicuramente ha impattato l’aumento dei tassi d’interesse praticato sui prestiti e sui mutui, ma quello che più ha sorpreso è stata la sostanziale tenuta dei prestiti concessi (in calo di poco più del 5% rispetto a un anno fa e sostanzialmente stabili dall’inizio dell’anno), nonostante il costo molto più elevato degli stessi.
Sorprendente anche la sostanziale tenuta dei ricavi commissionali (temevamo un calo più pronunciato) e il peso dei crediti deteriorati (al netto degli accantonamenti) sul totale dei finanziamenti che resta nell’ordine del 2% e che quindi mostra la bontà del credito concesso. Tutto questo ha permesso al gruppo di chiudere con utili in netto rialzo anche rispetto al primo trimestre e a puntare a circa 1 miliardo di utile netto alla fine del 2023.
Il calo dopo la reazione a questi buoni risultati è stato, invece, legato all’extra-tassazione varata dal Governo (e di cui ti abbiamo parlato qui), che avrebbe un impatto rilevante proprio su Mps. Il rimbalzo seguente è legato sia alla possibilità di che la suddetta norma venga smussata (è stata già rettificata una volta, come detto qui, ma potrebbe essere ulteriormente “addolcita” prevedendo la deducibilità di tale tassazione), sia alle voci sul fatto che il Tesoro starebbe pensando di cedere una fetta delle proprie azioni nel Monte Paschi – ricordiamo che ha circa il 64% del capitale della banca e ha accordi con l’Europa per uscire dal capitale.
Quella della vendita parziale, si parla di circa il 10% del capitale, sarebbe una mossa inattesa: un po’ perché la vendita rischia di fruttare poco più di 320 milioni di euro – un’inezia e una “svendita” rispetto agli 1,6 miliardi iniettati nel solo ultimo aumento di capitale e da sommare ai 5,4 miliardi per il salvataggio nel 2017 – un po’ perché finora il Tesoro è sembrato restio a un’operazione parziale di questo genere.Il mercato, però, ha visto il bicchiere mezzo pieno: la possibilità per qualche gruppo di cominciare a mettere un piede nel capitale del gruppo e valutare un possibile “matrimonio”.
Noi restiamo prudenti: le voci non sono state confermate, diverse banche italiane hanno già fatto dei passi indietro sull’operazione e l’incertezza relativa alla tassazione sugli extra-profitti rischia di aumentare le pretese del possibile acquirente – insomma, la vendita rischia di dover essere fatta a pesante sconto rispetto ai prezzi attuali di mercato (non un bene per gli azionisti). Del resto, non va dimenticato che sulla banca gravano ancora 4,2 miliardi di euro di vertenze che il gruppo stesso riconosce come “probabili” e per cui sono stati accantonati per ora solo circa 1,1 miliardi di euro (la banca in Borsa vale circa 3,4 miliardi di euro).
Per tutte le suddette ragioni riteniamo che il rapporto tra il rischio del titolo azionario (non ci sono, invece, rischi da un punto di vista patrimoniale, quindi di sicurezza dei conti correnti) e rendimento possibile da un investimento sul titolo azionario Monte Paschi non sia ancora interessante. I circa 2,7 euro attuali del titolo non sono distanti dai massimi toccati dopo l’aumento di capitale lanciato nell’ottobre scorso; peccato, però, che siano ancora di due terzi inferiori ai valori del titolo di un anno fa. Non consigliamo le azioni Monte Paschi, anzi, se le hai, vendile.