Il 2023 è stato un anno di rinascita, il 2024 sarà all’altezza?

Nel 2024 molti Paesi andranno alle elezioni.
Nel 2024 molti Paesi andranno alle elezioni.
Il 2023 è stato un anno buono per le azioni che sono balzate di ben il 16,5% (in euro e dividendi inclusi) grazie all’ottima performance dell’ultimo bimestre (+9,1%) a cui ha contribuito anche il +3,6% di dicembre. Per i bond dicembre è stato un mese “toccasana” perché i titoli di Stato mondiali han recuperato un 2,8%, portando il bilancio 2023 in territorio positivo (+0,6%).
A livello di Borse consigliate nei nostri portafogli, il 2023 è stato l’anno del Messico (+30,4% nell’anno, +7,6% nell’ultimo mese). Tuttavia, non dobbiamo dimenticare neppure i brillanti risultati di Wall Street (+3,6% a dicembre, +22,2% tutto l’anno) e di Seul che, seppur di poco, col suo +16,7% nel 2023 ha battuto le medie mondiali (+4,3% è, invece, il risultato di dicembre). Risultati positivi, ma sotto la media, sono venuti da Sidney (+9,3% a dicembre, +10,3% nel 2023), Toronto (+5,4%, +11%), Tokio (+3,2%, +15%), Zurigo (+4,9% e +13,1%) e Londra (+4,4% e +10,2%). Jakarta ha salvato l’anno con il +4,3% di dicembre, che ha portato il risultato di tutto il 2023 a un +4,6%. In rosso sono finite solo le Borse cinesi, che con il -0,2% di dicembre hanno messo il sigillo a un quarto trimestre non buono (-7,4%) che ha affossato l’intero anno, chiuso con un -8,2%.
Il fronte obbligazionario è stato ovunque buono a dicembre, con punte alte di rendimento per i bond norvegesi (+6,8%), non sufficienti, però, a riportare in attivo il 2023, fermo a un -4%. I vincitori dell’anno sono stati i titoli di Stato brasiliani (+24,4% nel 2023 di cui un +2% a dicembre), ma c’è stato del buono anche per i bond ad alto rendimento. Quelli in euro hanno guadagnato a dicembre il 2,9% (+12% nel 2023) e quelli in dollari Usa hanno messo su a fine anno un 2,4% che fa chiudere il 2023 con un complessivo +9,6%. I titoli di Stato dell’eurozona han chiuso con un +3,2% a dicembre (+6% nel 2023) e quelli in dollari Usa con un +1,8% nell’ultimo mese e un bilancio annuale dello 0,9%. Se ci limitiamo alle scadenze 1-3 anni a lungo consigliate, ma oggi non più, perché abbiamo cambiato la durata media dei bond nel n° 1538, il risultato per il 2023 è di un +3,4% per i titoli di Stato in euro e un +0,8% per quelli in dollari Usa. I dolori sul fronte dei titoli di Stato sono venuti più che altro dal Giappone (+3,8% a dicembre, ma -9,4% su tutto l’anno con lo yen in calo del 9,6%) e in misura minore dalla Cina (+0,1% a dicembre e -1,7% nel 2023; -5,3% lo yuan nell’anno).
Come sarà il 2024? Ovviamente non abbiamo la sfera di cristallo per saperlo. Da un lato ti diciamo già da tempo che dovrebbe vedere un miglioramento sul fronte dei tassi d’interessi con stabilità o calo nelle aree più importanti, ma da un altro lato il 2024 è un anno di elezioni, alcune delle quali molto importanti. Si parte da Paesi il cui peso sullo scacchiere geopolitico non è oggi forte come lo fu nei secoli passati (si pensi a Portogallo e Austria), ma il cui potere nell’Ue non è comunque indifferente, a Paesi di rilievo dei nostri portafogli come Messico e Regno Unito. Ci sono poi le elezioni europee del prossimo mese di giugno, e quelle indiane che tra aprile e maggio porteranno alle urne circa 900 milioni di persone, e infine il 5 novembre ci sarà la sfida importantissima per la Casa Bianca da cui dipenderanno molti equilibri globali e il cui impatto sull’economia non sarà secondario.
In questo contesto i nostri modelli di portafoglio hanno dato indicazioni non molto diverse da quelle di cui ti abbiamo parlato il mese scorso. Per il portafoglio Equilibrato abbiamo la vendita della Corea del Sud a favore dell’Indonesia. Il che non stupisce visto la buona performance di Seul che tende a renderla meno conveniente, ma non cambiamo nulla. Per il portafoglio Dinamico il Brasile continua a mostrarsi un'alternativa a Corea e Messico, e l'India fa capolino tra le mete suggerite. Dato che il Messico ha continuato a comportarsi bene siamo riluttanti a separarcene. Per quanto riguarda l'India, nutriamo dubbi sui suoi attuali livelli di valutazione, ma facciamo un nodo al fazzoletto. Per il portafoglio Difensivo il suggerimento è ancora di vendere le azioni svizzere e giapponesi per aumentare i bond in euro o yen. Riteniamo di avere un'esposizione sufficiente in Giappone e siamo riluttanti ad aumentarla. Anche per i bond in euro preferiamo mantenere invariata la nostra posizione perché non ci attendiamo sconvolgimenti in loro favore, rispetto a quanto previsto fino ad oggi.
Ogni mese ti diciamo come si sono comportati i mercati per darti un elemento di confronto con cui valutare l’andamento dei tuoi investimenti. Se hai un Etf la differenza di andamento tra l’Etf e il dato che ti diciamo noi è dovuta più che altro alla diversa composizione dell’indice di riferimento dell’Etf rispetto agli indici Datastream che utilizziamo noi come benchmark. Nell’arco temporale di un anno si vede anche (a sfavore dell’Etf) l’impatto del costo di gestione (ma per gli Etf è poca roba, nell’ordine anche solo dello 0,2% annuo). Per i fondi obbligazionari attenzione anche alla durata media dei titoli che hanno in pancia. Noi, salvo quando specificato, indichiamo dati relativi a tutti i bond (da 1 a 30 anni e oltre, per intenderci), ma soprattutto in caso di rialzo o ribasso dei tassi, le differenze di rendimento tra i bond a breve termine e quelli a lungo termine possono essere rilevanti. Per esempio, negli ultimi 3 mesi del 2023 i tassi in euro sono scesi circa dello 0,9% un po’ su tutte le scadenze e i titoli di Stato in euro da 1 a 3 anni sono saliti del 2,4%, quelli a 7-10 anni del 7,6%, la media di tutti i titoli si è mossa del 5,9%. Se hai in mano un fondo anziché un Etf, il confronto si fa ovviamente più complesso e in questo caso contano molto le scelte strategiche fatte dai gestori. Per aiutarti in una visione di più lungo periodo abbiamo la nostra valutazione che può fornirti un ulteriore spunto per capire la bontà o meno dei fondi che hai. |
L’inflazione sudcoreana chiude il 2023 a 3,2%, prosegue il trend discendente e si avvicina agli obiettivi della Banca di Corea, che dovrebbero rassicurare le Autorità monetarie del Paese. Avendo raggiunto il 5,1% nel corso del 2022, aveva costretto Seul a effettuare diversi aumenti dei tassi, l'ultimo nel gennaio 2023, a quota 3,5%. Da allora, le Autorità monetarie si sono prese tempo per osservare come stanno evolvendo le pressioni inflazionistiche, segnalando al contempo che i tassi non dovrebbero più aumentare. Ora, alla luce delle pressioni inflazionistiche meno forti e di quanto sta accadendo altrove, tutto lascia credere che la prossima mossa della Banca di Corea sarà una riduzione, che stimolerà l'economia. Spesso colpita dalle controversie tra il suo principale cliente (la Cina) e il garante della sua sicurezza (gli Usa), la Corea del Sud ha vissuto un anno contrastato nel 2023. Nonostante ciò, il suo mercato azionario ha chiuso bene. Continuiamo a investirci.
L’euro ha concluso il 2023 vicino a quota 1,1 dollari Usa. Dopo due anni difficili, durante i quali è sceso addirittura sotto la parità rispetto al biglietto verde, sta ritrovando un po’ di colore. Il rafforzamento del dollaro era conseguenza dell’inasprimento della politica monetaria negli Stati Uniti, con tassi di interesse cresciuti più velocemente e in misura maggiore rispetto a quelli della Bce. Oggi questa logica è invertita: pur in uno scenario incerto, secondo molti investitori la Fed potrebbe abbassare i tassi più rapidamente della Bce. In uno scenario del genere, il differenziale di tasso di interesse che separa le due valute (sempre a vantaggio del biglietto verde) calerebbe. Attenzione, però: se è vero che il differenziale dei tassi potrebbe essere sotto pressione, è anche vero che le prospettive di crescita sono molto più favorevoli per gli Usa che per l'Eurozona. Di fronte alla situazione economica difficile, le imprese esportatrici europee avrebbero difficoltà a sostenere un euro troppo forte, che danneggerebbe la competitività già sotto pressione a causa dell’aumento dei salari e di altri costi, in particolare energetici. Aggiungiamo che la bilancia commerciale tra Europa e Usa, che è stata a lungo sfavorevole a questi ultimi, è ora più vicina all’equilibrio, anche perché l’Europa ora importa una parte significativa della sua energia dagli Usa. Nel loro insieme, questi fattori ci fanno pensare che il dollaro Usa sarà ancora forte rispetto all’euro. Considerati i rendimenti oggi offerti, continuiamo a investire nel debito americano.
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