Barry Callebaut, il prezzo del cacao pesa sui conti

Barry Callebaut
Barry Callebaut
Il cacao tra crisi e stabilizzazione
Negli ultimi anni il settore del cacao ha vissuto una fase di grande instabilità. I prezzi delle fave hanno toccato livelli storicamente elevati a causa dei cambiamenti climatici, delle malattie che hanno colpito le piantagioni e di tensioni logistiche e politiche nei Paesi produttori, soprattutto in Africa occidentale. Dopo questi shock, negli ultimi mesi i prezzi sembrano essersi stabilizzati, pur restando alti. La filiera produttiva rimane fragile: le scorte nei magazzini internazionali sono ancora basse e qualsiasi nuovo evento climatico o politico potrebbe riportare forte volatilità.
Nuove abitudini di consumo
Dal lato dei consumi, invece, le abitudini dei clienti continuano a trasformarsi. Da una parte cresce la domanda di cioccolato di qualità superiore, spesso legato a origini specifiche e raccontato ponendo grande attenzione al tema della provenienza. Dall’altra, si nota un interesse sempre maggiore verso prodotti che uniscono piacere e salute, con ricette più semplici, meno zuccherate e con ingredienti naturali. Accanto a questi aspetti sensoriali ed etici, la sostenibilità è diventata un criterio centrale: il consumatore vuole essere certo che il cacao non provenga da aree deforestate e che i coltivatori siano trattati in modo equo. Anche la tecnologia gioca un ruolo sempre più importante, con strumenti digitali e di intelligenza artificiale applicati al monitoraggio delle piantagioni e alle previsioni sui raccolti.
Barry Callebaut sotto la lente
Barry Callebaut, leader mondiale nei prodotti a base di cacao quotato a Zurigo (1.090 Chf, Isin CH0009002962), riflette bene la fase di transizione che attraversa l’intero settore. Nei primi sei mesi dell’esercizio 2024/2025 l’azienda ha registrato un calo delle vendite in volume di circa il 5%, ma nello stesso periodo il fatturato è cresciuto sensibilmente. Questo risultato è stato possibile grazie alla capacità di trasferire sui clienti l’aumento dei costi delle materie prime. Nonostante ciò, l’utile netto si è ridotto in maniera marcata, soprattutto per effetto degli interessi e degli oneri legati a un indebitamento in crescita.
Il nodo del debito e le contromisure
Il debito rappresenta infatti uno dei punti più delicati per la società. L’acquisto di scorte di cacao a prezzi molto elevati ha innalzato il fabbisogno finanziario, costringendo il gruppo a varare un piano di contenimento dei costi e a emettere nuove obbligazioni per rifinanziare i prestiti in essere. Parallelamente, Barry Callebaut porta avanti un ampio programma di trasformazione che mira a rendere più snelli ed efficienti i processi produttivi, digitalizzare la catena di fornitura, eliminare le linee meno redditizie e rafforzare i rapporti con i clienti più strategici. In Nord America sono già partiti nuovi investimenti industriali, pensati per consolidare la presenza nei mercati chiave. Sul fronte ambientale, l’azienda ha avviato in Brasile, insieme a Nestlé e alla società re.green, iniziative di riforestazione per ripristinare aree agricole degradate.
Trasformazione e investimenti strategici
Guardando al futuro, la società prevede per il 2025 un’ulteriore, lieve flessione dei volumi, ma punta comunque a far crescere i profitti operativi grazie all’effetto dei prezzi e ai risparmi ottenuti dalla riorganizzazione. Molto dipenderà dall’evoluzione del mercato del cacao: se i prezzi si stabilizzeranno o diminuiranno, i margini potranno beneficiare di un miglioramento. La riduzione del debito rimane cruciale per rafforzare la fiducia degli investitori, mentre sul piano commerciale la differenziazione attraverso prodotti sostenibili e di alta qualità rappresenta un vantaggio competitivo da valorizzare.
Che fare con il titolo?
Se hai fatto una scommessa sul titolo, a gennaio di quest’anno, oggi sei in perdita del 2,4%, in euro e dividendi inclusi. Tuttavia, le prospettive di Barry Callebaut, a lungo termine, restano positive (secondo il nostro modello di valutazione il momentum è neutro, la qualità dei risultati è nella media e i multipli restano in linea con quelli del settore di riferimento). Pertanto, ti consigliamo di continuare a mantenere il titolo in portafoglio.
Come stanno reagendo i concorrenti all’aumento dei prezzi?
Tra i concorrenti più rilevanti di Barry Callebaut si collocano Danone, Lindt & Sprüngli, Nestlé e The Hershey Company, ciascuno con un approccio diverso all’attuale fase di rincaro del cacao.
Danone non è un produttore diretto di cioccolato, ma l’aumento dei prezzi delle materie prime agricole lo riguarda comunque da vicino. Per proteggere i propri margini, la società francese ha scelto di muoversi su due fronti: da un lato ha introdotto rialzi mirati dei prezzi, dall’altro ha lavorato per rendere più efficienti i processi e per rafforzare i marchi in segmenti più redditizi. In questo modo cerca di assorbire i costi crescenti senza compromettere la competitività complessiva.
Lindt, al contrario, vive l’impatto del cacao in modo diretto, poiché gestisce internamente tutta la filiera produttiva. Per far fronte all’aumento delle materie prime, l’azienda svizzera ha rivisto i listini, potendo contare sul suo posizionamento di fascia alta, che le garantisce consumatori disposti a pagare di più pur di mantenere la qualità percepita. Al tempo stesso, Lindt continua a investire sia in innovazione di prodotto sia in progetti di sostenibilità, così da consolidare ulteriormente il valore del brand e giustificare agli occhi del pubblico eventuali rincari.
Nestlé, gigante globale dell’alimentare e storico nome del cioccolato, ha adottato un approccio combinato: da un lato ha aumentato i prezzi, dall’altro ha semplificato l’offerta, eliminando le linee meno redditizie e puntando con decisione sui marchi più forti, sostenuti da nuove varianti e da campagne di comunicazione. Inoltre, l’azienda ha rafforzato le proprie iniziative ambientali, con programmi di riforestazione e agricoltura rigenerativa, per rendere più stabile e sicuro l’approvvigionamento di cacao e, al contempo, rafforzare la propria immagine di impresa responsabile.
Hershey, infine, è probabilmente la società più esposta agli effetti dell’aumento del cacao, dato che gran parte dei suoi ricavi dipende da prodotti al cioccolato destinati al grande consumo. L’azienda statunitense ha risposto innanzitutto con aumenti dei prezzi e con un’intensa politica di contenimento dei costi interni. A suo favore gioca la forte fedeltà del consumatore americano, che le consente di scaricare in parte i rincari senza perdite immediate di volume. Tuttavia, la pressione sui margini rimane evidente e gli osservatori continuano a valutare con prudenza gli effetti di questa strategia nel medio periodo.Attendi, stiamo caricando il contenuto