Cacao, un investimento goloso

Cacao, un investimento goloso
Cacao, un investimento goloso
Il costo di una tonnellata di cacao, oggi, è di circa 10.500 dollari Usa, mentre a giugno 2023 il prezzo superava di poco i 2.600 dollari Usa, quindi è più che quadruplicato, in un anno e mezzo, e ha raggiunto il livello più alto dal 2007 a oggi. E la tendenza non accenna a invertirsi.
Il prezzo del cacao all’origine, ovvero quello pagato ai produttori viene stabilito due volte l’anno, di solito in primavera e in autunno, e resta, quindi, fisso per mesi.
A generare questa fiammata del prezzo del cacao, in sintesi, hanno contribuito tre fattori. il primo fattore che ha causato un aumento dei prezzi senza precedenti è quello che ha generato il cambiamento climatico sui raccolti – al pari del caffè, anche il cacao è una pianta delicata, che per prosperare ha necessità di condizioni climatiche particolari. Inoltre, l’effetto negativo del Niño si è fatto sentire sulle coltivazioni della Costa d’Avorio e del Ghana (sono, rispettivamente, il primo e il secondo Paese al mondo per produzione, e il loro raccolto copre circa il 75% della produzione mondiale), in cui, per il terzo anno consecutivo si è assistito a una diminuzione del quantitativo di fave di cacao raccolte, a fronte di un aumento della domanda, anche nei Paesi in via di sviluppo.
Il secondo è stato la corsa a fare scorta della materia prima, da parte delle aziende – la fava di cacao viene utilizzata anche a scopo cosmetico oltre che alimentare – per evitare, dati i raccolti in calo, di non riuscire a soddisfare le esigenze produttive.
Infine, a favorire l’aumento del prezzo del cacao c’è stato anche il nuovo Regolamento UE n. 2023/1115, che dovrebbe sostituire quello varato del 2013 contro la deforestazione; questo vieta il commercio nell’Ue, non solo del legname raccolto in terreni deforestati illegalmente, ma anche di altri beni, come cacao, caffè, carne bovina, olio di palma, caucciù e soia prodotti sul loro suolo. Questa decisione è un grosso problema, in particolare, per i piccoli produttori, che hanno più difficoltà a sviluppare una filiera produttiva certificata in grado di soddisfare i criteri imposti dall’Ue, e che si vedranno tagliati fuori da un mercato di esportazione fondamentale per loro, quello europeo.
Nei prossimi mesi la “febbre del cacao” è destinata a passare e i prezzi delle fave torneranno a livelli più in linea con quelli registrati in passato, oppure no? La questione climatica, purtroppo, non dovrebbe risolversi a breve. Per quanto concerne la questione legislativa, ci vorrà del tempo perché i piccoli produttori si allineino ai parametri Ue, e questo diminuirà, nell’immediato futuro, il quantitativo di materia prima disponibile, spingendo ancora l’aumento dei prezzi del cacao. Secondo alcune previsioni, il prezzo del cacao dovrebbe mantenersi elevato, e con una tendenza alla crescita, per tutto il 2025, pur mantenendo un’elevata volatilità.
Le società che operano nel settore si suddividono, tipicamente, in due grandi gruppi: i produttori di dolciumi, che hanno risentito dell’aumento dei prezzi, e i grandi gruppi che commercializzano le fave di cacao, che, spesso, nei mesi passati, hanno tratto beneficio dalla fiammata dei prezzi.
In tabella trovi una selezione scelta tra i gruppi quotati in Borsa, Danone, Mondelez e Nestlé fanno parte della nostra selezione.
Le industrie del cacao, una panoramica | ||||||||||
Società | Isin | Prezzo (16/1/25) | Prezzo/Utili | EV/Ebitda | P/BV | Momentum | Qualità dei risultati | |||
2025 | 2026 | 2025 | 2026 | 2025 | 2026 | |||||
Barry Callebaut | CH0009002962 | 1.113 Chf | 15,58 | 11,75 | 9,54 | 8,49 | 1,96 | 1,78 | neutro | nella media |
Danone | FR0000120644 | 64,5 euro | 18,96 | 17,42 | 11,46 | 10,87 | 2,3 | 2,19 | neutro | nella media |
Lindt & Spruengli AG | CH0010570767 | 10.260 Chf | 33,69 | 30,86 | N/A | N/A | 7,41 | 4,63 | neutro | buona |
Mondelez International | US6092071058 | 58 Usd | 17,06 | 16,11 | 12,63 | 12,05 | 2,43 | 2,28 | neutro | buona |
Nestlé | CH0010570767 | 74,04 Chf | 16,42 | 15,4 | 13,24 | 12,52 | 4,93 | 4,62 | negativo | buona |
The Hershey Company | US4278661081 | 154 Usd | 21,39 | 19,16 | 14,64 | 13,38 | 6,76 | 6,67 | neutro | buona |
Settore alimentari e bevande | 13,9 | 12,33 | 7,54 | 7,02 | 1,45 | 1,36 | ||||
Dati al 16/01/2025. Fonte dei dati: Datastream. Prezzo/Utili: rapporto tra prezzo di Borsa di un titolo e utili per azione. EV/Ebitda: rapporto tra ”enterprise value”, il valore complessivo di una società ed Ebitda, l'utile industriale. P/BV: rapporto tra prezzo di Borsa di un'azione e “valore contabile” della società. |
Una di quelle che trovi in tabella, però, la svizzera Barry Callebaut, è sia uno dei colossi che importano materie prime e, al contempo, realizza anche prodotti a base di cioccolato.
Il gruppo Barry Callebaut nasce nel 1996 dall’unione della francese Cacao Barry e della belga Callebaut. Tra i prodotti commercializzati troviamo, tra gli altri, dolciumi, prodotti per pasticceria e bevande. Tra le marche Barry Callebaut, Cabosse natural, Cacao Barry, D’Orsogna Dolciaria, Le Royal, con oltre 60 stabilimenti produttivi sparsi in tutto il mondo e oltre 13.000 impiegati.Il gruppo ha naturalmente risentito dell’aumento dei costi delle materie prime, ma è riuscito a contenerne gli effetti negativi, sia sul fronte delle vendite – i consumi globali, proprio per effetto dell’aumento dei prezzi, sono scesi, e il loro andamento continuerà a risentire delle dinamiche di prezzo, come dimostra proprio un recente report di Barry Callebaut, Top Chocolate Trends 2025 – sia sul fronte costi.
L’esercizio 2023/24 (si chiude a fine agosto) ha evidenziato ricavi in crescita del 28,1% (22,6% in franchi svizzeri) e un utile operativo in crescita del 12,7% (6,8% in franchi svizzeri), tutto rispetto al precedente esercizio. In diminuzione, invece, l’utile netto del periodo, passato dai 490 milioni di franchi svizzeri circa, a 190; il calo degli utili è legato all’aumento degli oneri finanziari, dovuto al vertiginoso aumento del costo delle fave di cacao. Il gruppo, tuttavia, si è mantenuto generoso con gli azionisti, e ha confermato lo stacco di un dividendo pari a 29 Chf per azione, in linea con quello dell’esercizio 2022/23 e in crescita del 30% rispetto al valore medio di quelli distribuiti negli ultimi 10 anni.
Il programma BC Next Level, che guida la riorganizzazione delle attività del gruppo, tra cui quelle produttive e informatiche, intanto, procede.
Barry Callebaut, tra le altre, investirà in particolare sul redditizio segmento gourmet, che ha risentito meno della riduzione delle vendite e cercherà di sviluppare maggiormente il mercato che comprende Europa, Africa e Medio Oriente (Emea), con una crescita, però, per l’esercizio in corso dovrebbe limitarsi a una singola cifra percentuale. Secondo noi, vista anche la generosità del dividendo, una scommessa ci sta.
È adatta a te solo se non temi oscillazioni anche marcate dell’andamento del titolo e se non hai fretta di realizzare. L’acquisto resta fuori portafoglio e rientra nel 10% destinato agli investimenti speculativi.
Attendi, stiamo caricando il contenuto