Squadra che vince non si cambia.

Squadra che vince non si cambia: a giugno i mercati corrono e confermiamo i portafogli.
Squadra che vince non si cambia: a giugno i mercati corrono e confermiamo i portafogli.
A giugno le Borse mondiali sono salite del 2,8% (in euro, dividendi inclusi). Al risultato han ben contribuito New York (+4,6%), Seul (+8,8%) e Mumbai (+7,1%), mentre Sidney è andata in linea con le medie mondiali (+2,8%). Zurigo ha guadagnato l’1,5% e Tokio lo 0,3%, mentre Jakarta è rimasta invariata. Città del Messico, vedi riquadro in basso, è crollata (-8,7%) e la zona euro ha segnato il passo (-3,2%), come San Paolo del Brasile (-2,7%). In calo sono risultate anche Londra (-0,9%) e le Piazze cinesi (-0,8%).
Sul fronte dei bond abbiamo il buon andamento medio dei titoli di Stato mondiali (+1,3%) che si lega alla buona performance dei titoli del Tesoro Usa (+2,4%). Sono saliti anche i titoli di Stato cinesi (+1,7%) e norvegesi (+0,6%). C’è stata una battuta d’arresto in eurozona (invariata) dove i titoli di Italia e Francia han perso uno 0,2% e quelli tedeschi han fatto +1,4%. Hanno chiuso in rosso i titoli di Stato giapponesi (-0,8%) su cui pesa lo yen debole (-1%) che, a 172 yen per un euro (a fine giugno, venerdì 5 luglio era già a 174,2) ha toccato un nuovo minimo. La causa è la politica monetaria accomodante e la riluttanza delle Autorità monetarie a modificarla. Lo yen si deprezza ancora di più in quanto le Autorità giapponesi non intervengono in modo massiccio sul mercato dei cambi per difendere la loro valuta e si dichiarano solo “profondamente preoccupate” per l’impatto dei movimenti “rapidi e unilaterali” dello yen: un discorso che non piace agli investitori. Concludiamo con due parole sulle obbligazioni ad alto rendimento. La loro presenza a giugno ha fatto bene a chi le ha in portafoglio con una crescita dello 0,5% per quelle in euro e del 2,2% per quelle in dollari Usa.
Nel portafoglio Equilibrato, i nostri modelli suggeriscono (come già da un po’ di tempo a questa parte) di separarsi da Corea del Sud, Messico e Canada. Al loro posto, indicano una piccola dose di azioni turche, recentemente reintrodotte nei calcoli dei nostri portafogli, e una più ampia esposizione ai mercati obbligazionari in difficoltà questo mese: euro e Giappone. Se pure pensiamo che una certa esposizione alla Turchia arriverà probabilmente in un futuro non lontano, nutriamo dubbi sull'acquisto oggi. Per il momento preferiamo mantenere invariato il portafoglio attuale.
Nel caso del portafoglio Dinamico, i calcoli dicono di vendere azioni australiane a favore di azioni turche. L'economia australiana si sta riprendendo e le sue esportazioni verso la Cina stanno aumentando.
Per quanto riguarda la governance, l’Australia è di gran lunga migliore rispetto alla maggior parte degli altri mercati, quindi siamo riluttanti a vendere per investire in Turchia in questa fase. Ancora una volta, abbiamo tenuto invariato il portafoglio.
Infine, per quanto riguarda il portafoglio Difensivo, ancora una volta ci viene detto di vendere azioni svizzere (stavolta a favore di azioni turche), ma il segnale è debole e vendere nel portafoglio Difensivo il meno volatile dei mercati nel nostro universo di investimento a favore di uno dei più volatili ci pare per ora azzardato, per cui anche qui non cambiamo nulla.
Crollo del peso messicano |
A giugno il peso messicano è stato il grande perdente sul mercato dei cambi, con un calo del 5,5% rispetto all’euro. Questa situazione deriva dalle elezioni del 2 giugno in cui Claudia Sheinbaum è stata eletta Presidente per un mandato di sei anni con il 60% dei voti. La vittoria del delfino designato dall'attuale Presidente era ampiamente attesa e non spiega la fuga degli investitori dalla valuta messicana, tanto più che Claudia Sheinbaum, che entrerà in carica solo il 1° ottobre, sta intensificando i contatti con gli ambienti economici e scegliendo per il suo futuro Governo persone che possano rassicurare gli investitori. Sono, piuttosto, preoccupati per la schiacciante vittoria della sinistra messicana che ha ottenuto 83 seggi su 128 al Senato e 373 su 500 alla Camera dei Deputati. Gli investitori temono che l’attuale Presidente trarrà vantaggio da questa maggioranza rafforzata per approvare riforme costituzionali contestate durante le ultime settimane del suo mandato. Questa prospettiva indebolisce il peso, ma provoca anche tensioni sul debito del paese e un aumento dei tassi. |
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