La settimana delle Borse: un'infilata di delusioni

La settimana delle Borse
La settimana delle Borse
Ormai esaurita gran parte delle notizie sui conti trimestrali delle società (anche se c’è ancora qualche “strascico” dalle società ritardatarie), non si è comunque trattata di una settimana povera di notizie, tutt’altro. Soprattutto sul fronte macroeconomico gli aggiornamenti sono stati numerosi, e importanti. Peccato, però, che non siano andati nella direzione sperata: pur non dipingendo un quadro tragico, nella maggior parte dei casi i dati si sono rivelati deludenti. In Europa, per esempio, è l’inflazione, superiore al previsto, a impensierire un po’ i mercati: non tanto per il taglio dei tassi di questa settimana, ormai quasi scontato, quanto per la posizione della Banca centrale nel resto dell’anno. Oltreoceano, invece, i prezzi hanno rallentato un po’, ma in compenso il Beige Book ha dipinto un quadro non particolarmente esaltante dell’economia a stelle e strisce, la cui crescita nella prima parte dell’anno è stata anche rivista al ribasso. Revisione al rialzo, invece, per le stime sulla crescita cinese, ma i dati sull’andamento del settore manifatturiero non si sono dimostrati all’altezza delle previsioni. In questo quadro con più ombre che luci, non stupisce più di tanto che sia proseguito il trend negativo che già aveva caratterizzato le Borse nella settimana precedente. Non sono, tuttavia, cali da portarci a modificare le nostre strategie di investimento.
Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro).
Australia: -0,3%; -0,1%
Brasile: -1,8%; -3,8%
Canada: -0,2%; invariata
Cina: -2,7%; -2,8%
Corea: -1,9%; -3,1%
Giappone: -0,4%; -0,6%
Indonesia: -5,1%; -6,7%
Messico: -0,4%; -2,4%
Regno Unito: -0,5%; -0,7%
Stati Uniti: -0,5%; -0,6%
Svizzera: +0,6%; +1,9%
Se nelle ultime settimane il settore tecnologico aveva comunque continuato la sua marcia, questa settimana si è invece adeguato al mood negativo, con il comparto dei semiconduttori che registra un -0,5% e quello dei software che arretra addirittura del 3,8%. Non sono, tuttavia, mancate un paio di eccezioni, come Nvidia (1.096,33 Usd; Isin US67066G1040; mantieni): dopo il +15% della settimana precedente che l’ha portato a sfondare per la prima volta la quota psicologica dei 1.000 dollari sulla scia dei risultati trimestrali, anche questa settimana il titolo registra un +3% che lo porta ad aggiornare nuovi record (la capitalizzazione del titolo, cioè il suo valore di Borsa, supera ormai quello dell’intero listino tedesco).
La seconda eccezione è Apple (192,25 Usd; Isin US0378331005; mantieni) nella settimana in cui Tap to Pay, il servizio che di fatto rende un iPhone simile a un Pos, è stato reso disponibile in Italia, confermando un ulteriore passo della società in un ambito (quello dei servizi finanziari) diverso dal suo tradizionale ambito di attività.
Non fanno, invece, eccezione al trend di settore né Microsoft (415,13 Usd, Isin US5949181045, -3,5% questa settimana) né Meta Platforms (466,83 Usd, Isin US30303M1027, -2,4% questa settimana). Acquista Microsoft, mantieni Meta Platforms.
Il petrolio chiude la settimana con prezzi quasi invariati (la qualità “brent” si attesta a fine settimana a 81,8 dollari, lo 0,1% in più rispetto a una settimana fa), ma l’apparente stabilità è in realtà il frutto di consistenti alti e bassi dovuti a fattori contrastanti. Da un lato ci sono le costanti tensioni in Medio Oriente, dall’altro i dati che hanno visto un aumento delle scorte negli Usa, e in tutto questo si è poi inserito l’esito della riunione dell’Opec (l’associazione che riunisce i principali produttori di petrolio) che ha prolungato i tagli alla produzione anche nella seconda parte del 2024, anche se non sono ancora chiari i dettagli sul proseguimento o meno di alcune delle manovre attuate finora per sostenere i prezzi. Il risultato di tutto ciò è che le società del settore petrolifero segnano, in media, un -0,7% settimanale, con però alcune voci fuori dal coro come Exxon Mobil (117,26 Usd; Isin US30231G1022) che mette a segno un progresso del 3,4%: mantieni.
Non essendo riuscita a convincere i vertici e gli azionisti dell’ambita preda dell’importanza del suo progetto, BHP non farà un’offerta definitiva su Anglo American (2513,5 pence; Isin GB00B1XZ820). Il management di quest'ultima ha, infatti, chiuso la porta all'offerta di acquisto per la quale sembrava essersi aperto qualche spiraglio in seguito al rialzo del prezzo proposto. BHP voleva che Anglo American vendesse le sue due controllate sudafricane ai suoi azionisti prima di lanciare la sua offerta, che è stata rifiutata per motivi di complessità e data l'ostilità del Governo sudafricano. Anglo American si trova, ora, con le spalle al muro e può contare solo sul suo piano di ripresa per sostenere il prezzo. Noi siamo positivi sulle misure annunciate qualche settimana fa, ma l’operazione sarà lunga e complessa. Anglo American dovrà sbarazzarsi delle attività ritenute meno dinamiche come il carbone, i diamanti o il nichel attraverso vendite o quotazioni in Borsa per ricavare il massimo valore per gli azionisti. Si concentrerà, quindi, nuovamente sul minerale di ferro e sul rame, nei quali continua a investire per beneficiare dell'aumento dei prezzi di vendita. L'abbandono dell'offerta da parte di BHP ha portato il titolo Anglo American a calare del 3,9% questa settimana. Anche se più rischiosa della media, l’azione resta comunque, a nostro avviso, da acquistare.
Acciona (117,9 euro; Isin ES0125220311) accuserà quest’anno un calo degli utili nelle rinnovabili. La società Acciona Energía - il motore del gruppo in termini di profitti, con il 64% dell'utile industriale del gruppo a fine 2023 – ha, infatti, annunciato che il suo utile di quest'anno sarà inferiore al previsto. Anche se la controllata di energie rinnovabili di Acciona prevede un miglioramento degli utili nella seconda metà dell'anno, l'aumento della produzione non basterà a compensare il forte taglio dei prezzi dell'elettricità in Spagna. Ai prezzi attuali l’azione resta, secondo noi, sopravvalutata. Vendi.
@Alessandro È corretto che la tua banca ti abbia tassato solo 0,805 euro del dividendo di Engie, mentre i restanti 0,625 euro non sono stati tassati: si tratta di una sorta di restituzione di capitale. Il “prezzo di carico” delle tue azioni, però, è stato ridotto per un importo analogo, perciò pagherai le tasse su questo importo quando venderai in futuro.
@Osvaldo Il dividendo di 0,13 euro staccato da Bpost (3,35 euro; Isin BE0974268972; mantieni) è al lordo delle tasse. Per 1.000 azioni, per esempio, hai 130 euro lordi, che diventano però 91 euro dopo il 30% pagato al fisco belga. Su questi 91 euro paghi, poi, il 26% di tasse in Italia, per cui l’accredito netto è 67,3 euro ogni 1.000 azioni possedute.
@Roberto Le azioni EDPR con codice Isin ES0127797035 sono definite “temporanee” perché sono quelle assegnate, in prima battuta, a chi ha optato per il dividendo in azioni. L’iter prevede che nel giro di pochi giorni siano convertite in azioni totalmente analoghe a quelle già esistenti, se ciò non avviene chiedi spiegazioni alla tua banca.
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