Un paio di settimane fa Tyson Foods (54,34 dollari Usa al 17/9; Isin US9024941034), uno dei principali attori mondiali nel settore delle “proteine” (sic, così si definisce la società, in sostanza è un grande produttore di carne e derivati della stessa), ha nominato un nuovo Direttore operativo, con responsabilità su tutti i segmenti, al posto del precedente, uscito di scena per violazioni del codice etico.
Nel terzo trimestre dell’esercizio 2024/25 che chiuderà alla fine di questo settembre, la società ha mostrato ricavi in progresso del 4%, con un dato a nove mesi in crescita del 2,1%. La redditività “adjusted” (in italiano si traduce con “rettificata” ed è un dato che esclude gli impatti di tutte le voci che la direzione ritiene non riflettano direttamente le operazioni principali su base continuativa.) evidenzia segnali positivi: l’utile industriale al netto della quota parte dei costi pluriennali ha raggiunto quota 1,68 miliardi di dollari (+28%) e l’utile per azione rettificato è salito del 36% a 2,97 dollari nei nove mesi.
Il trimestre in sé resta però condizionato dal segmento manzo, dove è stata contabilizzata una svalutazione da 343 milioni di dollari. Ciò ha portato l’utile per azione del trimestre a 0,17 dollari contro 0,54 di un anno fa (il dato a 9 mesi è 1,2 contro 1,25), mentre l’utile per azione del trimestre rettificato ha registrato un lieve miglioramento, da 0,87 a 0,91 dollari (da 2,19 a 2,97 nei primi sei mesi). Da segnalare, poi, la tenuta del settore pollame e dei cibi preparati, che hanno contribuito a sostenere i margini.
Sul fronte delle prospettive, la società per l’intero anno fiscale si attende una crescita delle vendite tra il 2% e il 3% e un utile industriale rettificato al netto della quota parte dei costi pluriennali tra 2,1 e 2,3 miliardi di dollari.
Confermiamo le nostre attese: 3,5 dollari di utile per azione nel 2024/25, 4 dollari l’anno successivo e 5 dollari quello dopo ancora: si tratta di valori non distanti da quelli medi della comunità degli analisti, pari a 3,85 dollari di utile per azione nel 2024/25, 3,97 dollari nel 2025/26 e 4,87 dollari nel 2026/27. In questo contesto i multipli sono lievemente meno cari rispetto al settore cibo e bevande. Se si tiene conto, però, di un rischio pari a 3/5 e un momentum neutro, nonché di una qualità dei bilanci (misurata all’ultimo disponibile, quello del 2024, anno non buonissimo, perché sotto i valori del periodo 2015-2022, ma pur sempre meglio del cattivo 2023) giudicata come bassa, non possiamo che confermare il consiglio “mantieni”: