I dazi Usa al 20% fanno paura al settore vino

Settore vino Usa
Settore vino Usa
Il mercato statunitense è il primo, per esportazioni, per il settore vitivinicolo italiano (nel 2024 ha rappresentato il 24% dell’export di vino del Bel Paese), nonché primo al mondo per consumo di vino.
Anche se quest’ultimo negli Usa, nel complesso e in termini di volumi, è diminuito nel tempo – è passati dai quasi 30 milioni di ettolitri consumati del 2010, ai 17,8 del 2024, che corrispondono a 4,5 litri di vino pro capite, meno della metà dei 9,8 del 2010 - le esportazioni di vino italiano negli Usa, al contrario, non hanno mai smesso di crescere.
@https://8wines.it/blog/consumo-di-vino-negli-stati-uniti
Per esempio, le esportazioni di spumanti italiani sono quasi raddoppiate dal 2018 al 2024, mentre quelle complessive, nel periodo tra gennaio e agosto 2024, sono aumentate del 7,9%, rendendo il mercato Usa fondamentale per i produttori italiani.
@https://www.inumeridelvino.it/tag/esportazioni-italia
Sotto la minaccia dei dazi, che, come paventato, sono arrivati, gli importatori a stelle e strisce, negli ultimi mesi dello scorso anno, avevano fatto incetta di vini del Bel Paese: a novembre, per esempio, la vendita di vini spumanti, in particolare quelle di prosecco, sono cresciute del 41%, per poi fermarsi, praticamente del tutto, nelle ultime settimane.
Così come le esportazioni negli Usa sono fondamentali per i produttori europei, anche i vini del Bel Paese sono cari ai consumatori statunitensi, che si indirizzano alle bottiglie italiane soprattutto quando cercano un prodotto di fascia di prezzo media. Finite le scorte, però, gli americani dovranno scegliere se pagare molto di più il vino italiano per effetto dei dazi - anche il triplo più di prima - oppure scegliere altri prodotti, magari locali.
Che gli americani si indirizzino su un vino di un produttore Usa, o di un produttore australiano, o cileno, o neozelandese (grazie a particolari accordi commerciali alcuni Paesi sono esenti dai dazi), oppure che si rivolgano, per esempio, alla birra, non è un fatto scontato. Negli Usa si produce vino prevalentemente negli Stati della costa Ovest (California, Oregon e Washington), e non necessariamente si tratta di prodotti dal costo contenuto.
Inoltre, il panorama dei produttori statunitensi (così come in Australia o in Nuova Zelanda) è fatto da piccole aziende, dalle produzioni limitate, e meno “attrezzate” rispetto ai grandi gruppi a resistere alle difficoltà. Un esempio è rappresentato da Vintage Wine Estates, storica cantina californiana, che non molto tempo fa ha presentato istanza di fallimento e ha iniziato la vendita dei propri rami aziendali. Ma non è l’unica, sono diverse le aziende vitivinicole Usa che hanno ritirato la propria quotazione dal mercato. E, nella nostra ricerca, non abbiamo trovato una società a stelle e strisce che produce esclusivamente vino, che presenti multipli interessanti su cui puntare.
Inoltre, se il settore vitivinicolo europeo è sotto pressione per effetto della minaccia dei dazi di Trump, anche le esportazioni Usa in Europa, Canada e Asia, soprattutto di liquori, potrebbero risentirne, in una guerra di dazi che ha già penalizzato notevolmente sul mercato alcuni titoli del settore vino e bevande alcoliche. Insomma, il futuro prossimo del settore, nel complesso, non è certo sgombro da nubi.
Gli americani, però, non smetteranno per questo di apprezzare e consumare alcolici: in particolare i superalcolici, e, tra questi, proprio l’american whiskey, la bevanda che più è cresciuta in termini di vendite negli ultimi anni negli Stati Uniti.
@https://whiskyclub.it/il-2023-negli-usa-il-consumo-in-cifre/
Allargando, quindi, il nostro perimetro d’analisi ad altre società Usa che operano nel campo degli alcolici, includendo produttori e distributori - vedi tabella - la nostra attenzione si è concentrata su Brown-Forman Corporation (33,94 Usd all'1/04/2025; Isin US1156372096): il gruppo produce e distribuisce soprattutto whiskey (uno dei marchi più noti è Jack Daniel’s) e whisky, ma è attivo anche nella produzione di tequila, rum gin (ha acquistato di recente il Gin Mare) e, anche se in misura minore, vino.
Produttori e ditributori di vino e alcolici negli Usa: una selezione | ||||||||||
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Società | Isin | Prezzo (01/04/25) | Prezzo/Utili | EV/Ebitda | P/BV | Momentum | Qualità dei risultati | |||
2025 | 2026 | 2025 | 2026 | 2025 | 2026 | |||||
Boston Beer Company | US1005571070 | 238,84 Usd | 24,17 | 20,67 | N/A | N/A | 2,99 | 2,73 | Neutro | Buona |
Brown-Forman Corp. | US1156372096 | 33,94 Usd | 18,52 | 18,19 | 14,71 | 13,86 | 4,14 | 3,86 | Neutro | Buona |
Constellation Brands | US21036P1084 | 183,52 Usd | 13,65 | 13,3 | 11,51 | 11,01 | 4,19 | 3,68 | Neutro | Media |
Molson Coors Beverage | US60871R1005 | 60,87 Usd | 9,6 | 9,11 | N/A | N/A | 0,89 | 0,83 | Positivo | Sotto la media |
Treasury Wine Estates | AU000000TWE9 | 9,75 Aud | 16,67 | 13,97 | 10,47 | 9,19 | 1,62 | 1,55 | Neutro | Sotto la media |
Willamette V. Vineyards | US9691361003 | 5,94 Usd | N/A | N/A | N/A | N/A | 0,43 | N/A | Neutro | Sotto la media |
Settore di riferimento (Distillers & Vintners) | 29,72 | 13,77 | 10,27 | 9,54 | 1,5 | 1,43 |
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Dati al 01/04/2025. Fonte dei dati: Datastream. Prezzo/Utili: rapporto tra prezzo di Borsa di un titolo e utili per azione. EV/Ebitda: rapporto tra ”enterprise value”, il valore complessivo di una società ed Ebitda, l'utile industriale. P/BV: rapporto tra prezzo di Borsa di un'azione e “valore contabile” della società. Vedi https://www.altroconsumo.it/investi/lexicon. |
Il 2024 non è stato un anno semplice per Brown-Forman Corporation, i cui risultati hanno risentito della cessione di Duckhorn (azienda californiana che produce vino nella Napa Valley), Finlandia e Sonoma-Cutrer (vodka, acquistate da Coca-Cola), dall’effetto negativo del cambio, che ha visto scendere le esportazioni in Germania, Corea del Sud e Gran Bretagna. Nonostante questo, il gruppo è riuscito a chiudere il terzo trimestre dell’esercizio 2024/2025 contenendo i danni. L’utile per azione è sceso del 6% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente, le vendite sono calate, sullo stesso periodo, del 4%.
Il gruppo ha comunque confermato lo stacco di un dividendo trimestrale e le stime per l’intero esercizio, che dovrebbe chiudersi con vendite e utili in discreta crescita. Va detto, però, che l’esercizio precedente, terminato il 30 aprile 2024, era stato decisamente positivo.
L’azione, in Borsa, ha perso molto di più, riflettendo sia una certa delusione per i risultati ottenuti, sia per un generale pessimismo sul settore. Negli ultimi 12 mesi il titolo ha infatti perso oltre il 30%, portandosi ai minimi da 5 anni a questa parte.
Secondo il nostro modello di valutazione la qualità dei risultati di Brow-Forman è buona, stando alle stime, la società ha buoni multipli rispetto al settore di riferimento e, per questi motivi, rappresenta per noi una buona occasione, approfittando del calo della quotazione in Borsa dell’azione, per puntare sul settore.
Tieni presente che si tratta di una scommessa, per il lungo periodo, fuori dalle dinamiche di portafoglio. Non è un investimento mordi e fuggi, il titolo può essere soggetto anche a forti oscillazioni nell’immediato futuro: se non sei disposto a sopportarlo ti consigliamo di puntare su altro.
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