Fine 2024 col freno tirato

A dicembre, le Borse mondiali han perso lo 0,2% (in euro, dividendi inclusi) chiudendo il 2024 con un +22,7%.
A dicembre, le Borse mondiali han perso lo 0,2% (in euro, dividendi inclusi) chiudendo il 2024 con un +22,7%.
A dicembre, le Borse mondiali han perso lo 0,2% (in euro, dividendi inclusi) chiudendo il 2024 con un +22,7%. La pausa ha toccato New York (-0,9%, nonostante il +2% del dollaro Usa) che, però, per l’anno si porta a casa un +33,3% contro il risicato +6,8% dell’eurozona che, comunque, in dicembre ha reso un +1,9%. In rosso sono finite Sidney (-5,9%), Toronto (-4,1%) e Londra (-0,7%). Male anche i mercati del centro e Sud America, con Città del Messico in calo dell’1,3% e San Paolo del Brasile in discesa del 6,1%. Queste ultime hanno registrato più in generale un rosso per l’intero 2024 (-20,1% la prima e -23,5% la seconda). In Asia dicembre è andato molto meglio: +6,3% le Borse cinesi che mettono via un 2024 (+32,8%) in linea con Wall Street, e +9,1% Jakarta. Anche Tokio è cresciuta con un +1,6%. A deludere in Asia è stata solo Seul, che ha perso il 5,7% con un calo da inizio anno del 15,3%, ma con un tentato colpo di Stato e tensioni politiche molto forti non è un dato che deve stupire. Chiude la nostra rassegna Zurigo: -1,7% in un anno che ha reso poco (+5,2%); la Svizzera l’abbiamo tenuta in portafoglio soprattutto perché mercato molto difensivo. Dai bond non è venuto un buon dicembre: -0,5% i titoli di Stato mondiali (ma +3,5% nel 2024), con quelli dell’eurozona in calo dell’1,1%. Meglio i titoli di Stato Usa (+0,5%, ma è per il +2% del dollaro) e cinesi (+2,7%). Non sono andati male neppure i titoli ad alto rendimento in euro (+0,6%, +8,6% per tutto l’anno) e in dollari Usa (+1,6% e +15,4% per tutto l’anno). Benino anche la new entry del mese scorso nei nostri portafogli, i bond societari Usa che hanno reso uno 0,2% (sempre grazie al dollaro).
Questo mese confermiamo i nostri portafogli
Come avete visto le Borse si sono assestate dopo la celebrazione del ritorno di Trump, mentre nell’eurozona le prospettive della Francia rimangono problematiche e quelle della Germania continuano a deteriorarsi. Il Brasile ha visto combinarsi il peggioramento delle finanze pubbliche, caduta della valuta e inflazione più alta che han spinto la Banca centrale ad alzare i tassi e a promettere altri aumenti che probabilmente danneggeranno la ripresa economica. Della Corea del Sud abbiamo detto commentando i dati del mese. Ma al di là di questo, i nostri pensieri sono concentrati sulla nostra metodologia di valutazione dei mercati e su come vada affrontato il fenomeno Trump. Come vi dicevamo nel n° 1585, ci attendiamo turbolenze e riteniamo che nei prossimi tempi i fondamentali delle monete, l'inflazione e l'evoluzione della parità del potere d'acquisto conteranno poco. In tale scenario i Paesi con monete sottovalutate cercheranno di tenere il loro vantaggio competitivo. Questo ci sta imponendo dei ragionamenti sulle mosse da fare che prevediamo di implementare da qui a febbraio. Nel frattempo, visti anche i mercati poco mossi e l’attesa piena di colpi di scena dell’insediamento di Trump, preferiamo non cambiare le nostre strategie.
Attendi, stiamo caricando il contenuto