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Crowdfunding, un futuro senza banche

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Data di pubblicazione 03 giugno 2019
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Social lending, ICO, crowdfunding ... macchine che prenderanno il posto delle banche.

I fenomeni che dimostrano che le macchine si stanno sostituendo sempre più alle banche sono tre. Primo: il social lending. Una piattaforma informatica raccoglie sia i piccoli risparmiatori che hanno possibilità di prestare denaro, sia quelli che hanno bisogno di un prestito e poi li “accoppia” sulla base dei vari profili di propensione al rischio, fissando il tasso d’interesse del prestito. Secondo: le ICO. Per finanziare un progetto imprenditoriale non si chiedono i soldi in banca, ma si emettono delle criptovalute. I soldi saranno forniti da chi spera che il progetto vada a buon fine e che, quindi, il valore delle criptovalute che ha acquistato salga col tempo. Terzo: l’equity crowdfunding. Un’azienda emette azioni per raccogliere denaro per crescere, senza venderle in Borsa, ma direttamente a chi crede nel progetto, tramite una piattaforma informatica. Iniziamo il viaggio all’interno di queste forme di “finanza alternativa” partendo proprio dall’equity crowdfunding: è interessante comprare azioni in questo modo?

Differenze e similitudini con l’acquisto in Borsa

Quando compri azioni con l’equity crowdfunding hai lo stesso obiettivo di quando compri azioni in Borsa: diventi socio dell’azienda e ti aspetti che il valore dell’investimento salga con il tempo. In questo senso, nulla cambia. È diverso il modo in cui diventi socio dell’azienda: per comprare azioni in Borsa devi inviare l’ordine tramite la tua banca. Per comprare azioni tramite equity crowdfunding devi fare tutto tu da solo: vai su uno dei siti autorizzati dalla Consob (vedi qui a fianco), scegli il progetto che ti interessa di più, ti registri alla piattaforma, scegli quante azioni comprare – in realtà scegli quanto investire nel progetto, non il numero di azioni (ne parliamo nel paragrafo Limiti dell’equity crowdfunding) – e poi fai un bonifico per l’importo che vuoi investire. Come per le società che si quotano in Borsa per la prima volta, anche tramite l’equity crowdfunding c’è una data precisa in cui termina la sottoscrizione di azioni. Se l’offerta non va a buon fine (obiettivo di raccolta non raggiunto; vedi più avanti), i soldi ti vengono restituiti, tutti senza l’applicazione di penali o costi aggiuntivi.

Vantaggi dell’equity crowdfunding

Il principale vantaggio dell’equity crowdfunding è rappresentato dall’importo contenuto che puoi investire: solitamente puoi diventare socio di un’azienda investendo anche solo 250 euro. Il prezzo minimo da scucire lo sai subito: non devi aspettare la fine dell’offerta, come, invece, accade con le azioni che sbarcano in Borsa. Inoltre, investi senza pagare alcuna commissione di compravendita – hai solo, eventualmente, il costo del bonifico. Hai, inoltre, un vantaggio fiscale: puoi portare in detrazione dalle tasse il 30% di quanto ha investito nell’anno tramite equity crowdfunding, per un importo massimo di investimento di 1 milione di euro – quindi la detrazione massima è di 300.000 euro all’anno. Attenzione però: devi mantenere poi le azioni per almeno tre anni, pena la perdita del beneficio fiscale (significa che dovrai restituire i soldi allo Stato) – col normale investimento in azioni quotate in Borsa non hai diritto a questa detrazione.

Limiti dell’equity crowdfunding

Fin qui ti abbiamo parlato di “azioni”. In realtà il termine è improprio. Siccome le aziende che raccolgono i soldi tramite l’equity crowdfunding sono in genere delle srl e non delle spa, tu non compri effettivamente azioni, ma quote: una “fetta” della società, per esempio lo 0,02% del capitale – lo sai al momento in cui decidi quanto investire nel progetto. In mano, dunque, non avrai azioni, ma semplicemente un atto che certifica la tua iscrizione come nuovo socio della società presso il registro delle imprese – la produzione di questo atto di solito avviene gratuitamente, ma in alcuni casi potrebbero chiederti dei soldi (di solito 5 euro). Ora, siccome non esistono azioni e non esistono mercati in cui queste “quote” sono scambiate, hai due problemi. Primo: se decidi di vendere, devi trovarti tu un’altra persona che sia disposta a comprare le tue quote societarie. Secondo: non sai quanto vale il tuo investimento. L’azienda di cui sei socio ti darà aggiornamenti sull’andamento dei conti e sul bilancio, ma non ti darà il valore delle tue quote. Dovrai, quindi, calcolarlo tu – non è semplice senza un modello finanziario; quindi la valutazione te la dovrai far fare, come minimo, da un commercialista – e comunque negoziare il valore con la controparte. L’unico momento per avere una valorizzazione “ufficiale” della società – e quindi della tua quota – potrebbe essere quello di uno sbarco in Borsa o di un'altra operazione di equity crowdfunding. A questo aggiungi il fatto che le società che raccolgono soldi tramite equity crowdfunding di solito non fanno utili e non ne faranno, verosimilmente, per un po’ di anni, per capire quanto possa essere rischioso tale investimento.

Ogni progetto di equity crowdfunding ha un investimento minimo, di solito da 250 a 500 euro. Questo è il valore di una fetta della società – varia a seconda del progetto. Se spendi 500 euro e compri lo 0,02% della società, vuol dire che quest’ultima è valutata, nel complesso, 2,5 milioni di euro. 

La società CleanBnB ha chiesto per la prima volta soldi a giugno 2016: per comprare un 1% della società allora avresti pagato circa 4.000 euro. A marzo 2018 ha fatto un’altra operazione di equity crowdfunding: in questo caso, però, un 1% del gruppo si pagava 40.000 euro. In pratica il valore dell’azienda si è decuplicato.

Per partecipare all’equity crowdfunding devi registrati alle piattaforme fornendo codice fiscale, carta d’identità, codice Iban da cui fare il bonifico per pagare le quote e rispondere a un questionario per dimostrare dimestichezza con questi investimenti. Ci potrebbero volere fino a 3 settimane per riavere indietro i soldi se l’offerta non va a buon fine e lo stesso tempo per la certificazione dell’iscrizione al registro delle imprese. Le quote sono assegnate in ordine cronologico: prima fai il bonifico, più hai possibilità di ottenerle.

Prova su strada: keesy

Abbiamo analizzato una delle operazioni di equity crowdfunding al momento più grandi in Italia, quella della società Keesy – offre servizi per semplificare le procedure di check-in presso appartamenti affittati tramite piattaforme come AirBnB. Keesy ha già raggiunto il minimo di sottoscrizioni (150.000 euro) affinché l’operazione di equity crowdfunding vada in porto. L’offerta scade il 2 luglio 2019 e la società potrebbe arrivare a raccogliere fino a 500.000 euro. La società ha iniziato a operare a fine 2016: i bilanci del 2017 e del 2018 (presenti sulla piattaforma Mamacrowd) ci dicono che la società non fa utili – i costi aziendali superano i ricavi. Quello che conta, dunque, è il futuro: il piano presentato dalla società fornisce indicazioni finanziarie da qui al 2023, ma solo a livello di ricavi e costi industriali. Mancano i dettagli sull’andamento previsto dell’indebitamento, degli investimenti e degli utili. Sulla base di queste informazioni, i 250 euro che ti vengono chiesti per comprare lo 0,005% della società sono un affare? Abbiamo fatto tre simulazioni. Nella prima siamo stati molto ottimisti, stimando da qui al 2027 una crescita media dei ricavi del 55% annuo, redditività industriale media del 25% e investimenti in crescita del 20% annuo. Se questo scenario si realizza, il valore della tua quota potrebbe anche decuplicare – quindi i 250 di ora nel 2027 potrebbero diventare 2.500. Nella seconda siamo stati comunque ottimisti, ma più prudenti: crescita dei ricavi del 20% medio annuo, redditività industriale media del 18% e investimenti in crescita del 15% annuo. In questa situazione, i tuoi 250 euro rischiano di diventare solo 310 euro. Non è molto anche se, tenendo conto delle detrazioni fiscali di 100 euro, il bilancio diventa più interessante. Ricorda, però, che qui stiamo supponendo che tu tra qualche anno riesca a rivendere le tue quote. Fatto non scontato. Infine, nella terza siamo stati più scettici, supponendo un calo dell’attività dopo un iniziale entusiasmo – crescita media dei ricavi del 5% e redditività media ferma al 14%. In questo scenario il valore dei tuoi 250 euro si dimezza. E devi comunque sempre riuscire a vendere le quote.

Abbiamo analizzato le operazioni di equity crowdfunding aperte al 28 maggio sulle principali piattaforme italiane con almeno 30 giorni di sottoscrizione residui. La valutazione di Keesy è stata fatta utilizzando il metodo chiamato discounted cash flow.

Solo per chi vuole trasformarsi in imprenditore

Ragionamenti analoghi possono essere fatti sulla maggior parte delle società che chiedono denaro tramite equity crowdfunding: hai la speranza di guadagnare solo se i prodotti venduti dall’azienda hanno successo fin da subito. Altrimenti preparati a delle perdite. Ricorda che per avere aggiornamenti sull’andamento dell’attività dovrai aspettare le comunicazioni aziendali: potrebbero arrivare solo una volta l’anno. Insomma, investire tramite l’equity crowdfunding è come entrare in società con un tuo amico che ti promette di avere un progetto rivoluzionario in testa. Ci credi, per i primi anni sei disposto a vedere i tuoi soldi non rendere nulla, ma sai che se poi l’attività ingrana hai la possibilità di rivendere le tue quote a prezzo più alto. Occhio: non stai facendo più un investimento finanziario, ma ti stai trasformando in un piccolo imprenditore. Per questo, e per tutte le ragioni su viste, sconsigliamo l’equity crowdfunding al buon padre di famiglia. È un investimento, piuttosto, riservato a chi si innamora di un progetto e vuole scommettere sulle sue potenzialità future. Se decidi di fare la scommessa, ricorda che dovrai tenere le azioni per diversi anni (almeno tre, ad andar bene) e che in questi anni non riceverai, verosimilmente, nemmeno un dividendo. Inoltre, dovrai tenere tu i rapporti con gli amministratori della tua società. E ricorda che, se l’azienda va male, rischi di perdere tutto quello che hai investito: per questo non investirci troppo – regolati sulla base del valore complessivo del tuo patrimonio, ma in genere 5.000 euro a progetto ci sembra proprio il massimo consigliabile.

L’equity crowdfunding quotato in Borsa

Non ti piace l’idea di comprare azioni non quotate? Potresti valutare di investire in equity crowdfunding in modo indiretto, comprando le azioni, quotate sulla Borsa di Milano, di una società che gestisce una piattaforma che permette lo svolgimento dell’equity crowdfunding. La società si chiama Crowdfundme (8,46 euro) ed è sbarcata sul listino Aim di Piazza Affari il 25 marzo scorso. Le azioni sono state collocate al prezzo di 9 euro e da allora hanno perso il 6%. Vale la pena comprarle ora? Te lo sconsigliamo. La società non hai fatto utili e non dovrebbe farne nemmeno quest’anno. Potrebbe farli a fine 2020, ma solo se dovesse triplicare i ricavi quest’anno (dipende dal numero di società che usano la piattaforma per collocare le loro azioni, dal numero di risparmiatori che decidono di investirvi e da quanto ci investono) e raddoppiarli nel 2020. Considerando che nel primo trimestre 2019 la crescita dei ricavi è stata “solo” di poco superiore al 50%, anche l’obiettivo di un utile nel 2020 ci sembra difficile. Insomma, niente utili e dividendi per un po’. Inoltre, fai conto il rapporto tra prezzo dell’azione e valore contabile atteso a fine 2019 è di circa 6 (abbiamo considerato le stime ottimistiche, altrimenti sarebbe più alto) contro l’1,1 medio delle altre azioni italiane. È come il prezzo al chilo delle mele: saresti disposto a pagare sei volte tanto quanto trovi sul mercato? Nel caso specifico, noi no. Il mercato sta già scommettendo su tassi di crescita stellari della società e al primo intoppo (possibile, vista la situazione economica che potrebbe comportare variazioni normative, magari con la riduzione delle agevolazioni fiscali) le azioni rischiano una batosta. Le sconsigliamo sia al buon padre di famiglia, sia allo speculatore.