A proposito di Nutella Day...

Analisi
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Cereali a colazione: Kellanova
Oltre a una fetta di pane con marmellata o crema alla nocciola, uno dei classici della colazione è rappresentato dai cereali. Kellogg’s è uno dei marchi più famosi di cereali e la società che li vende in giro per il mondo (Nord America escluso, vedi n° 1530) si chiama Kellanova (55,06 Usd; Isin US4878361082) ed è quotata sulla Borsa di New York. Dal nostro consiglio speculativo dell’ottobre scorso le azioni hanno guadagnato l’11,5%, che diventa +10,9% in euro e dividendi inclusi e si confronta con un +8,4% medio degli altri produttori mondiali di cibo. Del resto, i risultati dei primi nove mesi dell’anno (ultimi disponibili al momento dell’analisi) hanno mostrato segnali rassicuranti, con una crescita dei ricavi (a perimetro aziendale comparabile) di circa l’8,2%, non distante dall’obiettivo del 9% fissato per tutto il 2023, un recupero della redditività industriale e una tenuta della generazione di liquidità. Attenzione, però: l’incremento dei ricavi è legato al rialzo dei prezzi, mentre i volumi di vendita sono risultati in calo – e i prezzi non potranno essere alzati all’infinito. Inoltre, i tassi di crescita restano ancora inferiori a quelli di un concorrente come Mondelez (76,87 Usd, Isin US6092071058; vendi) e il debito, per quanto in calo, resta superiore a quello di altre società comparabili. È vero che gli “indicatori di convenienza” del titolo sono migliori di quelli di Mondelez – per esempio, il rapporto tra enterprise value e utili industriali attesi al 2025 è pari a 10,6 per Kellanova contro il 16,1 di Mondelez (più è basso, meglio è) – ma nel complesso, secondo noi, scontano al momento correttamente le prospettive della società. Se hai azioni Kellanova, mantienile, ma non acquistarle ora.
Kellanova presenta i risultati dell’ultimo trimestre del 2024 l’8 febbraio, quando questo numero è già in stampa. Non ci aspettiamo sorprese rilevanti dai conti: se ci saranno, però, motivi per cambiare il consiglio lo comunicheremo sul nostro sito.
L’enterprise value tiene conto del valore di Borsa delle azioni e del valore del debito di una società.
Una spremuta d’arancia: Britvic
A colazione fa piacere una spremuta: fresca è l’ideale, ma spesso bisogna ripiegare su succhi confezionati. La britannica Britvic (888 pence; Isin GB00B0N8QD54) opera proprio nella produzione e vendita di bevande non alcoliche (succhi di frutta, ma non solo): il mercato principale è quello del Regno Unito (ma non il solo) e le azioni sono quotate alla Borsa di Londra. L’ultima volta ti avevamo suggerito una scommessa su queste azioni ad aprile 2022 (vedi n° 1460) e da allora hanno messo su il 4,3%, che diventa +9,2% in euro e dividendi inclusi e che si confronta con un +9,1% medio delle altre azioni mondiali del settore bevande analcoliche. In questi anni il gruppo ha registrato dei buoni tassi di crescita e ha chiuso l’anno fiscale 2022/23 (al 30 settembre) con un progresso dei ricavi del 6,6% (a cambi costanti) rispetto all’anno fiscale precedente e con un primo trimestre del 2023/24 che dovrebbe aver visto un aumento dei ritmi di crescita all’8,1%. Anche in questo caso, però, come per Kellanova ci sono degli elementi di tensione: i volumi di vendita nel 2022/23 sono scesi del 2,2% - quindi anche qui il progresso dei ricavi è solo legato al rialzo dei prezzi di vendita – e la redditività industriale non ha mostrato particolari progressi, gravata dal rialzo dei prezzi delle materie prime. Va, però, detto che il gruppo continua a investire per differenziare la sua offerta pur mantenendo livelli di debito e di liquidità generata accettabili – tanto che il dividendo è in crescita – e che nel complesso le prospettive del gruppo ci sembrano ancora sottovalutate dal mercato – il rapporto tra prezzo di Borsa e utili attesi al 2025 è di circa 13 contro il 21,2 di Coca Cola (60,54 Usd, Isin US1912161007; mantieni). Sono azioni su cui si può ancora scommettere in un’ottica di lungo periodo.
Le azioni Britvic sono state consigliate anche a gennaio 2022 (vedi n° 1447): da allora il progresso, in euro e dividendi inclusi, è del 4,5%, deludente rispetto al +17,6% delle altre azioni del settore delle bevande analcoliche. La penalizzazione ci sembra un po’ eccessiva.
Britvic è anche rivenditore sul mercato britannico di cola a marchio Pepsi: dopo parecchi anni, a marzo è previsto un rilancio del marchio (nuova grafica delle lattine, per esempio) che potrebbe sostenere i risultati del gruppo britannico.
Un buon caffè: JDE Peet’s
Chiudiamo con un classico della colazione – e non solo – che è il caffè: la JDE Peet’s (22,8 euro; Isin NL0014332678) è uno dei pochi gruppi specializzati sul caffè che è quotato in Borsa – la società è olandese, ma opera anche in Italia col marchio L’OR, e le azioni sono quotate ad Amsterdam. Dalla nostra analisi dell’autunno scorso (vedi n° 1527) le azioni hanno sofferto, lasciando sul terreno il 12,4% (dividendi inclusi) contro un progresso generale del settore delle bevande comunque limitato al 2,6% (in euro e dividendi inclusi). Del resto, nel corso dello stesso periodo i prezzi del caffè sono saliti ulteriormente di circa il 25%, ma il gruppo non può aumentare i prezzi per sempre: le difficoltà che erano già emerse nei conti di metà anno – rialzo dei prezzi più contenuto, ma volumi di vendita ancora in calo, che avevano portato a un giro d’affari tra i più bassi degli ultimi semestri – rischiano di rispecchiarsi anche nella seconda parte dell’anno (risultati attesi a fine febbraio), su cui graveranno anche i costi di una ristrutturazione in Russia. A nostro parere, però, il gruppo si sta muovendo bene per il futuro: ha aumentato gli investimenti in Brasile (che già nella prima parte del 2023 si era dimostrato un mercato promettente e in crescita), continua a puntare sulla sostenibilità e qualità dei suoi prodotti e non ha grandi fette di debito in scadenza a breve termine. Insomma, ha le carte in regola per riprendersi e macinare buoni risultati e il mercato ci sembra sottovalutare ancora queste prospettive – il rapporto tra prezzo e utile atteso da qui a un anno è pari a 12,5 contro il 19 medio delle azioni del settore delle bevande. Una scommessa ci sta, ma di lungo periodo.
A condizionare l’andamento delle azioni JDE Peet’s anche il fatto che il gruppo tende a vendere prevalentemente caffè (cialde e miscele) per il consumo casalingo, mentre sembra essere sempre diventato sempre più di moda il consumo della colazione fuori casa, anche per condividerla sui social network. Il gruppo possiede una rete di caffetterie negli Usa, ma il suo peso sui risultati complessivi è ancora limitato.
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