Samsung e la sfida dei chip

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Samsung, uno dei colossi storici dell’elettronica, si trova oggi in una fase di transizione critica, stretto tra la concorrenza emergente e le pressioni esterne legate a dazi, restrizioni e cicli di domanda instabili.
Dopo un 2024 che sembrava preludere a una ripresa, Samsung (63.700 won sudcoreani; Isin KR7005930003) si trova oggi a fronteggiare uno dei momenti più delicati della sua storia recente. I risultati del 2° trimestre 2025, da poco pubblicati, parlano chiaro: l’utile operativo è crollato del 56% su base annua, passando da 10,4 a 4,6 trilioni di won. Una flessione che è andata ben oltre le attese degli analisti, alimentata da fattori congiunturali e strutturali che mettono sotto pressione il colosso sudcoreano in tutti i suoi segmenti chiave.
Il 1° trimestre 2025 aveva lasciato intravedere segnali positivi, con vendite solide in diversi comparti — dai semiconduttori agli smartphone, Samsung è un gruppo complesso, che opera in diversi settori — e un utile operativo di 6,7 trilioni di won (circa 5,1 miliardi di euro). Tuttavia, lo scenario globale è rapidamente mutato, trascinando Samsung in una nuova fase di contrazione. Al centro della crisi vi sono diversi fattori che agiscono combinati tra loro: un rallentamento generale della domanda tecnologica, l’aumento dei costi logistici, e una concorrenza sempre più agguerrita soprattutto nel mercato degli smartphone di fascia alta.
Il settore semiconduttori, tradizionalmente settore di punta di Samsung, sta mostrando le maggiori fragilità. Le vendite di chip di memoria HBM (High Bandwidth Memory), fondamentali per l’intelligenza artificiale, sono rimaste indietro rispetto ai principali concorrenti. SK Hynix e Micron, in particolare, hanno conquistato quote di mercato rilevanti, grazie a forniture ottimizzate per gli acceleratori AI di Nvidia. Le restrizioni statunitensi all’export tecnologico verso la Cina — mercato di riferimento per Samsung — hanno ulteriormente aggravato la situazione, provocando svalutazioni di magazzino e penalizzando la divisione “produzione per conto terzi”, da tempo in perdita.
A rendere ancora più critico il contesto, l'annuncio di nuovi dazi del 25% da parte degli Stati Uniti sulle importazioni dalla Corea del Sud rappresenta un ulteriore ostacolo per Samsung. Sebbene l'impatto effettivo debba ancora essere quantificato, l’azienda ha già evidenziato che le sue previsioni per il secondo trimestre non incorporano ancora questi nuovi balzelli, suggerendo che la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente nei mesi a venire.
Anche il comparto mobile mostra segnali di rallentamento. La gamma Galaxy S25, nonostante un buon debutto iniziale, non è riuscita a mantenere slancio. Le cause sono molteplici: prezzi elevati, mancanza di innovazioni percepite come realmente significative rispetto alla generazione precedente, e la forte concorrenza dei modelli smartphone di fascia alta che usano Android come sistema operativo, soprattutto da parte dei produttori cinesi. Per contrastare la tendenza negativa, Samsung starebbe valutando misure di breve periodo come promozioni aggressive, incentivi per gli operatori e possibili riposizionamenti di prezzo, soprattutto in vista del lancio dei nuovi modelli pieghevoli previsti per l'autunno.
Il recente riacquisto di azioni proprie per 3,9 trilioni di won indica la volontà del gruppo di rassicurare gli investitori e rilanciare la fiducia nel lungo periodo. Inoltre, il passaggio verso una nuova generazione di chip richiesti da Nvidia potrebbe rappresentare un'opportunità strategica per recuperare terreno nella corsa all’intelligenza artificiale.
La seconda parte del 2025 sarà quindi un momento chiave per Samsung, che dovrà dimostrare di saper reagire a un periodo difficile. Molti si chiedono se già nel prossimo trimestre l’azienda riuscirà a migliorare i propri risultati, ma, allo stesso tempo, sottolineano che servono cambiamenti importanti nella gestione e nella produzione. Una delle sfide principali sarà quella di sfruttare meglio le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, un settore in forte crescita.
Per farlo, Samsung dovrà investire di più in ricerca e sviluppo e aggiornare la sua gamma di prodotti per restare competitiva. Sarà anche fondamentale stringere nuove alleanze, sia con aziende locali che con partner internazionali, per affrontare la concorrenza crescente, soprattutto da parte di rivali asiatici e americani. Un altro elemento strategico potrebbe essere il rafforzamento della formazione interna e della collaborazione con start-up innovative, che possono portare nuove idee e soluzioni tecnologiche. Infine, sarà necessario migliorare la gestione delle scorte e ridurre gli sprechi, visto che proprio l’eccesso di magazzino ha contribuito al calo degli utili negli ultimi mesi.
Dopo la pubblicazione dei risultati del 2° trimestre, la reazione degli investitori è stata piuttosto contenuta. Questo è dovuto in parte alla trasparenza della comunicazione da parte dell’azienda, ma anche al fatto che Samsung ha lanciato un piano di riacquisto di azioni, un segnale di fiducia nel proprio futuro. In generale, il mercato ha riconosciuto la solidità dell’azienda, soprattutto nel lungo periodo.
Tuttavia, lo scenario globale resta incerto. I mercati finanziari sono volatili, le tensioni commerciali tra grandi blocchi economici restano elevate e la crescita economica rallenta in molte aree del mondo. Tutti questi fattori aumentano i rischi per le aziende tecnologiche.
Per questo motivo, analisti e investitori continueranno a osservare con attenzione i dati finanziari di Samsung nella seconda metà dell’anno, in cerca di segnali concreti di ripresa. La strada per il rilancio appare lunga e accidentata.
Samsung dovrà dimostrare di saper reagire con rapidità ed efficacia a uno scenario globale che cambia rapidamente, con sfide che vanno ben oltre la concorrenza diretta: dai vincoli geopolitici alle mutazioni nei consumi tech, passando per il bisogno di ripensare l’intero posizionamento industriale. Secondo i nostri modelli di valutazione, Samsung ha risultati di buona qualità e il momentum è neutro. Le previsioni sono migliori del settore di riferimento, sia per il 2025, sia per il 2026.
A ottobre 2020 ti abbiamo consigliato l’acquisto, in ottica speculativa, dei titoli Samsung. Se sei riuscito a farlo – il mercato sudcoreano è difficilmente raggiungibile – oggi sei in leggero guadagno, 1,4% in euro e dividendi inclusi. Considerando tutto quanto detto prima, ti consigliamo di mantenere il titolo in portafoglio.
Il settore dei microchip rappresenta oggi uno dei pilastri strategici dell’economia globale, al crocevia tra innovazione tecnologica, competitività industriale e tensioni geopolitiche. Dai processori per smartphone alle memorie ad alta velocità per l’intelligenza artificiale, fino ai semiconduttori destinati a data center, automobili e dispositivi connessi: i chip sono il cervello invisibile dell’era digitale. Negli ultimi anni, l’importanza dei microchip è cresciuta in modo esponenziale, trainata, per esempio, dalla diffusione del 5G, dall’automazione industriale, dal cloud computing e soprattutto dall’intelligenza artificiale generativa, che richiede architetture hardware sempre più avanzate e specializzate. A fronte di una domanda esplosiva, la capacità produttiva globale ha mostrato limiti strutturali, generando cicli di scarsità, speculazione e investimenti su larga scala. Il comparto è dominato da pochi attori globali altamente specializzati: TSMC detiene la leadership nella produzione per conto terzi (foundry), mentre aziende come Samsung, Intel, SK Hynix e Micron si dividono il mercato delle memorie e dei chip logici. In parallelo, i governi – dagli Stati Uniti all’Unione Europea, passando per Corea e Cina – stanno adottando politiche industriali aggressive per garantire la sovranità tecnologica e limitare la dipendenza da fornitori esteri.
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