Certificate: come compensare le minus

Certificate: tassazione
Certificate: tassazione
I certificate sono prodotti che dal punto di vista fiscale possono definirsi “efficienti”, perché permettono di compensare non solo le plusvalenze ottenute dalla vendita a prezzi maggiori di quelli a cui si è acquistato, ma anche, nella stragrande maggioranza dei casi, le cedole staccate.
Partiamo dalle plusvalenze. Quelle ottenute dalla vendita di un certificate (d’investimento, a leva fissa, variabile…), quindi i guadagni realizzati sulla differenza positiva tra il controvalore di vendita e di acquisto, sono redditi diversi e in quanto tali compensabili con le minusvalenze pregresse. Sono, quindi, più efficienti di fondi ed Etf, per i quali le perdite realizzate sono redditi diversi, quindi generano minusvalenze compensabili, mentre i guadagni sono redditi da capitale e di conseguenza mai compensabili.
CEDOLE COMPENSABILI: COME FUNZIONA?
La vera utilità dal punto di vista fiscale dei certificate è, però, rappresentata dalla possibilità di poter compensare anche le loro cedole, sia se condizionate, cioè quelle che non sono certe ma il cui effettivo pagamento dipende dall’avverarsi di una certa condizione, sia le cedole incondizionate, ma a patto che non sia certo il rimborso del capitale. In sintesi, non è compensabile solo la cedola incondizionata pagata da un certificate a capitale protetto, perché non esiste l’incertezza né sullo stacco della cedola, né sul rimborso del capitale.
Nella pratica, questo significa che utilizzare le cedole dei certificate è un modo per recuperare le minusvalenze pregresse (le cedole dei bond, i dividendi di fondi ed Etf sono invece redditi da capitale e mai compensabili). C’è, però, da fare attenzione a un aspetto. La compensazione delle cedole avviene in due modi differenti: non dipende dal tipo di certificate o dal suo emittente, ma dalla banca. Il primo modo è molto semplice: la cedola staccata viene subito portata in compensazione con eventuali minusvalenze pregresse – vedi riquadro. Questo modo è quello che permette di sfruttare al meglio l’efficienza fiscale dei certificate.
PRIMO METODO DI COMPENSAZIONE: ESEMPIO
Il certificate stacca cedole per 200 euro e tu hai minusvalenze pregresse per 1.000 euro. La banca procede a compensare automaticamente le minusvalenze, aggiorna il valore delle tue minusvalenze pregresse ancora da compensare (scendono a 800) e non ti fa pagare tasse sulla cedola staccata, accreditandoti tutti i 200 euro.
C’è, però, un secondo metodo utilizzato dalle banche, che riduce parzialmente il vantaggio fiscale, almeno nel breve periodo. Ci sono banche, infatti, che non portano subito in compensazione la cedola staccata, ma rimandano la compensazione alla chiusura dell’investimento (a scadenza o alla vendita), rettificando però il prezzo di carico di quest’ultimo – nel riquadro qui sotto lo trovi spiegato con un esempio. In questo caso, l’investitore continua ad avere accreditate le cedole senza pagare tasse, ma per essere certo di non doverle pagare mai, come con il metodo precedente, e di portare in compensazione le minus, deve aspettare la fine dell’investimento. Sorge quindi un problema quando il certificate ha una data di scadenza superiore a quella delle minusvalenze. Con il secondo modo di compensazione, se si hanno minusvalenze in scadenza, per esempio, il 31/12/2024 e il certificate scade anche solo il primo gennaio 2025, non si potrà compensare nulla (e lo stesso vale per ogni data futura).
SECONDO METODO DI COMPENSAZIONE: UN ESEMPIO…
Hai acquistato un certificate e il suo prezzo di carico è 100 euro; hai inoltre 5 euro di minusvalenze pregresse. Oggi il certificate stacca una cedola da 5 euro. La banca non compensa subito, ma ti accredita comunque la cedola senza applicare tasse (quindi ricevi 5 euro). Rettifica, però, il prezzo di carico del tuo certificate a 95 euro. Quando il certificate sarà rimborsato (o quando lo venderai prima della scadenza), la banca controllerà sei hai minusvalenze pregresse. Se il rimborso avviene a 100 euro e il prezzo di carico è diventato 95, hai un guadagno di 5 euro in termini di differenza tra prezzo di acquisto (carico) e di vendita (rimborso); avendo, però, minusvalenze pregresse per 5 euro, non paghi tasse su questo che è un capital gain.
COME MUOVERSI, NELLA PRATICA?
La prima cosa da fare è informarsi con la propria banca sul metodo di compensazione delle cedole dei certificate. Se la compensazione avviene ogni volta che viene staccata la cedola – e quindi accreditata sul conto – l’unica preoccupazione è la scelta del certificate da usare per massimizzare i vantaggi della compensazione. Altre avvertenze o aspetti da ricordarsi, non ce ne sono. Se, invece, la compensazione avviene alla conclusione dell’investimento, allora bisogna scegliere il certificate facendo attenzione ad alcuni aspetti. Prima di tutto bisogna controllare la data di scadenza delle minusvalenze e scegliere di conseguenza un prodotto con scadenza non superiore. Non affidarti all’eventuale rimborso anticipato, perché questa è solo una possibilità, non hai la certezza che i prodotti verranno richiamati effettivamente prima della scadenza – e anche prima che scadano le minusvalenze. Attenzione anche all’idea di comprarlo per poi venderlo prima della scadenza: in quel caso ti esponi all’incertezza del prezzo a cui lo venderai. È anche vero pur nel caso di vendita a un prezzo inferiore a 100, quest’ultimo potrebbe essere comunque superiore al valore di carico che nel frattempo è stato rettificato – abbassandolo – per tenere conto delle cedole pagate, e potresti quindi compensare lo stesso i guadagni. C’è però un’incertezza: non sai quanto sarà questo guadagno e potrebbe essere inferiore al monte minusvalenze che hai accumulato, non riuscendo così a sfruttare appieno la compensazione.
…UN ALTRO ANCORA
Tornando all’esempio precedente, vediamo un altro caso. La cedola accreditata è sempre di 5 euro, il prezzo di carico è stato rettificato a 95 e il rimborso avviene a 100, perciò hai ancora un guadagno di 5 euro. Se, però, le minusvalenze sono nel frattempo scadute prima del rimborso del certificate, pagherai la tassazione sui 5 euro di capital gain, pari a 1,3 euro (il 26% di 5 euro – cioè la differenza tra prezzo di rimborso e prezzo di carico rettificato). A conti fatti: 5 euro di cedola intascata meno 1,3 euro di tasse sul capital gain = 3,7 euro, esattamente come se la cedola fosse stata tassata.
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