La settimana delle Borse: i listini provano a mantenere la calma

La settimana delle Borse
La settimana delle Borse
La situazione tragica in Israele non può che gravare sull’umore dei mercati che, però, per buona parte della settimana hanno provato a convincersi che il conflitto possa non estendersi ad altri Paesi e hanno provato a cercare conforto in altri dati.
Primo: il Fondo monetario internazionale ha confermato le attese di una buona tenuta dell’economia Usa (anche se ha abbassato le stime sulla crescita globale). Secondo: alcuni esponenti della Banca centrale europea e di quella americana hanno alimentato la speranza che possano non esserci ulteriori rialzi dei tassi. Terzo: la Cina sarebbe pronta a varare un fondo d’investimento volto a sostenere l’andamento delle azioni del Paese. Non è la prima volta che la Cina fa un’operazione del genere e il fatto che il suo Fondo sovrano si sia già mosso in settimana con acquisti su azioni cinesi rende credibile l’ipotesi.
Questo, però, non significa che tutto vada bene: l’incognita sull’evoluzione del nuovo conflitto resta pesante, i dati sull’inflazione Usa fanno pensare che l’entusiasmo sulla fine dei rialzi dei tassi d’interesse sia eccessivo e in Cina permane una situazione economica non rosea – come dimostrato dalla contrazione dei prezzi alla produzione e la crisi della società immobiliare Country Garden (non ha onorato un pagamento in tempo).
Saranno importanti, nei prossimi giorni, gli annunci dei conti trimestrali societari. Intanto BMW (97,76 euro; Isin DE0005190003) ha annunciato un rialzo delle consegne di auto del 5,8% nell’ultimo trimestre, trainate dall’elettrico (vendite raddoppiate rispetto a un anno fa). Le azioni hanno fatto +2,1% e il mercato valorizza correttamente le buone prospettive. Mantieni.
In questa situazione abbiamo confermato le strategie d’investimento (vedi qui)
Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro).
Australia: +1,4%; +0,8%
Canada: +1,4%; +2,1%
Cina: +0,9%; +1,3%
Corea: +2%; +2,3%
Giappone: +4,3%; +4,4%
Indonesia: -0,7%; -0,8%
Messico: -0,6%; +1,8%
Regno Unito: +1,4%; +1,3%
Svezia: +1,7%; +1,9%
Stati Uniti: +0,5%; +0,8%
Svizzera: +0,6%; +1,9%
Se le Borse mondiali mediamente hanno retto, lo stesso non si può dire del listino di Israele, che ha ripiegato di circa il 6,5% (riferimento al periodo 8-12 ottobre, la Borsa israeliana è chiusa il venerdì e il sabato). In passato ti abbiamo consigliato dei titoli azionari israeliani.
Il primo è Teva Pharma (8,66 Usd; Isin US8816242098), colosso dei farmaci generici, che ha chiuso la settimana in calo dell’8,1% sui mercati americani su cui è anche quotato. Il gruppo, però, ha rassicurato sul fatto che il nuovo conflitto non avrà impatti rilevanti sui suoi conti e questa previsione sembra credibile: Teva realizza in Israele solo il 2% del suo fatturato mondiale, mentre la produzione realizzata in Israele rappresenta meno dell’8% di quella totale. Visto, però, il momento difficile per il settore dei farmaci generici il consiglio resta invariato: mantieni.
Il secondo titolo è Check Point Software (134,31 Usd; Isin IL0010824113), società che si occupa di sistemi per la protezione informatica, che, sempre sulle Borse Usa (in questo caso non è nemmeno quotata sul listino israeliano), ha limitato il calo al 2%. In questo caso, però, siamo un po’ più preoccupati: se è vero che il gruppo realizza gran parte delle vendite al di fuori di Israele, è altrettanto vero che sul suolo israeliano ha il 71% del valore dei suoi impianti e il 42% dei suoi dipendenti: in caso di un’escalation, il gruppo potrebbe registrare potenziali interruzioni alla sua attività, sia per possibili danni ai suoi impianti, sia per problemi logistici, sia per l’eventuale mobilitazione di alcuni dipendenti, che sono riservisti dell’esercito. Per questo, nonostante il gruppo a lungo termine possa beneficiare della maggiore domanda di soluzioni di sicurezza informatica, visti i rischi cambiamo il consiglio: limitati a mantenere le azioni che hai (sono rischiose, quindi in ogni caso non sono per investitori prudenti).
Il punto sul petrolio
Israele non ha infrastrutture rilevanti per l’industria petrolifera, quindi il greggio in settimana è salito, ma meno del gas (vedi qui). Le azioni Exxon Mobil (109,87 Usd; Isin US30231G1022) sono salite del 2,5% dopo la conferma dell’offerta per la concorrente Pioneer Natural Resources: l’aspetto positivo emerso è che, se l’operazione dovesse chiudersi positivamente, il pagamento dovrebbe avvenire in azioni (senza gravare sul debito). Sono possibili impatti positivi sugli utili dal 2025. Mantieni le azioni.
Come detto, però, nel complesso le Borse si sono ben comportate. In particolare, segnaliamo il netto rimbalzo delle azioni Atenor (13,15 euro; Isin BE0003837540), salite in settimana del 42,6%. Da un lato hanno beneficiato delle speranze sulla fine del rialzo dei tassi d’interesse, dall’altro, il via libera a nuovi importanti progetti in Belgio ha dimostrato che il portafoglio di attività del gruppo immobiliare è interessante. Questo giustifica il nostro consiglio – mantieni – ma ricorda bene quanto abbiamo detto qui: quando partirà l’aumento di capitale (ancora non si sanno le date), buona parte del valore del tuo investimento andrà a finire nel diritto d’opzione, che devi vendere al più presto. Se temi di non poterlo fare, valuta, soprattutto dopo questi rialzi, una vendita (seppur dolorosa).
Di spicco anche il +11% delle azioni Novo Nordisk (716,5 corone danesi; Isin DK0062498333): il suo antidiabetico Ozempic ha dimostrato più rapidamente del previsto la sua efficacia anche nella lotta contro l'insufficienza renale (una complicanza frequente tra i diabetici). Le azioni veleggiano sui massimi di sempre, ma se le hai puoi mantenerle.
Il +7,8% di Eli Lilly (609,2 Usd; Isin US5324571083) si spiega con la speranza che risultati analoghi possano essere riscontrati per il Mounjaro, trattamento di Eli Lilly equivalente all’Ozempic. Anche in questo caso, mantieni le azioni.
@Bruno I certificate sono quotati sul segmento Sedex e Cert-X di Piazza Affari. Sono facilmente acquistabili anche tramite il trading online della tua banca – a patto che il tuo profilo di rischio, definito dal questionario Mifid, sia ritenuto compatibile con questi prodotti (verifica che si fa con ogni strumento finanziario).
@Marcello Al contrario degli Etf, i certificate sono prodotti fiscalmente efficienti: puoi utilizzare le tue minusvalenze pregresse per compensare i guadagni sui rialzi di prezzo (plusvalenze) sui certificate e pagare meno tasse (la tassazione è sempre al 26%). Le plusvalenze sugli Etf non possono essere mai compensate.
@Vittorio Dal 2 ottobre 2023 e solo per i certificate quotati sul segmento Sedex, gli emittenti possono scegliere la fascia oraria di negoziazione per i loro certificate: può partire alle 8 o alle 9:05 e terminare alle 17:30, alle 20:30 o alle 22. Per i certificate sul Cert-X gli scambi, invece, iniziano allo 9:05 e finiscono alle 17:30.
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