Il punto sulla settimana delle Borse

La settimana delle Borse
La settimana delle Borse
A condizionare l’andamento generale dei mercati ci sono stati i dati che continuano a dimostrare la fragilità della ripresa economica cinese: sia quelli sulle importazioni, sia quelli sulle esportazioni sono scesi in maniera ben più marcata delle attese. Inoltre, in questo contesto, la Cina ha mostrato una contrazione dei prezzi al consumo: la deflazione non è mai desiderabile (se i consumatori sanno che i prezzi stanno scendendo tendono a rimandare i consumi) e rischia di gravare ulteriormente sull’economia del Dragone.
Anche dagli Stati Uniti, però, non sono arrivate notizie totalmente confortanti – l’inflazione scende, ma molto piano e alcuni membri della Banca centrale americana hanno invocato ulteriori rialzi dei tassi d’interesse – e dalla Germania sono arrivati dati sulla produzione industriale in calo e al minimo degli ultimi sei mesi.
Infine, qualche segnale di preoccupazione è giunto anche dai conti trimestrali societari. In tale situazione non modifichiamo le nostre strategie d’investimento che trovi cliccando qua.
Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro).
Australia: +0,2%; -0,2%
Canada: +0,8%; +0,5%
Cina: -0,8%; -0,8%
Corea: -0,4%; -0,9%
Giappone: +0,9%; -0,9%
Indonesia: +0,7%; +0,7%
Messico: -0,2%; +0,5%
Regno Unito: +0,7%; +0,6%
Svezia: +0,6%; +0,2%
Stati Uniti: -0,2%; -0,2%
Svizzera: +0,5%; +0,3%
A contribuire al nervosismo, le indicazioni fornite da uno dei giganti delle spedizioni a livello globale, UPS (180,38 Usd; Isin US9113121068), che ha mostrato un giro d’affari in calo più delle attese e ha abbassato le previsioni sui risultati per tutto il 2023. I risultati degli spedizionieri vengono considerati un po’ come un barometro della tenuta dell’economia a livello globale e tali risultati hanno posto interrogativi sulla forza delle spese dei consumatori. Le azioni UPS si avviano a chiudere la settimana in calo dello 0,3% e non sono da acquistare.
A controbilanciare la delusione arrivata da parte di UPS, ci sono stati i dati di un’altra società per cui la consegna dei pacchi è diventata centrale: PostNL (2 euro; Isin NL0009739416). Il gruppo ha mostrato per il secondo trimestre dell’anno risultati migliori del previsto. Contro ogni aspettativa, i volumi (+3,3%) nell’attività dei pacchi (72% dei ricavi) sono tornati già a crescere. Le misure adottate, come l’ottimizzazione delle rotte, del personale e della flotta, sembrano dare già buoni frutti. Il risultato industriale (al netto di elementi straordinari) si attesta così a 18 milioni di euro, rispetto ai 10 milioni di euro del 2° trimestre 2022. L’altra buona notizia è che i costi di ristrutturazione dovrebbero essere limitati a un massimo di 10 milioni di euro, mentre in precedenza erano stimati in 20 milioni. Forte di questi risultati, il gruppo è più ottimista per il 2023. Ora conta su un risultato industriale compreso tra 100 e 130 milioni di euro, mentre finora prevedeva un utile compreso tra 70 e 100 milioni di euro. Abbastanza per alzare le nostre previsioni di utile per azione a 0,15 euro per il 2023 e a 0,17 euro per il 2024. Le azioni si avviano a chiudere la settimana con un progresso dell’8,7%, ma restiamo prudenti col consiglio: mantieni. La banca potrebbe chiederti se vuoi l’acconto del dividendo in azioni o in contanti: scegli i contanti (potrebbe bastare non comunicare nulla alla banca, ma verifica le modalità specifiche della tua banca).
A pesare sull’umore dei mercati ci sono state anche le rinnovate tensioni tra Stati Uniti e Cina sul settore tecnologico, con i primi che hanno vietato investimenti in alcune società cinesi, riguardanti anche il settore dei semiconduttori. Non sorprende che il settore tecnologico si avvii a chiudere la settimana in rosso, trascinato anche dal -2,2% delle azioni Apple (177,97 Usd; Isin US0378331005) che continuano a risentire di risultati trimestrali che hanno un po’ deluso il mercato per quanto riguarda le vendite di telefonini. Le attese per il prossimo iPhone15 sono ora molto elevate – ci si aspetta innovazioni importanti – anche per ridare linfa a un segmento importante per il gruppo. Se hai le azioni Apple, puoi mantenerle.
Meglio, invece, è andata sul fronte del turismo, con la Cina che ha riaperto ai viaggi di gruppo verso altri 78 Paesi nel mondo. Una notizia che è stata ben accolta anche dai grandi marchi del settore lusso, che ora si aspettano acquisti da parte di viaggiatori cinesi. Questo spiega la sostanziale tenuta (+0,1%) con cui si avviano a chiudere la settimana le azioni di LVMH (817,10 euro; Isin FR0000121014) che pure avevano già beneficiato di un semestre chiuso con una crescita (a perimetro aziendale costante) dei ricavi del 17% e un’impennata dell’utile per azione del 30,3%. Restano, però, delle perplessità legate alla debolezza della crescita dell’attività negli Stati Uniti, già percepibile nel 1° trimestre, che si è confermata nel secondo trimestre con una leggera flessione delle vendite (-1%) – stiamo parlando del Paese che si era affermato come trainante per il gruppo dopo lo scoppio della pandemia. La sensazione è che i consumatori, colpiti dalla corda dell’inflazione, stiano diventando cauti. Va detto che a livello globale questa situazione è stata ampiamente compensata dal forte rimbalzo del 34% in Asia (principalmente in Cina), su cui, però, gravano i dubbi per una situazione economica piuttosto fragile. Per quanto riguarda il forte miglioramento degli utili, anche questo deve essere messo in prospettiva. È in gran parte dovuto a poste non ricorrenti (rettifiche di valore di attività finanziarie). Per queste ragioni il consiglio non cambia: vendi.
A dare nervosismo ai mercati in settimana ci sono state anche le novità sulle banche. Per quanto riguarda l’Italia, ha spaventato la tassazione straordinaria sugli extra-profitti legati ai rialzi dei tassi d’interesse. La norma è stata pubblicata alla fine della settimana in Gazzetta Ufficiale, ma con alcuni limiti rispetto alla formulazione iniziale; fatto che ha permesso ai titoli bancari un recupero dai cali d’inizio settimana. In particolare, l’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (244,68 euro, Isin IE00BYMB4Q22), che racchiude l’andamento di tutte le principali banche italiane quotate in Borsa, si avvia a chiudere la settimana con un calo del 2,7%. Non si escludono ulteriori correzioni alla norma in sede di conversione da parte del Parlamento, ma restano comunque i rischi generali sul settore che ti abbiamo raccontato qui e qui. Non puntare sul settore bancario italiano.
Anche il settore bancario americano, però, è stato scosso dalla decisione dell’agenzia di rating Moody’s di abbassare il giudizio di affidabilità su alcune banche regionali di medie dimensioni e di preannunciare la possibilità di tagli anche per alcuni istituti più grandi. Di questo clima di tensione non potevano non risentire anche istituti europei, come BCP (0,24 euro; Isin PTBCP0AM0015) che si avvia a chiudere la settimana in calo di circa il 4% nonostante il gruppo abbia riportato nel primo semestre un utile di 0,028 euro per azione, in netto aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato è stato più elevato del previsto grazie all’aumento dei tassi d’interesse che ha fatto crescere del 39,5% il margine da interesse (differenza tra gli interessi percepiti sui prestiti erogati e quelli pagati sui depositi). Inoltre, il risultato è stato favorito da proventi non ricorrenti (127 milioni) derivanti dalla vendita della partecipazione dell’80% in Millennium Financial Services. Infine, c’è stata una significativa riduzione delle spese, non solo in Portogallo, ma soprattutto in Polonia. Alla luce di questi positivi risultati semestrali, abbiamo rivisto al rialzo le nostre stime di utili, ma confermiamo il consiglio: al più, mantieni queste azioni.
Nonostante Paccar (85,48 Usd; Isin US6937181088) realizzi mezzi pesanti, e sia quindi molto esposta ai timori di un rallentamento economico generale innescato dalla Cina, le sue azioni si avviano a destinare la settimana con un piccolo rialzo dell’1,9%. Il gruppo ha chiuso il 2° trimestre dell’anno con un progresso delle vendite di autocarri dell’1,6% rispetto al 1° trimestre, un dato che ha deluso una parte del mercato. Tuttavia, il gruppo aveva già indicato di essere vicino al massimo della sua capacità produttiva e ciò non ha impedito ai risultati trimestrali complessivi di essere comunque, ancora una volta, migliori del previsto con un utile per azione in aumento del 70% a 2,33 Usd rispetto al 2° trimestre del 2022. Il gruppo sembra riuscire a digerire l’aumento dei costi produzione e così, grazie a un prezzo medio di vendita per autocarro aumentato del 15,6% e all’impulso della redditizia attività "ricambi", l’utile realizzato dal gruppo per autocarro venduto è aumentato del 53,2%. Un andamento che ci consente di alzare le nostre previsioni di utile per azione per il 2023 e il 2024 rispettivamente a 8,3 Usd e 7,2 Usd – il calo previsto nel 2024 è spiegato dal rischio di una situazione economica più difficile. Finanziariamente solido, il gruppo non dimentica di investire per adattare le proprie capacità produttive: non meno di 1 miliardo di dollari quest’anno dopo circa 7,5 miliardi di dollari nell’ultimo decennio. Con un portafoglio di ordini ricco, il gruppo continuerà a investire per soddisfare la domanda. Nonostante il rimbalzo del prezzo delle azioni negli ultimi mesi, restiamo fiduciosi: acquista.
Meno brillante la settimana per le azioni Umicore (25,75 euro; Isin BE0974320526) che si avviano a lasciare sul terreno il 4,8%. Il gruppo ha presentato risultati in calo nella prima parte dell’anno: l’utile industriale prima di scontare la quota parte degli oneri pluriennali (al netto degli elementi straordinari) è diminuito del 14%, mentre l’utile netto per azione è sceso del 27% a 0,97 euro. Vista la discesa dei prezzi dei metalli preziosi (che influisce sui risultati delle sue attività di riciclaggio), la corsa dell’inflazione e l’aumento degli investimenti per alimentare la crescita, i risultati in calo erano, però, attesi e la buona notizia è che la contrazione è stata inferiore alle previsioni. Considerando una stabilità dei prezzi dei metalli preziosi ai livelli attuali, Umicore prevede un utile operativo prima della quota parte degli oneri pluriennali (e al netto degli elementi straordinari) compreso tra 960 milioni e 1,02 miliardi di euro per l’intero 2023, ovvero una diminuzione tra l’11% e il 17%, in linea con le aspettative medie del mercato. Noi speravamo in qualche previsione più generosa, dopo i conti. Nel breve termine, rimaniamo cauti di fronte alla diminuzione dei risultati e all’ambiente economico più difficile. A più lungo termine, invece, il gruppo resta ben posizionato per beneficiare dell’elettrificazione del parco auto e della volontà delle autorità pubbliche di sviluppare il settore (costruzione di batterie, riciclaggio, ...) in Europa. Se hai le azioni, puoi mantenerle.
Da segnalare a Milano l’andamento delle azioni Telecom Italia (0,2768 euro; Isin IT0003497168) che si avviano a chiudere la settimana con un rialzo di circa il 10% sul possibile sblocco della questione della “rete”: il gruppo ha firmato una lettera d’intenti col fondo d’investimento KKR e col Ministero dell’economia e delle finanze che, prevede, appunto la formulazione di un’offerta vincolante per la società che raggrupperà la rete e in cui lo Stato ricoprirà un ruolo di peso. Si tratta, però, di un primo passo e non c’è garanzia sull’esito positivo della trattativa – si sono avanzati già dubbi sulla capacità dello Stato di trovare le risorse necessarie. Per ora limitati a mantenere le azioni Telecom Italia che già hai.
Le azioni Ahold Delhaize (30,66 euro; Isin NL0011794037) si avviano a chiudere la settimana con un calo dello 0,2%. Il gruppo ha chiuso il secondo trimestre dell’anno con una crescita del 2,9% dei ricavi (+4,3% esclusi gli effetti valutari) e con un progresso dell’1,3% dell’utile (escluse le voci non ricorrenti). Contrariamente ai trimestri precedenti, l’Europa si è dimostrata il mercato più brillante, mentre gli Stati Uniti hanno leggermente deluso. Anche il supermercato online Bol.com è tornato a crescere dopo una serie di trimestri difficili. Il gruppo ha dovuto assorbire costi una tantum, in gran parte (ma non esclusivamente) legati ai negozi belgi a marchio Delhaize (ristrutturazione, scioperi…). Ciò ha comportato un calo dell’utile netto, compreso di queste poste straordinarie, del 22,4% (-10,4% nel primo semestre). Ciononostante, il gruppo si dimostra fiducioso e aumenta l’acconto sul dividendo a 0,49 euro lordi per azione e conferma le sue previsioni annuali (esclusi gli elementi una tantum, margine operativo di almeno il 4% come nella prima metà dell’anno, utile per azione intorno ai livelli del 2022, crescita del dividendo). Inoltre, anche la quotazione in Borsa di Bol.com è di nuovo sul tavolo, anche se non ce l’aspettiamo a breve termine. Stimiamo un utile per azione di 2,40 euro nel 2023, 2,67 euro nel 2024 e 2,74 EUR nel 2025. Consiglio confermato: acquista.
Prezzi e valutazioni alle ore 15 dell’11 agosto 2023 (per i titoli americani utilizzati i dati di chiusura del 10 agosto 2023 visto che al momento dell’analisi i mercati Usa non erano ancora aperti).
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