La proposta di Unicredit (38.09 euro; Isin IT0005239360) di uno scambio azionario per il controllo di Banco Bpm (6,644 euro; Isin IT0005218380) potrebbe costituire un ulteriore passaggio nell’integrazione delle banche europee.
Solo tre settimane fa l’attuale presidente della Bce, in occasione del decennale del Single Supervisory Mechanism (Meccanismo di vigilianza europea, il meccanismo di supervisione delle banche di interesse europeo nato a seguito della crisi dei primi anni ’10 di questos ecolo) aveva indicato la necessitò di un rafforzamento delle banche europee e di una crescente collaborazione tra istituti di credito. Lo scopo è aumentare la dimensione delle banche e fare massa critica tenendo conto che le barriere nazionali rischiano di essere sempre più un limite in un contesto europeo che ha bisogno di investimenti massicci.
Ricordiamo che a livello mondiale, secondo una recente relazione di S&P che puoi trovare qui (ww.spglobal.com/marketintelligence/en/news-insights/research/the-worlds-largest-banks-by-assets-2024) le prime 4 banche per dimensione degli attivi sono cinesi, seguono due americane (JP Morgan Chase e Bank of America) e solo al settimo posto troviamo una banca europea, l’inglese HSBC seguita all’ottavo posto dalla francese BNP Paribas.
Certo in Europa ci sono 35 su 100 tra le prime banche mondiali (43 sono in Asia/Pacifico e solo 17 negli Usa), ma l’attuale presidente della Bce ha fatto intendere che non è positivo che nelle prime 10 posizioni siano solo due le banche UE a tenere le posizioni (oltre a BNP Paribas abbiamo, al decimo posto, un altro campione francese, Crédit Agricole, mentre per trovare una banca tedesca occorre scendere alla posizione 26 di Deutsche Bank, dietro perfino agli spagnoli di Santander, quattordicesimi. La prima olandese è ING (trentacinquesima posizione), mentre per avere un’Italiana bisogna scendere ancora di un livello con Intesa Sanpaolo che è al posto trentasei, mentre Unicredit è al quarantunesimo posto.
In questo contesto ti ricordiamo che la nostra ultima valutazione, basata sui dati al 30 ottobre, dei settori vede le banche europee ricevere ancora un giudizio pari a neutro, accanto a finanziari diversi e assicurazioni che sono interessanti. D’altronde il rapporto prezzo utili dei finanziari europei (non solo dell’eurozona) è ancora a quota 9 il rapporto prezzo/ valore contabile è a 0,9 e il rendimento da dividendo 4,65%, contro medie del mercato europeo rispettivamente di 15, 1,36 e 3,25% e medie delle azioni mondiali rispettivamente di oltre 21, 2,4 e 2,05%.
Insomma, in tutti i casi gli indicatori sono migliori. Certo gran parte di questo è dovuto al fatto che l’economia europea non è messa benissimo (e per questo siamo prudenti e non vi consigliamo azioni europee in portafoglio); ma una piccola scommessa sulle aggregazioni e sul rafforzamento di un settore che risulta cruciale ci può ancora stare. Vi confermiamo che potete farla con Spdr Msci Europe Financials (90,85 euro; Isin IE00BKWQ0G16) investito nel settore finanziario europeo, con una predominanza per le banche (vedi qui per i dettagli del prodotto).
Prezzi dei titoli citati nell’analisi al 22/11/2024.